mercoledì 17 febbraio 2016

'La morte di Céline' di de Roux su Avvenire



Bella recensione di Cosimo Argentina al fondamentale libro 'La morte di Céline' di de Roux su Avvenire di oggi!
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Ritratto di Céline 
da parte di un devoto 
innamorato del mito 
di Cosimo Argentina

Un appassionato una volta che s’è cibato delle opere dei suoi autori prediletti tende a scavare, scavare sempre più, provare ad andare a fondo, spiarne i comportamenti, i tic, il modo in cui sorrideva alla moglie, come accarezzava il cane. Ho letto un libro uscito in Francia nel 1966, rieditato nel 1968 e arrivato da poco in Italia:. La morte di Céline edito da Lantana scritto da Dominique De Roux e curato per l’edizione italiana da Andrea Lombardi, un adepto della cerchia céliniana. Quando esce il libro, Céline è morto da appena cinque anni. La cosca dei céliniani vive ancora sull’entusiasmo della “Trilogia del Nord” anche se gli accoliti stentano a uscire dalle catacombe letterarie in cui si sono auto confinati dopo libri come Bagatelle per un massacro o La scuola dei cadaveri. Tra gli anni 50 e i 60 Louis Ferdinand ha spaccato la crosta lattea letteraria risorgendo dalle sue ceneri con Da un castello all’altro, Nord e Rigodon. L’ultimo addirittura l’ha terminato il giorno della sua morte, il primo luglio 1961. Céline muore lo stesso giorno in cui un altro immenso trova la morte: Ernest Hemingway. Il primo per lo scoppio di un aneurisma, l’americano rivolgendosi contro le canne di uno dei suoi fucili da caccia nella casa di Ketchum. De Roux fa tenerezza nel confezionare un documento di alto valore apologetico. Si disinteressa del controllo delle fonti. Se ne infischia della verità storica e letteraria. Lui sa che deve assolutamente urlare il suo grido di dolore per la morte del Padre. È un figlio che raccoglie i pezzi di una vita balorda, quella del parigino vissuto in un passage e insignito della croce di guerra, diviso tra la passione per la medicina e l’ingombrante magia della penna. Per una volta possono essere disattesi i dati. De Roux ci vuole far sapere come si aggirava il Maestro tra i rovi sul retro della casa di rue des Gardes a Meudon, impennato sobborgo di Parigi. Dominique farcisce il suo omaggio infilandoci Cristiano X di Danimarca, Flaubert, Proust, i canti di Maldoror, Toulouse Lautrec, Hamsun, Ezra Pound, Nietzsche e mille altri. Li mette in ordine sparso, come capitano, non vuole linearità perché un urlo di dolore non pu essere lineare. Di lineare c’è solo il disprezzo per un mondo letterario irreggimentato da editori copia e incolla. A De Roux invece importa di Bébert, della moglie ballerina che compra la casa del ritorno a Parigi. Ci fa vedere la meschinità dei danesi, del secondino arido e neutro. Ci parla dei dissapori tra Céline e chi correggeva le bozze. Andrea Lombardi fa largo uso di note, richiami necessari a chi conosce poco dei geroglifici sociali di Francia Danimarca e Germania. Ma quello che viene fuori da questo libro di 130 pagine è che gli imperdonabili non hanno vita facile a questo mondo. Vengono tacciati come falsi profeti e nella migliore delle ipotesi finiscono in un oblio da dove è difficile tirarsi fuori. Che effetto fa questo libro? Beh, l’effetto di un atto di amore per chi ha saputo ammaliarci con le sue parole senza cercare la scorciatoia del consenso.

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