Robert Stromberg: Parlando con Louis-Ferdinand Céline
Evergreen Review, N. 19, Luglio-Agosto 1961, New York.
Evergreen Review, N. 19, Luglio-Agosto 1961, New York.
Intervista parzialmente riprodotta, tradotta in francese, sull'Herne; quella che segue è la traduzione integrale, a mia cura... e spero vostro piacere.
È una sensazione stranissima, andare a trovare Céline. Céline il terribile! Céline l’oltraggiato! Céline il capro espiatorio! Céline il Fou!
Céline vive a Meudon, ai margini di Parigi. Vive in una casa del diciannovesimo secolo in legno e malta di tre piani con sua moglie Lucette Almanzor e circa una mezza dozzina di cani, ad occhio e croce. Sua moglie, dice, è la proprietaria della casa.
“Pensavo venisse domani… non l’aspettavo… non ho preparato... pensavo domani… venga, venga” Queste furono le sue prime parole.
Si rivolse a sua moglie dicendole di prendere il mio cappotto, e di darmi una sedia. È un uomo massiccio – ma è piegato. Si mosse lentamente, strisciando i piedi – come se fosse troppo debole per fare altrimenti − verso il lato opposto di una grande stanza, che sembrava combinare cucina, sala da pranzo e studio. Si sedette ad un gran tavolo tondo, spingendo di lato, e a terra, pile di libri, fogli e riviste, e facendo spazio per noi.
“Che volete? A che vi serve? Non voglio scandalo!... Ne ho avuto abbastanza.”
Quando riuscii finalmente a soddisfarlo, si mise a suo agio sulla sua sedia.
“C’è molto interesse su di lei in America”, iniziai.
Scartò la mia affermazione con uno sbuffo e un gesto della mano.
“Quale interesse? Chi è interessato? Alla gente interessa Marlene Dietrich e l’assicurazione – e questo è tutto!”
“Come vi sentite, praticate ancora la medicina?”
“No, non più, ho lasciato sei mesi fa, non sto abbastanza bene”
“I vicini qui vi conoscono come Céline?”
“Mi conoscono quel che basta per non esserne contenti”
E non diede altre spiegazioni.
“Cosa fa per la maggior parte del tempo?”
“Son sempre a casa… i cani… ho cose da fare… mi tengo occupato… non vedo nessuno… non esco… sono occupato”
“Sta scrivendo?”
“Sì, sì, sto scrivendo… Devo vivere, così scrivo… No! Lo Odio! L’ho sempre odiato… è la cosa più terribile da fare, per me… non mi è mai piaciuto, ma sono bravo a farlo… non m’interessa per nulla, quello che scrivo – ma devo farlo. È tortura, è il lavoro più duro al mondo”.
La sua faccia è ossuta, scavata, ed è grigia; e i suoi occhi cose terribili da guardarvi dentro; era rabbioso all’idea di dover ancora lavorare.
“Ho quasi 67… in maggio avrò 67… e questa tortura, il lavoro più duro al mondo…”
Gallimard, il suo editore, ha recentemente pubblicato il suo ultimo libro, Nord.
“È su quanto i tedeschi hanno sofferto durante la guerra”, disse Céline. “Nessuno ha scritto su questo… No! No! non dovresti dirlo, questo, quanto soffrirono… sta buonino… shhh!” Fece il gesto di mettersi il dito sulle labbra. “Non è bello parlare di questo… sta calmo… NO! solo l’altra parte ha sofferto… shhh!”
Tra i libri di Céline tradotti in inglese vi sono Morte a credito, Viaggio al termine della notte e Guignol’s band. Céline è stato accusato da molte persone responsabili di aver scritto degli articoli e pamphlet incendiari e antisemiti durante l’occupazione tedesca della Francia. Questi apparvero in numerosi giornali francesi e fu riferito che furono ristampati dai tedeschi per il pubblico in Germania. I suoi libri, comunque, furono banditi nella Germania nazista. Come risultato di queste accuse, fu costretto a lasciare il paese. Andò in Danimarca, dove visse per sei anni, ma passò due di questi anni in una prigione danese.
“Perché è andato in Danimarca?”
“Là avevo dei soldi. Qua non avevo nulla.”
“È stato costretto a lasciare la Francia… è stato il governo a dirvi di andarvene… o è stata una vostra decisione?”
“Avevano saccheggiato il mio appartamento a Montparnasse…”
“Chi?”
“Dei pazzi, ecco chi… portarono via tutto quello che possedevo, tutto quello che avevo… ero fuori in quel momento, con mia moglie, quando tornammo tutto era distrutto… rovinato… tutto ucciso… andai in Danimarca”
Qualche giorno dopo la mia conversazione con Céline incontrai un ex membro della Resistenza francese, che aveva fatto parte del gruppo di saccheggiatori dei quali aveva parlato Céline. Quest’uomo mi assicurò che se Céline fosse stato in casa quando i razziatori colpirono, quasi certamente sarebbe stato assassinato.
“Perché fu imprigionato in Danimarca?”
“Ero un criminale di guerra”
“Era stato accusato di collaborazionismo?”
“Ho detto criminale di guerra! Non capisce! Criminale di guerra! Non mi si accusava di collaborazionismo… Ero un criminale di guerra! È chiaro questo!”
“Si crede che lei abbia scritto cose contro gli ebrei”
“Non ho scritto nulla contro gli ebrei… tutto quello che ho detto era “che gli ebrei ci stanno spingendo in guerra”, e questo è quanto. Avevano una rogna con Hitler, e non erano affari nostri, non avremmo dovuto impicciarcene. Gli ebrei hanno avuto una guerra di lamentele per due migliaia di anni, e adesso Hitler gli aveva dato causa di altri lamenti. Non ho nulla contro gli ebrei… non è logico dire qualcosa di buono o cattivo su cinque milioni di persone”
Questa fu la fine della discussione su questo tema. Céline tornò in Francia nel 1950, dopo sei tristi anni in Danimarca. Quando ritornò, grida oltraggiate si levarono da numerosi settori della stampa francese e da molti funzionari governativi, che richiedevano altre punizioni. Nulla fu compiuto ufficialmente, ma come accennato da Céline stesso, i vicini esprimevano chiaramente cosa pensavano di lui.
Avevo la sensazione, sedendo nella cucina di Céline, osservandolo e ascoltandolo, che, nonostante tutto quello che diceva, a dispetto della sua naturale rudezza e apparente rifiuto dei contatti personali, fosse felice di aver qualcuno che era venuto a trovarlo, qualcuno che lo ascoltasse e che gli facesse delle domande; di ricordare il passato, che dimostrasse come non fosse dimenticato – che la gente leggesse ancora Morte a credito e Viaggio al termine della notte.
Si discuteva di lui nonostante tutte le difficoltà, e gli odi, e il sapore amaro che lasciava in molti.
Se c’è ancora un qualche spirito in lui, e sembra dubbio, è uno spirito che dice: “Io conosco quale è la musica adatta… io conosco il motivetto giusto… non sentono nulla…”
“Lei disse di non riuscire a leggere dei libri attuali, che erano “nati morti, incompiuti, non scritti…” State leggendo qualcosa, ora?”
“Leggo l’enciclopedia e Punch, e basta. Punch non è divertente, ci provano ma non ci riescono.”
“Non c’è nessuno che lei considera oggi uno scrittore degno di considerazione?” Prima che io potessi suggerirne uno, ribatté: “Chi, Hemingway? È un falso, un dilettante… i realisti francesi del 19° secolo erano un centinaio di volte meglio” E sparò velocemente i nomi di numerosi scrittori francesi, così velocemente che non riuscii a comprenderli.
“Dos Passos ha un bello stile, e basta”
“E Camus?” chiesi innocentemente.
“Camus!” Pensai che mi tirasse un vaso.
“Camus!” mi ripetè, stupito.
“È una nullità… un moralista… sempre a dire agli altri cos’è giusto e cos’è sbagliato… cosa dovrebbero fare e cosa non dovrebbero fare… sposatevi, non sposatevi… questo spetta alla chiesa… è una nullità!”
Céline quindi propose il romanziere inglese Lawrence Durrell.
“Un intero libro su come bacia una ragazza, i diversi modi come può baciare e cosa significano… questo sarebbe scrivere? Questo non è il mio scrivere, è nulla, è uno spreco. I miei libri non sono così, i miei libri sono stile, nient’altro, solo stile. Questa è l’unica cosa per cui scrivere.”
“Chi sa quanti hanno cercato di copiare il mio stile… ma non possono. Non possono riuscirci per quattrocento pagine di seguito, provateci, non ce la possono fare… questo è tutto quello che ho, solo stile, nient’altro. Non ci sono messaggi nei miei libri, quello spetta alla chiesa!”
Sbuffò e fece un gesto noncurante con la mano.
“No, i mei libri saranno presto dimenticati, non significano niente, non cambiano nulla, non serve a nulla…
Sono stato di tutto, un cowboy in America, contrabbandiere a Londra, uno squalo, proprio di tutto. Ho lavorato da quando avevo undici anni. So di cosa si tratta…conosco la lingua francese. Posso scrivere, e basta.”
“Ascoltate la gente parlare in strada… non ha nulla a che fare con i libri… è sempre: “Allora gli ho detto… e lui mi ha detto e allora gli ho detto” – attori, ecco. Tutti vogliono gli applausi. Il vescovo dice: “Ieri ho parlato a duemila persone, domani parlerò davanti a tremila” Questa è la religione! Guardate il papa – quando la gente vede il papa, lo vorrebbero mangiare! È così grasso – mangia troppo, beve troppo…
attori, ecco cosa sono tutti!”
“Alla gente interessano le assicurazioni e il divertimento – tutto qui. Sesso! Ecco dov’è la lotta… ognuno vuole mangiare l’altro… Ecco perchè hanno paura del Negro. È forte! È pieno di energia! Prevarrà. Ecco perchè ne hanno paura… è il suo momento, ce ne sono troppi… mostra i suoi muscoli… l’uomo bianco ha paura… è molle. È stato in cima per troppo tempo… la puzza ha raggiunto il tetto, e il Negro, la sente, la odora, e sta in attesa della vittoria… non ci vorrà ancora molto.”
“È il tempo del colore giallo… il nero e il bianco si mischieranno e il giallo dominerà, ecco. È un dato di fatto biologico, quando bianco e nero si mischiano, il giallo ne esce più forte, questa è l’unica cosa… tra duecento anni qualcuno guarderà la statua di un uomo bianco e chiederà se una cosa così strana fosse esistita realmente… e qualcuno risponderà: “Ma no, deve essere stata ridipinta”.
“Questa è la risposta! L’uomo bianco appartiene al passato… è già finito, estinto! È il turno per qualcosa di nuovo. Qua tutti parlano, ma non sanno nulla… lasciateli andare laggiù, e vedrete che le chiacchiere sono tutt'altra musica là, sono stato in Africa, so com’è, so che è molto forte, sanno dove stanno andando a finire… l’uomo bianco ha seppellito la sua testa troppo a lungo nell’utero… ha lasciato che la chiesa lo corrompesse, tutti si son fatti tirar dentro… non ti è permesso di dire questo… il papa ti guarda, stai attento… non dire nulla! Il cielo lo proibisce… NO! È un peccato… sarai crocifisso… stai a cuccia… sta buono… non abbaiare… non mordere… ecco la tua pappa… zitto!”
“Non c’è niente dentro di loro… sono come dei tori, sbandiera qualcosa per distrarli; tette, patriottismo, la chiesa, qualunque cosa, in effetti, e salteranno. Non ci vuole molto, è facilissimo… vogliono sempre essere distratti… niente importa… la vita è molto facile.”
Per quello che sembrò un lungo periodo, Céline non disse nulla. Infine, dissi di non aver mai conosciuto una donna che non fosse disgustata dai suoi libri, che non riuscivano mai a finirli.
“Certo, ceto, che si aspettava… i miei libri non sono per le donne… hanno i loro trucchi, loro… il letto… soldi…. I loro giochetti… i miei libri non sono i loro trucchi… lo sanno da loro, come cavarsela…”
“No, non vedo più nessuno… sì, mia figlia è viva, sta a Parigi, non la vedo mai. Ha cinque figli. Non li ho mai visti.” Nuovamente un lungo silenzio. E poi “… Non c’è dubbio – Io sono un perseguitato… un lebbroso”. Silenzio.
“Apri la porta, e entra un nemico…” Silenzio. “Devo lasciarvi, ora… devo scrivere”. Mi mise alla porta.
Céline vive a Meudon, ai margini di Parigi. Vive in una casa del diciannovesimo secolo in legno e malta di tre piani con sua moglie Lucette Almanzor e circa una mezza dozzina di cani, ad occhio e croce. Sua moglie, dice, è la proprietaria della casa.
“Pensavo venisse domani… non l’aspettavo… non ho preparato... pensavo domani… venga, venga” Queste furono le sue prime parole.
Si rivolse a sua moglie dicendole di prendere il mio cappotto, e di darmi una sedia. È un uomo massiccio – ma è piegato. Si mosse lentamente, strisciando i piedi – come se fosse troppo debole per fare altrimenti − verso il lato opposto di una grande stanza, che sembrava combinare cucina, sala da pranzo e studio. Si sedette ad un gran tavolo tondo, spingendo di lato, e a terra, pile di libri, fogli e riviste, e facendo spazio per noi.
“Che volete? A che vi serve? Non voglio scandalo!... Ne ho avuto abbastanza.”
Quando riuscii finalmente a soddisfarlo, si mise a suo agio sulla sua sedia.
“C’è molto interesse su di lei in America”, iniziai.
Scartò la mia affermazione con uno sbuffo e un gesto della mano.
“Quale interesse? Chi è interessato? Alla gente interessa Marlene Dietrich e l’assicurazione – e questo è tutto!”
“Come vi sentite, praticate ancora la medicina?”
“No, non più, ho lasciato sei mesi fa, non sto abbastanza bene”
“I vicini qui vi conoscono come Céline?”
“Mi conoscono quel che basta per non esserne contenti”
E non diede altre spiegazioni.
“Cosa fa per la maggior parte del tempo?”
“Son sempre a casa… i cani… ho cose da fare… mi tengo occupato… non vedo nessuno… non esco… sono occupato”
“Sta scrivendo?”
“Sì, sì, sto scrivendo… Devo vivere, così scrivo… No! Lo Odio! L’ho sempre odiato… è la cosa più terribile da fare, per me… non mi è mai piaciuto, ma sono bravo a farlo… non m’interessa per nulla, quello che scrivo – ma devo farlo. È tortura, è il lavoro più duro al mondo”.
La sua faccia è ossuta, scavata, ed è grigia; e i suoi occhi cose terribili da guardarvi dentro; era rabbioso all’idea di dover ancora lavorare.
“Ho quasi 67… in maggio avrò 67… e questa tortura, il lavoro più duro al mondo…”
Gallimard, il suo editore, ha recentemente pubblicato il suo ultimo libro, Nord.
“È su quanto i tedeschi hanno sofferto durante la guerra”, disse Céline. “Nessuno ha scritto su questo… No! No! non dovresti dirlo, questo, quanto soffrirono… sta buonino… shhh!” Fece il gesto di mettersi il dito sulle labbra. “Non è bello parlare di questo… sta calmo… NO! solo l’altra parte ha sofferto… shhh!”
Tra i libri di Céline tradotti in inglese vi sono Morte a credito, Viaggio al termine della notte e Guignol’s band. Céline è stato accusato da molte persone responsabili di aver scritto degli articoli e pamphlet incendiari e antisemiti durante l’occupazione tedesca della Francia. Questi apparvero in numerosi giornali francesi e fu riferito che furono ristampati dai tedeschi per il pubblico in Germania. I suoi libri, comunque, furono banditi nella Germania nazista. Come risultato di queste accuse, fu costretto a lasciare il paese. Andò in Danimarca, dove visse per sei anni, ma passò due di questi anni in una prigione danese.
“Perché è andato in Danimarca?”
“Là avevo dei soldi. Qua non avevo nulla.”
“È stato costretto a lasciare la Francia… è stato il governo a dirvi di andarvene… o è stata una vostra decisione?”
“Avevano saccheggiato il mio appartamento a Montparnasse…”
“Chi?”
“Dei pazzi, ecco chi… portarono via tutto quello che possedevo, tutto quello che avevo… ero fuori in quel momento, con mia moglie, quando tornammo tutto era distrutto… rovinato… tutto ucciso… andai in Danimarca”
Qualche giorno dopo la mia conversazione con Céline incontrai un ex membro della Resistenza francese, che aveva fatto parte del gruppo di saccheggiatori dei quali aveva parlato Céline. Quest’uomo mi assicurò che se Céline fosse stato in casa quando i razziatori colpirono, quasi certamente sarebbe stato assassinato.
“Perché fu imprigionato in Danimarca?”
“Ero un criminale di guerra”
“Era stato accusato di collaborazionismo?”
“Ho detto criminale di guerra! Non capisce! Criminale di guerra! Non mi si accusava di collaborazionismo… Ero un criminale di guerra! È chiaro questo!”
“Si crede che lei abbia scritto cose contro gli ebrei”
“Non ho scritto nulla contro gli ebrei… tutto quello che ho detto era “che gli ebrei ci stanno spingendo in guerra”, e questo è quanto. Avevano una rogna con Hitler, e non erano affari nostri, non avremmo dovuto impicciarcene. Gli ebrei hanno avuto una guerra di lamentele per due migliaia di anni, e adesso Hitler gli aveva dato causa di altri lamenti. Non ho nulla contro gli ebrei… non è logico dire qualcosa di buono o cattivo su cinque milioni di persone”
Questa fu la fine della discussione su questo tema. Céline tornò in Francia nel 1950, dopo sei tristi anni in Danimarca. Quando ritornò, grida oltraggiate si levarono da numerosi settori della stampa francese e da molti funzionari governativi, che richiedevano altre punizioni. Nulla fu compiuto ufficialmente, ma come accennato da Céline stesso, i vicini esprimevano chiaramente cosa pensavano di lui.
Avevo la sensazione, sedendo nella cucina di Céline, osservandolo e ascoltandolo, che, nonostante tutto quello che diceva, a dispetto della sua naturale rudezza e apparente rifiuto dei contatti personali, fosse felice di aver qualcuno che era venuto a trovarlo, qualcuno che lo ascoltasse e che gli facesse delle domande; di ricordare il passato, che dimostrasse come non fosse dimenticato – che la gente leggesse ancora Morte a credito e Viaggio al termine della notte.
Si discuteva di lui nonostante tutte le difficoltà, e gli odi, e il sapore amaro che lasciava in molti.
Se c’è ancora un qualche spirito in lui, e sembra dubbio, è uno spirito che dice: “Io conosco quale è la musica adatta… io conosco il motivetto giusto… non sentono nulla…”
“Lei disse di non riuscire a leggere dei libri attuali, che erano “nati morti, incompiuti, non scritti…” State leggendo qualcosa, ora?”
“Leggo l’enciclopedia e Punch, e basta. Punch non è divertente, ci provano ma non ci riescono.”
“Non c’è nessuno che lei considera oggi uno scrittore degno di considerazione?” Prima che io potessi suggerirne uno, ribatté: “Chi, Hemingway? È un falso, un dilettante… i realisti francesi del 19° secolo erano un centinaio di volte meglio” E sparò velocemente i nomi di numerosi scrittori francesi, così velocemente che non riuscii a comprenderli.
“Dos Passos ha un bello stile, e basta”
“E Camus?” chiesi innocentemente.
“Camus!” Pensai che mi tirasse un vaso.
“Camus!” mi ripetè, stupito.
“È una nullità… un moralista… sempre a dire agli altri cos’è giusto e cos’è sbagliato… cosa dovrebbero fare e cosa non dovrebbero fare… sposatevi, non sposatevi… questo spetta alla chiesa… è una nullità!”
Céline quindi propose il romanziere inglese Lawrence Durrell.
“Un intero libro su come bacia una ragazza, i diversi modi come può baciare e cosa significano… questo sarebbe scrivere? Questo non è il mio scrivere, è nulla, è uno spreco. I miei libri non sono così, i miei libri sono stile, nient’altro, solo stile. Questa è l’unica cosa per cui scrivere.”
“Chi sa quanti hanno cercato di copiare il mio stile… ma non possono. Non possono riuscirci per quattrocento pagine di seguito, provateci, non ce la possono fare… questo è tutto quello che ho, solo stile, nient’altro. Non ci sono messaggi nei miei libri, quello spetta alla chiesa!”
Sbuffò e fece un gesto noncurante con la mano.
“No, i mei libri saranno presto dimenticati, non significano niente, non cambiano nulla, non serve a nulla…
Sono stato di tutto, un cowboy in America, contrabbandiere a Londra, uno squalo, proprio di tutto. Ho lavorato da quando avevo undici anni. So di cosa si tratta…conosco la lingua francese. Posso scrivere, e basta.”
“Ascoltate la gente parlare in strada… non ha nulla a che fare con i libri… è sempre: “Allora gli ho detto… e lui mi ha detto e allora gli ho detto” – attori, ecco. Tutti vogliono gli applausi. Il vescovo dice: “Ieri ho parlato a duemila persone, domani parlerò davanti a tremila” Questa è la religione! Guardate il papa – quando la gente vede il papa, lo vorrebbero mangiare! È così grasso – mangia troppo, beve troppo…
attori, ecco cosa sono tutti!”
“Alla gente interessano le assicurazioni e il divertimento – tutto qui. Sesso! Ecco dov’è la lotta… ognuno vuole mangiare l’altro… Ecco perchè hanno paura del Negro. È forte! È pieno di energia! Prevarrà. Ecco perchè ne hanno paura… è il suo momento, ce ne sono troppi… mostra i suoi muscoli… l’uomo bianco ha paura… è molle. È stato in cima per troppo tempo… la puzza ha raggiunto il tetto, e il Negro, la sente, la odora, e sta in attesa della vittoria… non ci vorrà ancora molto.”
“È il tempo del colore giallo… il nero e il bianco si mischieranno e il giallo dominerà, ecco. È un dato di fatto biologico, quando bianco e nero si mischiano, il giallo ne esce più forte, questa è l’unica cosa… tra duecento anni qualcuno guarderà la statua di un uomo bianco e chiederà se una cosa così strana fosse esistita realmente… e qualcuno risponderà: “Ma no, deve essere stata ridipinta”.
“Questa è la risposta! L’uomo bianco appartiene al passato… è già finito, estinto! È il turno per qualcosa di nuovo. Qua tutti parlano, ma non sanno nulla… lasciateli andare laggiù, e vedrete che le chiacchiere sono tutt'altra musica là, sono stato in Africa, so com’è, so che è molto forte, sanno dove stanno andando a finire… l’uomo bianco ha seppellito la sua testa troppo a lungo nell’utero… ha lasciato che la chiesa lo corrompesse, tutti si son fatti tirar dentro… non ti è permesso di dire questo… il papa ti guarda, stai attento… non dire nulla! Il cielo lo proibisce… NO! È un peccato… sarai crocifisso… stai a cuccia… sta buono… non abbaiare… non mordere… ecco la tua pappa… zitto!”
“Non c’è niente dentro di loro… sono come dei tori, sbandiera qualcosa per distrarli; tette, patriottismo, la chiesa, qualunque cosa, in effetti, e salteranno. Non ci vuole molto, è facilissimo… vogliono sempre essere distratti… niente importa… la vita è molto facile.”
Per quello che sembrò un lungo periodo, Céline non disse nulla. Infine, dissi di non aver mai conosciuto una donna che non fosse disgustata dai suoi libri, che non riuscivano mai a finirli.
“Certo, ceto, che si aspettava… i miei libri non sono per le donne… hanno i loro trucchi, loro… il letto… soldi…. I loro giochetti… i miei libri non sono i loro trucchi… lo sanno da loro, come cavarsela…”
“No, non vedo più nessuno… sì, mia figlia è viva, sta a Parigi, non la vedo mai. Ha cinque figli. Non li ho mai visti.” Nuovamente un lungo silenzio. E poi “… Non c’è dubbio – Io sono un perseguitato… un lebbroso”. Silenzio.
“Apri la porta, e entra un nemico…” Silenzio. “Devo lasciarvi, ora… devo scrivere”. Mi mise alla porta.
16 commenti:
Ottimo lavoro. Grazie mille.
Harm Wulf
Grazie a te per la segnalazione!
Saluti da in mezzo al Tirreno,
Andrea
ecco perché mi piace passare da questo malefico blog!
...intervista interessante...
Céline offre sempre spunti su cui riflettere.
Grazie a tutti quelli che collaborano a questo blog, ormai non posso più farne a meno.E' l'unico modo per me di avere sempre notizie sul mio scrittore prediletto...
Maurizio Montanari
Stile, essenzialmente stile.
La forza irruenta di queste parole mi tengono, lo dico con stupore, inchiodato.
Cercherò di pubblicare qualcosa su Celinè.
Anche se un pò l'ho già fatto.
Mantenete vivo questo blog.
P.s. ho ricevuto 'Celinè in foto'.
Molto bello
Maurizio
Modena
nn voglio fare la voce fuori dal coro, anzi. sn il primo ad attendere cn trepidazione un'altra nuova intervista pubblicata di Céline, e ringrazio Andrea della traduzione e del lavoro. Ma una piccola osservazione dopo tante letture fatte credo sia lecita: può essere che non ci sia UNO, ma dico UNO, uno solo, dei giornalisti che hanno intervistato Céline che sappia tenergli testa, anche solo per un po'???
le interviste allo scrittore seguono tutte un iter ben definibile: domande idiote---> risposte eccezionali, sarcastico-satiriche di Céline---> Cronista cade dalle nuvole--->nuovo depistaggio céliniano---> soffocamento--->Fine, ovviamente tutto costellato di perle e aforismi del maestro a piene mani. capisco che Céline fosse un MONSTRUM, ok, ma sarebbe molto più intrigante leggere un'intervista dove almeno per le prime domande ci sia un po' di duello, di partita da giocare. sti giornalisti sembrano il Professor Y dell'omonimo romanzo satirico di Céline. ma sn tutti dei Bruno Vespa camuffati nella storia! e in più sn anche spesso molto poco informati. e poco furbi. cm si fa a nn controbattere nulla a Céline quando sostiene di scrivere per motivi di finanza famigliare? uno che scrive e riscrive le sue pagine fino all'esaurimento, nemico pubblico numero 1 della pubblicità, dei Romanzi "commercial-pubblicitari"... quanti poteva scriverne al giorno???
Céline amava fare il clochard rinnegato, o forse amava recitare parossisticamente sé stesso fino all'eccesso, ma nn credo gli si sia mai avvicinato un giornalista davvero capace e preparato a fargli delle domande. forse ci saremmo divertiti ancora ancora ancora di più!
d'accordo con Davide, però, senza dubbio, c'è da riconoscere che Cèline fosse un personaggio scomodissimo da intervistare; e che, - forse a causa dell'aura infamatoria che l'avvolgeva e che gli sembrava perfettamente sproporzionata, affinò meglio quella sensibilità e quell'abilità di riconoscere "le buone intenzioni della canaglia" e, in qualità di giocoliere della parola, ne disorientava immediatamente lo spirito; non soltanto con la sua sottigliezza metafisica, sinistra, ma anche con la sua caricatura; sia quando schernisce i fabbricanti di ideologie, religioni, sia quando sbeffeggia l'ortodossia della modernità, il conformismo della letteratura ecc..
è probabile che tale sensibilità lo inducevano spesso a un tono che, a giudizio dei "tanti", faceva troppo sentire la superiorità, ma è anche probabile che, suo malgrado, non ebbe mai l'opportunità di confrontarsi con un vero reporter in grado di sottoporre alla sua volontà l'animo di un demone fuggitivo "urtato" da una malinconia irritata, un postulato dei nervi, una natura esiliata.
il fascino dello scandalo Cèline testimonia piuttosto una verità bizzarramente travestita, un apparente paradosso, che non vuole camminare a fianco della folla.
saluti cèliniani
Aldo T.
però nello splendido libro Céline-Polemiche- edito da Guanda 1995 ci sono vari intervistatori, alcuni pro Céline, alcuni "sottomessi" e altri in contraddittorio deciso. Te lo consiglio, Davide.
ti ringrazio della segnalazione sisyphus, nn mancherò di acuistare questo libro, se lo trovo.
un saluto
è qui:
http://www.maremagnum.com/showPage.php?template=ITEM2&id=60954088
:-)
Ciao,
Andrea
grazie mille Andrea,
:-)
un saluto
...dopo che hai letto Céline, chi altri puoi leggere?
Domanda seria, non retorica...
Consigliatemi qualcun altro, grazie.
il Cormac McCarthy di Meridiano di sangue... oppure James Ellroy... il Bukowski di Shakespeare non l'avrebbe mai fatto... Boris Vian con Sputerò sulle vostre tombe oppure Agota Kristof con la Trilogia della città di K.
Sputerò è molto carino, se poi pensate che era praticamente "solo" un divertissement...
Recentemente ho letto "Sotto il culo della rana" di Tibor Fischer e "L'incredibile viaggio di Pomponio Flato" di Mendoza: certamente non delle pietre miliari della letteratura di tutti i tempi :-) ma strabellissimi!
Approposito, invece classicoso è:
Roger Nimier (grande amico del Nostro), "Le Spade". Molto bello, rigoroso, estroso e cupo come sarebbe piaciuto al dr. Destouches.
...ho preso nota dei suggerimenti...
grazie ancora!
ciao a tutti i lettori...
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