venerdì 24 marzo 2023

Andrea Larsen intervista Andrea Lombardi su Louis-Ferdinand Céline



Grazie a Andrea Larsen dell'intervista su Céline, la sua vita e le sue opere (e i suoi inediti fortunosamente emersi) e il nostro Louis-Ferdinand Céline - Un profeta dell’Apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze, per Bietti Edizioni!


"I mesi di Céline tra carcere e ospedale, a un passo dalla condanna a morte", di Giampiero Mughini su "il Foglio"

 



Se uno dei più grandi scrittori del Novecento, Louis-Ferdinand Destouches detto “Céline”, è stato nel secondo Dopoguerra a un passo dall’affrontare un plotone di esecuzione? Piuttosto sì che no. Era successo che poco prima dell’arrivo delle forze alleate a Parigi, nel marzo 1944, lui avesse abbandonato di gran corsa il suo domicilio di rue Girardon lasciandovi un metro cubo di inediti documenti letterari. Dopo un soggiorno nel castello tedesco di Sigmaringen dove avevano fatto gruppo i più importanti fra quanti s’erano schierati dalla parte dei nazi, il 18 marzo 1945 Céline ottiene un visto per la Danimarca. Arriva a Copenaghen il 27 marzo, mentre a Parigi un giudice d’istruzione sta per emettere un mandato d’arresto nei suoi confronti “per tradimento” della patria.

Erano mesi in cui non c’era scampo per i pur prestigiosi scrittori collaborazionisti. Come sempre nella storia dell’uomo, i “vincitori” non usavano i guanti bianchi nei confronti dei “vinti”. Robert Brasillach, colpevole di avere scritto degli articoli (furibondi) e dei libri, dopo un processo durato poche ore era stato fucilato il 6 febbraio 1945. Pur di non finire da imputato in un’aula di tribunale, il 16 marzo 1945 Pierre-Drieu La Rochelle ci riesce finalmente nel suo terzo tentativo di suicidio. L’11 ottobre 1945 viene fucilato Jean Hérold-Paquis, uno scrittore e giornalista che a Radio Paris era stato un aedo della Germania nazi. Il 15 ottobre 1945 viene fucilato l’ex capo del governo di Vichy, Pierre Laval, uno che lo portano in barella sul luogo dell’esecuzione dopo che all’alba non gli era riuscito di suicidarsi. Il 23 febbraio 1946 cade sotto i colpi del plotone di esecuzione Jean Luchaire, quello che da direttore (pagatissimo dai tedeschi) di uno dei suoi giornali aveva avuto come segretaria la figlia di un ebreo polacco, Simone Signoret. Solo più tardi i condannati a morte cominciarono a essere graziati. Una grazia di cui nel novembre 1946 beneficiò Lucien Rebatet, l’autore del maggiore successo letterario durante l’occupazione nazi, il selvaggio (e bellissimo) Les Décombres del 1942. Il 2 dicembre 1945 era stato assassinato per strada il quarantatreenne Robert Denoël, l’editore belga che aveva pubblicato in Francia Les Décombres nonché i pamphlet antisemiti di Céline, ma anche i libri di scrittori vicini ai comunisti quali Louis Aragon e Elsa Triolet. I suoi assassini non verranno mai identificati.

Ma torniamo a Céline e al suo destino di scrittore “collaborazionista” rifugiatosi in Danimarca. Mentre stanno crepitando i fucili dei plotoni d’esecuzione, il 17 dicembre 1945 il ministro degli Esteri francese Guy de Girard de Charbonnières chiede formalmente al suo omologo danese l’arresto di un Céline accusato di “tradimento” della patria, accusa che in Francia vale la pena di morte. All’indomani il cinquantunenne Céline e la moglie trentatreenne Lucette Almansor vengono arrestati dai danesi, i quali non possono non prendere sul serio l’accusa rivolta contro l’autore di quel romanzo del 1932, Voyage au bout de la nuit, che ha sconvolto la letteratura mondiale. Per adesso si limitano a tenere Céline in prigione, da dove più e più volte lo trasferiscono in ospedale da quanto è malmesso. Immediatamente liberata, Lucette avvia il suo va e vieni tra la casa dove vive e la prigione/camera d’ospedale dov’è recluso Céline. Una volta, e pur di farglielo accarezzare, gli porta nascosto in un sacco Bébert, il gatto più famoso della letteratura europea. Lo scrittore francese riavrà la libertà soltanto alle undici del mattino del 24 giugno 1947, dopo aver dato la sua parola d’onore che non fuggirà via dalla Danimarca. Prove che Céline avesse tradito la sua patria, i danesi ne avevano trovato niuna.

Di quell’anno e mezzo trascorso da Céline sotto la spada di Damocle di un’eventuale estradizione in Francia, esistono documenti giudicati “incomparabili” dall’avvocato François Gibault, l’autore della biografia di Céline in tre tomi che detta legge. E’ stato lui a curare Lettres de prison à Lucette Destouches et à Maître Mikkelsen 1945-1947 (Gallimard, 1998), la raccolta di lettere disperate che un uomo con l’acqua alla gola inviava alla moglie e al suo avvocato danese nei mesi della sua reclusione. Lettere che debuttavano così: “Mi permetto di ricordare che sono un mutilato di guerra (14-18) invalido al 75 per cento – braccio e testa – che soffro terribilmente giorno e notte da trent’anni – che da trent’anni non ho mai dormito un gran che […] Che sono pressoché incapace di una passeggiata un tantino prolungata – e di ogni sforzo fisico”. Contro l’accusa di aver “tradito” la sua patria scrive al suo avvocato difensore: “Sollecito il governo danese a volermi accordare lo statuto di rifugiato politico e di proteggermi… Sono uno scrittore e nient’altro che uno scrittore. Non ho mai lavorato per conto di giornali o della radio o di chicchessia. Mai stato membro di un partito o di un raggruppamento. Non ho mai fatto politica”. Ammetteva, in un’altra lettera, di avere scritto durante l’occupazione nazi Les Beaux Draps, quel pamphlet del 1941 assieme ripugnante e effervescente che in fatto di violenza antisemita non scherzava. Ne ho una copia tutta sfasciata con la menzione “decima edizione”. Una copia della prima edizione è adesso offerta online a 2.800 euro. Céline è forse lo scrittore più ardentemente collezionato in Francia. Nel catalogo d’asta di una strepitosa collezione di letteratura francese del Novecento, costruita in sessant’anni da Jean-Paul Kahn e sua moglie Geneviève, c’era una delle dieci copie della tiratura di testa della prima edizione del Mort à credit del 1936. Partiva da una base d’asta tra i 40 e i 50 mila euro. Ovvio che dalla sua raccolta fossero assenti i pamphlet antisemiti, dove quelli che portavano il nome “Cohen” Céline li chiamava youpins, “ebreucci”. 

Giampiero Mughini


domenica 19 febbraio 2023

In uscita in Francia "La Volonté du Roi Krogold", altro inedito di Louis-Ferdinand Céline




Dopo Guerre e Londres nel 2022, Gallimard pubblicherà il 27 aprile 2023 un nuovo inedito di Céline, La Volonté du Roi Krogold. Questa "leggenda nordica" sarà proposta in due versioni dall'editore, la prima "risalente alla prima metà degli anni '30" e intitolata La Légende du roi René, seguita dal manoscritto che porta il titolo finale, che "è databile al 1939-1940".

La storia si svolge tra la Bretagna e la Scandinavia e racconta la guerra condotta da re Krogold contro il principe traditore Gwendor, tra assassinii e passioni.

Un altro racconto inedito, La Vieille dégoûtante, sarà invece pubblicato il 23 marzo sul numero 655 de "La Nouvelle Revue française", in gran parte dedicato a Céline.

Infine, Gallimard integrerà con questi inediti i volumi  della Bibliothèque de la Pléiade consacrati a Céline, così come il romanzo Casse-pipe, pubblicato incompleto nel 1949, e che sarà ripubblicato ampliato con passaggi inediti.

Abbonamento 2023 al "Bulletin Célinien" e iscrizione alla Société des lecteurs de Céline



Must per i céliniani è il pluridecennale "Bulletin Célinien" edito da Marc Laudelout, in più da un paio di anni oltre la tradizionale Société d'études céliniennes (SEC) è attiva la Société des lecteurs de Céline (SLC), della quale sono felice di essere il corrispondente per l'Italia e che ha appena pubblicato una piccola plaquette destinata ai suoi soci (in foto a sx). Grazie anche al BC per aver inserito nel numero di gennaio il mio sito-blog dedicato a Céline, attivo dal 2007 (!) nella rassegna di risorse online sul grande scrittore francese. Qui, link al BC e alla SLC.

Andrea Lombardi

martedì 20 dicembre 2022

Ringraziamento a Stenio Solinas


Ho finalmente un minuto per ringraziare pubblicamente Stenio Solinas per questo straordinario regalo fattomi (e grazie a Andrea Scarabelli per aver fatto da "tramite"), i suoi "Bulletin Célinien" dal 1983 al 2001! Lo ringrazio anche per la sua prefazione - e non solo, quando ci restituì le bozze ci rendemmo conto che di sua iniziativa le aveva anche corrette! - al nostro Céline ci scrive. Le lettere di Louis-Ferdinand Céline alla stampa collaborazionista francese, 1940-1944, edito da Settimo Sigillo nel 2011 e per quella al Louis-Ferdinand Céline - Un profeta dell'Apocalisse di Bietti (2018, rist. 2022) e delle sue parole di incoraggiamento nei miei confronti nella stessa:

Da un decennio a questa parte, Andrea Lombardi si è imposto qui da noi come il più appassionato dei célinologhi e il libro che ora avete fra le mani ne è la dimostrazione e/o la consacrazione.

Grazie Stenio!



"Colloqui con il Professor Y" di Céline tradotto in Farsi

 




martedì 25 ottobre 2022

Su "Il Giornale", Régis Tettamanzi e l'edizione Gallimard di "Londres", il nuovo inedito di Louis-Ferdinand Céline




Su "Il Giornale" del 19 ottobre 2022, in "anteprima" nazionale abbiamo conto della bella prefazione di Régis Tettamanzi all'edizione Gallimard di "Londres", nuovo inedito céliniano appena uscito in Francia, da leggere!

Grazie a Alessandro Gnocchi e a Tom Vous Regarde per la magnifica ricolorazione della foto di Louis Destouches nel 1915.

Andrea Lombardi




Per acquistarlo: https://amzn.to/3VSYPDT


mercoledì 10 agosto 2022

“Guerre, solo un capitolo tagliato del Viaggio?”, di Marc Laudelout, dal “Bulletin Célinien” n° 452, giugno 2022.













Guerre, solo un capitolo tagliato del Viaggio?

Questa è l’azzardata ipotesi avanzata da Émile Brami su “L’Observateur” del 5 maggio 2022. Che dire dell’indicazione sul retro di una pagina del manoscritto dell’indirizzo californiano di Elizabeth Craig nel 1933-34? “Chi non ha mai scritto un appunto dietro una pagina di brogliaccio?”, ribatte questo specialista di Céline. Secondo quest’ultimo, per ridurre i costi di impaginazione e stampa del Viaggio, l’editore Denœl avrebbe chiesto a Céline di cestinare delle pagine. Non vediamo come questo potesse essere possibile, dal momento che l’editore aveva ricevuto un testo dattilografato pronto alla stampa e non una prima bozza. Inoltre, sappiano quanto Céline fosse intransigente, e che non accettasse manipolazioni del suo testo. E se quelle pagine fossero state tolte dall’autore stesso prima della revisione? Poco probabile, Guerre non è proprio nel tono del Viaggio. Gli altri céliniani datano d’altronde il testo al 1934, o al 1933, ma in ogni caso dopo l’uscita del primo romanzo. Gaël Richard nota che un tale Julien Boisson, nome utilizzato alla pagina 94, ebbe la sua ora di gloria nel maggio 1932 (quando il manoscritto era già stato inviato a Gallimard e poi a Denœl). Brami ha però invece ragione a riprendere il prefatore che presenta guerre come “un romanzo inedito”, termine usato anche nei comunicati inviati alla stampa e alle librerie. Si tratta piuttosto di una prima bozza incompleta, o, in altre parole, della stesura di primo getto di un episodio che Céline avrebbe voluto includere nel suo secondo romanzo. Il quale avrebbe dovuto comprendere tre parti: “Infanzia – Guerra – Londa”, come annunciò egli stesso al suo editore. Si può in ogni caso essere d’accordo con la conclusione di Émile Brami: “Guerre, se non è un vero romanzo, e che faccia parte del Viaggio al termine della notte o sia stato scritto in seguito, presenta humor, argot, sessualità sfrenata, sguardo lucido sulla natura umana, personaggi ben scolpiti in tre frasi – tutti i caratteri dell’opera céliniana”.

A margine, notiamo come questa tesi è stata ripresa in Italia da un accademico, Pierluigi Pellini, e una studentessa, Giulia Mela (non sappiamo se sia una sua dottoranda). Tra le righe del loro scritto sembra di scorgere una certa ostilità di Pellini per l’avvocato e biografo céliniano François Gibault, prefatore di Guerre – anche in una nota di un suo breve saggio su Céline e la guerra – una presumibile vicinanza ideologica a Jean-Pierre Thibaudat, il presunto ricettatore dei manoscritti inediti (non a caso lo scritto dei due è stato ripreso da “Libération”, quotidiano di sinistra francese dove scriveva Thibaudat), la probabile volontà di sminuire l'opera di Céline oltre che di condannarlo moralmente, nello stile dei saggisti “antirazzisti” Pierre-André Taguieff e Annick Duraffour con il loro contestato libro a tesi del 2017 Céline, la race, le Juif. Come citato da Laudelout nell’articolo sopra, e come rilevato da altri specialisti dell’opera di Louis-Ferdinand Céline, lo stile di scrittura di Guerre è più simile a quello di Morte a credito, pubblicato nel 1936, che al Viaggio al termine della notte – anche per le sequenze più spinte, in quanto a temi. Non si capisce poi il motivo per il quale, se Guerre fosse solo un capitolo rimosso, ci sarebbe un duplicato con temi simili (ferimento/ospedale militare), ma troppo diverso per stile, trama e situazioni per essere una riscrittura, nello stesso Viaggio al termine della notte.  Abbastanza speciosa anche la loro affermazione relativa a una edizione frettolosa, dal momento che vi si sono dedicati alcuni dei migliori specialisti di Céline – tra i quali non figurano Thibaudat, per sua stessa ammissione, o Pellini o la Mela, d’altronde – e che il libro è corredato nell’ordine da:

- una prefazione

- una nota sull’edizione

- una selezione dei fogli originali del manoscritto

 e una appendice con

- un breve saggio su Guerre nella vita e nell’opera di Céline

- un indice dei personaggi

- un lessico dell’argot e dei termini medici e militari

Il che non ne fa certo una “edizione scientifica”, ma d'altronde non era l’intenzione di Gallimard, visto che il libro è coerentemente uscito nella collana di romanzi Blanche, a beneficio dei lettori che aspettavano questi scritti da decenni. Per i più o meno interessanti libercoli dei critici letterari in (legittima, intendiamoci) cerca di visibilità ci sarà tempo.

 Andrea Lombardi

 

martedì 19 luglio 2022

Numero speciale di "Présent" su Louis-Ferdinand Céline: "Y’ en a que ça emmerde?"



Sommario:

ÉDITO À chacun son Céline

Léon Daudet, dénicheur de génie(s)

« L’ANTI-BRASILLACH » dans des relations houleuses

Quand la droite a la dent dure (Bardèche, Brigneau, Cousteau)

D’anar jusqu’aux poils à communiste Labiche : Les idées politiques de Céline

Le paradoxe juif (avant les pamphlets): les caractéristiques juives de son destin

Voyage au bout de la Célinie : lexique des différents types d’amateurs de Céline

Les copains de la Butte : Le Vigan, Gen Paul, Marcel Aymé…

Entres vaches, c’est un gala… : Albert Paraz, fidèle entre les fidèles

Dans les yeux de Lucette… : une défense bec et ongles

Les confessions d’Elizabeth Craig : La dédicataire de Voyage retrouvée

Ces mignonnes à la barre : les danseuses qui firent sa vie

L’anticlérical sera tout de même béni : un complot de cathos (Almanzor, Nimier, Gibault…)

Omissions, triturations, amalgames : Ils n’ont pas eu sa peau, ils veulent tuer sa légende

Un prophète… : à travers ses aphorismes

Père de l’Église ? : vu par André Suarès

Figures du célinisme…

Les pamphlets longs : revue des haines

Les associations céliniennes

Les belles images de Bardamu ; Céline enluminé (œuvres illustrées) ; Céline se fait une toile (la difficile adaptation au cinéma) ; Guignol’s Bandes dessinées

Commentaires : La jeune droite contre les pamphlets ; Qui est de droite ?

Bibliographie célinienne : L’essentiel

D’ici Londres : les manuscrits retrouvés (heureuses conséquences d’un vol)


lunedì 18 luglio 2022

"Louis-Ferdinand Céline, fuorilegge della Letteratura", con l'editore Enzo Cipriano, il saggista Andrea Lombardi e Andrea Urbano

"Louis-Ferdinand Céline, fuorilegge della Letteratura", con l'editore Enzo Cipriano, il saggista Andrea Lombardi e Andrea Urbano, rassegna "Palazzo parlante", Venerdì 15 luglio a Roma.