mercoledì 12 dicembre 2018

Una bellissima foto inedita di Louis Destouches bambino, recentemente andata all'asta in Francia!


lunedì 29 ottobre 2018

Valeria Ferretti e "Un profeta dell'Apocalisse" di Andrea Lombardi sul "Bulletin célinien" di ottobre






Sul «Bulletin célinien» di ottobre, la traduttrice céliniana Valeria Ferretti cita tra le novità librarie italiane «Louis-Ferdinand Céline - Un profeta dell'Apocalisse»: «[Un volume di] quasi 500 pagine di testi di e su Céline ... riccamente illustrato di immagini talvolta inedite per il lettore italiano». Interessante anche la fotografia in copertina del BC, ritraente Céline e la moglie Lucette a una conferenza del politico collaborazionista Jacques Doriot, fondatore del Parti Populaire Francais, a Parigi nel 1942.



domenica 22 luglio 2018

“Louis-Ferdinand Céline. Un profeta dell’Apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze", su Stendhal

Nonostante le recenti polemiche d’oltralpe sulla ristampa dei cosiddetti pamphlet antisemiti del sulfureo scrittore francese, sono decine i saggi, tesi di laurea, dottorati e opere teatrali dedicate in Francia a Louis-Ferdinand Céline. In Italia, dopo una produzione di grande qualità negli anni ’70, lo stato dell’editoria céliniana è meno consolante, come anche le ristampe dei suoi romanzi (Garzanti, Guanda, Einaudi) e quasi tutti i testi recenti sono appunto su Céline, non certo di Céline. Il libro a cura di Andrea Lombardi “Louis-Ferdinand Céline. Un profeta dell’Apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze “(Bietti Editore, introduzione di Stenio Solinas, pagg. 496, Euro 25,00), invece, riunisce finalmente in un unico volume un vero vaso di Pandora di traduzioni di piccoli e grandi inediti in italiano o testi di difficile reperibilità di Céline, dando quindi uno sguardo a tutto tondo sulle molte vite e le opere di Louis Destouches: dai suoi scritti sulla medicina e sul linguaggio, su Zola e Rabelais, alle due canzoni sulla “malavita” che compose e fece mettere in musica, sino alle polemiche interviste dall’eremo di Meudon. Tutto ciò insieme alle lettere che vanno dalle acerbe missive ai genitori del giovane corazziere Destouches nella Grande Guerra, alle divertenti lettere a Roger Nimier, passando per quelle a Élie Faure dopo il successo del “Viaggio al termine della notte” e a quelle alla stampa collaborazionista francese. Tanti anche i ricordi di chi l’ha conosciuto: della moglie Lucette Almanzor, i saggi di Aymé, Gibault, Mazet, Muray e Cases, e una sezione di commenti inaspettati: da Mussolini a Will Self, da Bukowski a Henry Miller. Vi proponiamo alcuni estratti inediti e meno noti in Italia, per gentile concessione dell’editore Bietti.

Gian Paolo Serino, su #Stendhal, inserto culturale diretto da Mario Schiani de "la Provincia di Como, Lecco e Sondrio", domenica 22 luglio 2018.



Louis-Ferdinand Céline e Simone Mestroni

Un bellissimo progetto di poesia urbana di Simone Mestroni, tutte le info QUI

Simone Mestroni (Udine, 2 gennaio 1989), è uno scrittore e artista friulano, ideatore del progetto - città della poesia - che ha come obiettivo l'accrescimento della cultura di "poesia di strada" attraverso la realizzazione di volti e aforismi inerenti al mondo della letteratura.





martedì 1 maggio 2018

Mark E. Smith, The Fall, e Louis-Ferdinand Céline



Mark E. Smith, nato a Broughton nel 1957 e prematuramente scomparso nel gennaio 2018, figura carismatica del gruppo post-punk The Fall, enfant terrible della scena musicale britannica con le sue prese di posizione catastroficamente politically uncorrect – sull'immigrazione, sul Nucleare, sui musicisti "impegnati", persino sulla Brexit – citò più volte Céline tra i suoi scrittori preferiti, e le sue opere come ispiratrici delle lyrics dei Fall. Proponiamo di seguito alcuni passaggi pertinenti delle sue interviste:



“Louis-Ferdinand Céline, l’ho scoperto in Australia nel 1983. Qualcuno mi aveva prestato Guignol's band. E sono rimasto agganciato. Ho letto molti altri scrittori francesi, Gide, e come si chiama, quel finocchio in prigione?, Genet il pederasta, non malaccio, Malraux, Flaubert. Ma Viaggio al termine della notte è un capolavoro. È un libro nauseante, a tratti, è questo che mi piace. Dà ai francesi, sin troppo borghesi, una buona idea di cosa significhi essere un proletario. Conosco bene questo ambiente. I miei parenti erano soldati, dei Tommy. Mio nonno mi raccontava di loro ragazzini, sulla spiaggia di Dunkerque, che piangevano chiamando “mamma!”, affrontando quei grossi stronzi SS che si avventavano su di loro con le loro pistole-mitragliatrici nere. E che i francesi erano pronti a tutto per salire sulle barche che partivano per l'Inghilterra. I loro camion nella fuga passarono sopra agli inglesi feriti. A casa, ci era proibito nominare i francesi. Céline, lui, ci godette alla sconfitta della Francia. Non come Genet, eh, che gli venne duro, alla vista di quei bei soldati muscolosi della Wehrmacht. Capii immediatamente cosa intendeva Céline con la sua storia del colonnello che crepava all'inizio del romanzo, con i fantaccini che se la ridevano tra loro. Céline, è divertente. Allen Ginsberg, il re dei babà, voleva assolutamente incontrarlo. Ma Céline si era barricato a Meudon con i suoi cani randagi e sua moglie. Ginsberg aveva attraversato tutta Parigi alla ricerca del maestro. Stanco morto, arriva a Meudon e bussa alla porta. Céline apre, e Ginsberg gli dice che ha attraversato l'Atlantico per vedere il suo ispiratore e maestro. Céline lo guarda sospettoso e gli chiede se è ebreo. Ginsberg dice di sì. Céline chiude la porta. Quindici minuti dopo, la porta si apre e Céline sguinzaglia i suoi due pastori tedeschi addosso a Ginsberg ... Io, io non sono antisemita. Sono stufo di queste domande. Nel mio gruppo ho due cattolici e un ebreo. Vivo persino nel quartiere ebraico ortodosso di Manchester "




Come mai un personaggio appassionato di letteratura come te non ha mai provato a scrivere un romanzo?

“Non sarei mai al livello dei migliori, non sarò mai Louis-Ferdinand Céline, Evelyn Waugh o Ray Bradbury. Perché inquinare il mondo con un pessimo libro? Guarda, sto rileggendo Nord, di quel caro, buon vecchio Céline. Come vuoi poter arrivare quel livello? Impossibile”.

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Da un suggerimento di Matthyas.


martedì 3 aprile 2018

Madame Céline, di David Alliot


Da David Alliot, esperto céliniano, un documentato libro su Lucette Almanzor, basato anche su alcune interviste inedite concesse da Lucette all'autore.


domenica 25 marzo 2018

Louis-Ferdinand Céline, 'Un profeta dell'Apocalisse', e la graphic novel 'Louis-Ferdinand Céline - Il cane di Dio', oggi su "Il Giornale" e "Libero"

Oggi, su "Il Giornale" e su "Libero", doppio colpo céliniano: anticipazione e recensioni di Louis-Ferdinand Céline, Un profeta dell'Apocalisse, edito da Bietti Edizioni e la graphic novel Louis-Ferdinand Céline - Il cane di Dio, edito da Ferrogallico!


La prefazione di Stenio Solinas a Louis-Ferdinand Céline, Un profeta dell'Apocalisse, a cura di Andrea Lombardi, Bietti 2018.

Da un decennio a questa parte, Andrea Lombardi si è imposto qui da noi come il più appassionato dei célinologhi e il libro che ora avete fra le mani ne è la dimostrazione e/o la consacrazione.

Se non c'è tutto, c'è di più, nel senso che i saggi, le lettere, le interviste, i ricordi e le immagini scelte, per grandissima parte inedite a un lettore italiano, scandiscono le tappe di una biografia artistica scandalosa e rovinosa, e insieme rinviano ad altri e nuovi approfondimenti biografici, critici, storici. La bibliografia su Céline, si sa, è sterminata, la grafomania di Céline non le è inferiore, e il corpus stesso della sua opera è talmente imponente e dilatato lungo tutta una vita da trasformare sì in bagatella l'affermazione, squisitamente céliniana, che dietro la scrittura di Viaggio al termine della notte ci fosse soltanto il proposito di comprarsi un appartamento...

Bagatella, o, più correttamente in italiano, bagattella, è una parola chiave del gergo di Céline. Sta per cosa da nulla e cosa frivola, gioco di destrezza e scherzo, composizione musicale e, in campo giuridico, è la procedura semplificata nelle cause civili di scarsa importanza. Quest'ultima variante, Bagatell, è propria del diritto austro-tedesco, i cosiddetti processi bagatellari, e suona ironicamente sinistra se si pensa al processo per tradimento che nel 1950 sancì l'indegnità nazionale di Céline, un anno di carcere, trentamila franchi d'ammenda, la confisca dei beni presenti e futuri e l'anno dopo l'applicazione dell'amnistia, prevista in un decreto di tre anni prima, in quanto decorato di medaglia militare e ferito della Grande Guerra... Bagatelle per un massacro (civile), è il caso di dire, perché Céline andava o fucilato o lasciato in pace, semplicemente.

Parola chiave, dunque, e non solo e non tanto per il rimando al suo pamphlet più famoso e maledetto, sulla cui possibile ristampa, a ottant'anni dall'uscita, il governo francese del liberale-liberista-socialista-napoleonico-sovranista-europeista Emmanuel Macron ha chiesto garanzie editoriali...

È che basta scorrere l'antologia curata da Lombardi per accorgersi di come a ogni pagina essa balzi fuori: il vero e il falso della sua infanzia e delle sue ferite di guerra, l'antisemitismo che diventa pacifismo, lo scrittore per caso che si ritrova perseguitato perché, per quanto «per caso», è comunque il più bravo, il vivere da povero senza esser povero, il bell'uomo con uso di mondo e coperto di donne e il clochard che ne prenderà il posto... È un susseguirsi di giochi di prestigio e inganni, ammiccamenti e piccole trappole disseminate più o meno ad arte, per divertimento e per noia, per autodifesa e imprudenza... L'unica bagattella presa sul serio da Céline è in realtà quella musicale, la pétite musique della sua arte, e le pagine in cui la racconta sono bellissime. Eppure, anche qui, bisogna stare attenti: non è la sperimentazione fine a se stessa, l'acrobata e l'acrobazia della lingua. Dietro, più o meno nascosta, a volte resa esplicita, a volte mascherata, c'è una visione del mondo, uno stile nuovo per vivificare l'antico, un modernismo reazionario.

***

Questo libro si apre con una testimonianza di Georges Geoffroy dal titolo Louis Destouches in Inghilterra e riguarda il periodo meno noto della sua vita, l'anno trascorso a Londra nel 1915-16, presso il Consolato generale di Francia, in qualità di sottufficiale distaccato all'Ufficio Passaporti: le ferite di guerra ne impedivano l'impiego attivo; le decorazioni guadagnate, Croce di guerra e medaglia al valore, gli erano valse un trattamento di favore.

Stando al racconto di Geoffroy, che è degli anni Sessanta, all'ufficio di Bedford square, dove entrambi prestavano servizio, un giorno si presentò a chiedere un visto d'ingresso per la Francia nientemeno che Mata Hari, e i due giovani furono suoi ospiti per una cena al Savoy. Una cena soltanto? Geoffroy non dice di più, ma stando a Fréderic Vitoux, biografo e studioso di Céline, che cita come fonte la vedova di questi, Lucette Almanzor, ci fu spazio per un triangolo erotico non particolarmente rimarchevole, divenuto pressoché insignificante nel ricordo. Storicamente, le date corrispondono: Mata Hari si imbarcò per Dieppe il 4 dicembre del 1915, trascorse tre notti al Savoy, andò in Bedford square a farsi rilasciare un visto che infatti ottenne, poi a Folkestone, a farsi interrogare dalla locale polizia.

Il racconto di Geoffroy, dunque, è plausibile, la testimonianza di Madame Lucette anche, indipendentemente dal giudizio riduttivo sulla performance sessuale in sé (gelosia di lei, volontà di lui di non rinfocolare gelosie retrospettive, disillusione reale, chi può dirlo?). Ciò che suona strano è il silenzio dello stesso Céline, affabulatore e falsificatore nato, sempre pronto a riscrivere la sua vita. Di Mata Hari non c'è traccia né orale né scritta, pubblica o privata. Un'ipotesi è che in terra di Francia l'isteria antitedesca degli anni Venti suggerisse prudenza e la storia di un militare francese decorato al valore che finisce a letto con una spia del Kaiser non era delle più commendevoli. Nel decennio successivo e nel dopoguerra, il filo-hitlerismo céliniano risulterà poi talmente rovinoso per la sua figura da cercare di mettere la sordina a tutto ciò che poteva far pensare a un'intesa con il nemico...


Nelle migliori librerie e online qui:







lunedì 12 marzo 2018

"Louis-Ferdinand Céline: Il cane di Dio" segnalato da "il Giornale" dell'11 marzo tra i 10 migliori libri presentati a "Tempo di libri"



"SE BISOGNA ESSERE MALEDETTI Dalla Francia, pubblicata da Futuropolis/Gallimard, arriva in Italia un fumetto d'autore dedicato al genio di Louis-Ferdinand Céline: Il cane di Dio (Ferrogallico editrice, pagg. 94, euro 18) con testi di Jean Dufaux e disegni di Jacques Terpant. Una biografia che gioca incastrando i piani temporali ed è insieme narrazione di una vita, di un'opera e di tutta la solitudine di Céline. Un racconto di finzione che ha tutti gli elementi della verità." (Luigi Mascheroni)


martedì 6 marzo 2018

Presentazione "Louis-Ferdinand Céline. Il cane di Dio" a Tempo di Libri

Ferrogallico presenta in anteprima "Louis-Ferdinand Céline. Il cane di Dio", l'opera a fumetti dedicata al grande scrittore francese.


Il curatore dell'edizione italiana Andrea Lombardi e l'editore Marco Carucci durante la presentazione.


Sabato 10 marzo, ore 17.00, con Andrea Lombardi a Tempo di Libri, Salone del libro di Milano 2018 - Padiglione 4 - Area incontri B89 B95 D90 D96.




lunedì 26 febbraio 2018

Due importanti novità céliniane in uscita nel marzo 2018: "Louis-Ferdinand Céline - Il cane di Dio", di Terpant/Dufaux, e "Un profeta dell'Apocalisse", a cura di Andrea Lombardi




Titolo: Louis-Ferdinand Céline - Il cane di Dio
Autori: Jean Dufaux
Disegni: Jacques Terpant
A cura di Andrea Lombardi
Prefazione di Stenio Solinas
Formato: 27 x 19
Pagine: 96
Prezzo: 18,00 euro






Un profeta dell'apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze

Louis-Ferdinand Céline

Bietti

A cura di Andrea Lombardi
Milano, 2018; br.

collana: L'Archeometro
ISBN: 88-8248-392-4 - EAN: 9788882483920

Indice:









sabato 13 gennaio 2018

Un Massacro per delle Bagatelle: Gallimard sospende la pubblicazione dei “pamphlet antisemiti” di Louis-Ferdinand Céline




Giovedì 11 gennaio, l’editore Antoine Gallimard ha posto la parola fine con un comunicato alle agenzie di stampa francesi alla querelle che agitava il demi-monde delle lettere e l’establishment politico francese ai primi di dicembre del 2017, ossia da quando erano trapelate le prime indiscrezioni, poi confermate dagli interessati, della volontà di Gallimard, della ultracentenaria vedova di Céline Lucette Almansor e del legale rappresentante e biografo céliniano avvocato Francois Gibault di ristampare per la prima volta dal dopoguerra gli aborriti cosiddetti “pamphlet” di Céline, Bagatelle per un massacro (1937),  La scuola dei cadaveri (1938) e La bella rogna (1941).


Alle prime obiezioni e richieste di spiegazioni, l’avvocato Gibault aveva risposto abbastanza ingenuamente che “i tempi gli sembravano maturi”, e che non vi era stato un gran che di scandalo nel 2015 alla ripubblicazione – e al successo di vendite – de Les Decombres di Lucien Rebatet, scandaloso pamphlet-mattone collaborazionista, se possibile ancor più antisemita delle Bagatelles. L’ingenuità dell’avvocato Gibault è stata non tanto quella di sottovalutare l’impatto di un nome come quello di Louis-Ferdinand Céline e dei suoi pamphlet, quanto non rendersi conto che in questi ultimi anni la corsa al politicamente corretto e l’ascesa al potere della dittatura della mediocrità stiano crescendo esponenzialmente mese per mese, settimana per settimana ovvero financo giorno per giorno, e ciò che poteva sfuggire agli inesausti e penetranti occhi delle Grandi Vestali della “Coscienza Universale” ieri, non lo sarà più l’oggi… basti pensare alla petizione per rimuovere dal Metropolitan di New York il capolavoro di Balthus Thérèse rêvant additato come "pedofilo", o il finale della Carmen di Bizet stravolto a Firenze "per dare un segnale contro il femminicidio".


E l’avvocato della vedova Céline, qualunque siano le motivazioni della decisione di quest’ultima dell’andar contro la volontà del defunto marito di non vedere più ristampati Bagatelle e company – si è parlato dei costi delle cure mediche H24 della 105enne Lucette – probabilmente ha sottovalutato l’impatto non tanto delle lamentele delle Associazioni ebraiche e contro le discriminazioni, prevedibili e incarnate dall’usuale volto di Serge Klarsfeld, lancianti strali contro “il ritorno dei populismi e le violenze antisemite” (come se gli attentati di Parigi o le violenze contro gli ebrei francesi delle banlieue fossero stati fatti da fini connoisseur delle opere di Céline), ma dell’imprinting pavloviano lasciato sui mediocri – la maggioranza – degli intellò, vuoi stampati, vuoi televisivi, vuoi di pixel, vuoi riscaldatori di poltrone IKEA accademiche, e commentatori assortiti, del mediocrissimo libro di una schieratissima sinistrorsa coppia, Annick Duraffour e Pierre-André Taguieff, autori del libro a tesi Céline, la race et le Juif, uscito nel febbraio 2017. In questo ponderoso volume, accompagnato da una campagna mediatica senza precedenti per un testo accademico così di nicchia, il dinamico duo cerca di dimostrare questi ameni punti:


Céline era un rabbioso antisemita (che originalità), peraltro ripubblicando come frutto di ricerche originali materiale arcinoto: dai suoi scritti e lettere comparsi sulle riviste di destra francesi nel 1940-1944 alla testimonianza parigina di Ernst Jünger dipingente Céline come un “maniaco introvertito” farneticante di epurazioni anti ebraiche. La qual cosa, più che scorretta scientificamente raggiunge vertici di ilarità quando i due si fanno riprendere dalle TV francesi mentre compulsano le lettere di Céline alla stampa collaborazionista negli archivi della Biblioteca Nazionale di Francia – il che fa molto “topo d’archivio” , come ironicamente sottolineato da Éric Mazet– quando le stesse lettere sono già state comodamente rilegate in volume e pubblicate nel 1994 in Lettres des années noire dell’accademico Alméras, studioso peraltro non tenero con Céline, e in altri testi (e tradotte in italiano in Céline ci scrive, Le lettere di Louis-Ferdinand Céline alla stampa collaborazionista francese, 1940-1944, a cura di Andrea Lombardi e con prefazione di Stenio Solinas, Roma 2011), o quando in ogni loro singola intervista, appello, manifesto e tazebao riprendono l’apocalittica citazione di Jünger, non considerando come Céline stava semplicemente recitando la parte del perfido nichilista, come suo solito con gli interlocutori che meno gradiva. Céline sarà stato senza dubbio sempre più soddisfatto di abbindolare l’altezzoso boche, e di suscitare la crescente indignazione dell’algido e aristocratico intellettuale ed esteta tedesco, combattente come lui nella prima guerra mondiale. Avvenimento del quale Jünger, a differenza di Céline che ne narrò soprattutto gli orrori, fu glaciale e appassionato cantore nelle sue prime opere, evocando la grandezza del combattente che si ergeva contro le tempeste d’acciaio degli scontri di materiél.


Céline era pagato dai nazisti, riprendendo la nota – e falsa – accusa di Sartre, signorilmente rivolta dal filosofo esistenzialista e ex primo fan di Céline quando sul primo pendeva una comoda condanna a morte in comtumacia da parte della “giustizia” francese, occupata dal 1944 a far cadere più teste francesi piccolocollaborazioniste possibili per far dimenticare Vichy a Alleati occidentali e russi. Come mirabolante pezza d’appoggio, Duraffour e la Taguieff tirano fuori un verbale di interrogatorio di un agente della sicurezza tedesca (SD) che cita il nome di Céline in un elenco di personalità francesi attenzionate. Più che una pistola fumante, una pistola ad acqua.


Céline, alla fin fine, oltre che a essere un poco di buono e un antisemita è poi uno scrittore decisamente sopravvalutato e non è certo un genio, ed è considerato come tale solo grazie a una consorteria di céliniani, célinofili e célinisti – segue nel libro radiografia antropologica-comportamentale delle suddette categorie – che si dividono grossomodo negli ingenui traviati e nei fiancheggiatori Collaborazionisti, comprendendo i critici letterari e biografi céliniani, tutti ritenuti troppo poco abili e troppo abbindolati da Céline per essere “scientifici”. Al contrario ovviamente di loro due, ca va sans dire.


Ovviamente tutte queste chiacchiere di portinaia e rimasticature di altri lavori originali, come i fondamentali Les idées politiques de Louis-Ferdinand Céline di Jacqueline Morand-Deviller e Relevé des sources et citations dans Bagatelles pour un massacre di Alice Kaplan (in italiano segnaliamo il bel lavoro di Riccardo De Benedetti Céline e il caso delle “Bagatelle”, Milano 2011), sono però condite da un formidabile apparato di note, utili a abbagliare i ghiozzi e a dare dignità accademica a un’opera faziosa, dove tutto è piegato al dare una pseudo struttura scientifica alle opinioni preconcette degli autori. Ebbene, in questo meraviglioso Brave New World, un libro così, che in tempi normali avrebbe avuto la triste sorte del macero per mancanza di vendite a parte le copie acquistate dagli autori per amici e parenti, è invece divenuto un testo di riferimento, e Duraffour e Taguieff osannati come “esperti di Céline”, oscurando nei media autori al di sopra delle parti come Éric Mazet, Henri Godard, David Alliot, i céliniani e ebrei Emile Brami e Pierre Assouline, Régis Tettamanzi (la sua curatela della edizione canadese dei pamphlet lì uscita nel 2012 grazie al differente diritto d’autore, viene ovviamente stroncata dalla coppia come “insufficiente”, d’altronde, solo 230 e passa pagine di note di un professore universitario che si dedica a Céline da decenni…), Jean-Paul Louis, esperto e magnifico editore céliniano, Marc Laudelout e Gibault stesso… E, prima che Antoine Gallimard si tirasse indietro, dopo aver inizialmente tenuto botta a decine di lettere di richiesta di “rassicurazioni” del Governo francese e israeliano e di una pletora di personaggi spazianti dai ministri della République ai blogger da operetta, segnaliamo che c’era stata infine una piccola apertura accademica per una edizione “contestualizzata da una ampio impianto di note smententi le tesi antisemite di Céline”, che NON poteva però essere lasciata ai soli “esperti céliniani” (d’altronde inadatti, perché gabbati da Céline o conniventi antisemiti tout courtsotto sotto, vedi supra), ma che doveva essere condotta nei tempi dovuti solo da una “équipe multidisciplinare”. Seguivano poi una sfilza di paludati signor nessuno, e, ohibò! – tra i nomi chi ci troviamo? Ma la Duraffour e Taguieff, ovviamente! Abbastanza triste, nevvero?

Quello che succede poi è appunto notizia di ieri, Antoine Gallimard fa retromarcia, e l’edizione è sospesa. E direi che se il rischio era di trovarsi Bagatelle per un massacro, opera violenta come le contemporanee poesie di Aragon inneggianti alla GPU e Stalin e al massacro dei “borghesi” – ma d’altronde i morti dei Gulag e dell’olocausto ucraino hanno avuto solo un Šalamov letto da centinaia e non uno Spielberg visto da milioni – ma molto più complessa e geniale nel suo forsennato delirio di sottocapitoli di dialoghi dell’assurdo, balletti e invettive non solo contro gli ebrei ma anche contro la chiesa, il comunismo, il fascismo e il nazismo, per poi contraddirsi e ricontraddirsi, contro la stupidità e vigliaccheria di governanti e governati francesi del primo dopoguerra, e da studiare anche come tratto d’unione tra la sperimentazione dell’argot dei primi romanzi e la petite musique degli ultimi, con la prefazione di questi due soggetti, allora meglio così, che non se ne parli più. 



ADDENDA:


- La realtà è che, come intuì Dominique de Roux, a Céline l'Intelligencija d'allora e di oggi non gli perdonò il suo non schierarsi a sinistra dopo il successo del Viaggio al termine della notte, e l'aver seppellito il cadavere della Rivoluzione russa - e di ogni tentativo di palingenesi dell'Uomo - nelle poche, fulminanti pagine di Mea Culpa, piccolo capolavoro céliniano da leggere e rileggere.


- Di nota la malafede e/o ignoranza di intellettuali, politici, presidenti di "associazioni" etc che hanno commentato "non c'è bisogno di ristamparli, gli studiosi interessati li possono facilmente consultare su internet o in biblioteca, o comprarli dagli antiquari". Ma come, tutta questa polemica per "la deriva antisemita che una stampa della Bagatelle provocherebbe nella popolazione francese" (evidentemente sempre pronta a un processo Dreyfus o un Vel d'Hiv!), e poi il suggerimento è di leggerlo su internet, dove è in .pdf in siti dichiaratamente negazionisti, revisionisti e antisemiti! Tutto da ridere! Quanto alla consultazione in biblioteche pubbliche, sicuramente meno agevole rispetto a un testo disponibile in libreria, o il suggerimento di spendere diverse centinaia di Euro per un'edizione originale, in entrambi i casi i suddetti coglioni non hanno si vede mai tenuto una normale edizione Denoel d'epoca anni '30, con la sua carta ingiallita e fragilissima, ancora peggiore per i libri stampati su papier de guerre di bassa qualità. 



Andrea Lombardi, appassionato céliniano e curatore dei libri:

Louis-Ferdinand Céline. Profeta dell'Apocalisse, Milano 2018

Louis-Ferdinand Céline. Saggi, interviste, ricordi, lettere, Genova 2016

La morte di Céline di Dominique de Roux, Roma 2015,

Céline ci scrive – Le lettere di Céline alla stampa collaborazionista francese, 1940-1944, Roma 2011

Louis-Ferdinand Céline in foto – Immagini, ricordi, interviste e saggi, Genova 2009.

http://lf-celine.blogspot.it/

lunedì 1 gennaio 2018

"Io, Dominique de Roux, già impiccato a Norimberga"



"À force d'être traité de fasciste, j'ai envie de ma présenter ainsi: moi, Dominique de Roux, déjà pendu à Nuremberg”.

“A furia di farmi trattare da fascista mi è venuta la voglia di presentarmi così: io, Dominique de Roux, già impiccato a Norimberga".

Dominique de Roux, in Immédiatement, 1972.