Il film di Emmanuel Bourdieu e con Denis Lavant recensito da Andrea Lombardi su Il Primato Nazionale (cliccare QUI per andare alla recensione).
L'opera di Céline in brevi schede bibliografiche, estratti, notizie e interviste.
domenica 31 gennaio 2016
giovedì 7 gennaio 2016
Intervista ad Andrea Lombardi su Louis-Ferdinand Céline (Andrea C., Wrong, luglio 2015)
Stenio Solinas e Andrea Lombardi, 2021.
"Chi passa da queste parti sa bene quanto spazio e tempo dedico a Louis-Ferdinand Céline, ai suoi libri e a quelli a lui dedicati. Senza di lui cosa sarei mai stato. Lungo il cammino céliniano mi è capitato di incontrare un blog: http://lf-celine.blogspot.ch interamente dedicato allo scrittore francese e curato da Andrea Lombardi. Andrea oltre a curare il blog ha curato ultimamente anche il bellissimo libro di Dominque Roux "La morte di Céline" (Lantana). Spero tanto che questa intervista vi possa lasciare qualche suggestione, vi stuzzichi a leggere Céline e a tenere d'occhio il blog di Andrea.
Poi fate quello che volete, ovviamente.
Andrea C."
Ciao Andrea, vorrei intanto chiederti: come è nato il tuo amore per Céline e con quale libro è scattata la folgorazione? E in cosa sta secondo te la grandezza dello scrittore francese? E perché leggerlo ancora oggi?
Ciao a tutti! Guarda, il primo libro che lessi di Céline fu il Viaggio, e abbastanza da giovane - quindi nella migliore condizione perché questo libro mi mostrasse la vita per quella che è. Dopo, si è troppo stronzi, troppo furbi, troppo stanchi, per capire a fondo Céline! La “folgorazione” per tutta l'opera céliniana scattò tuttavia qualche tempo dopo, con Mea Culpa, che per me rappresenta in assoluto, nelle sue poche pagine, il vero “Céline contro tutti”. Ma la grandezza di Céline non è solo la sua vis polemica e il suo sguardo inesorabilmente clinico, “medicale”, sulla società, ma nel suo essere un innovatore del linguaggio, con le sue due rivoluzioni (come se una non bastasse!): l'argot dei primi due romanzi, e la “scrittura emozionale” dai pamphlet alla Trilogia del Nord. Ciò basta e avanza per leggerlo oggi, in questi tempi di analfabetismo di ritorno, sia tra la gente comune che tra i presunti letterati.
Gli opportunisti tendono a separare in due l’opera di Céline: la prima parte più “accettabile” (Viaggio al termine della notte, Morte a credito), la seconda più “censurabile” e meno letta coi pamphlet, la Trilogia del Nord, etc. Quando e come finalmente si uscirà da questo fraintendimento?
Mah, a parte irrimediabili casi di strabismo intellettuale, in Francia e altre parti del mondo questo superamento c'è fortunatamente già stato: particolarmente in Francia, dove negli ultimi anni non passa mese senza che compaia un libro, un documentario, un convegno su Céline. Qua in Italia, mentre sino agli anni '80 vi era una critica – seppur militantemente militarizzata - “alta”, negli ultimi tempi si sono fatti parecchi passi indietro, a parte Stenio Solinas e Massimo Raffaeli, i quali, da ormai decenni e da posizioni intellettuali e politiche diverse, danno sempre nei loro scritti un'immagine di Céline e della sua opera accurata, pur senza sconti. Ultimamente, poi, osservo dei tentativi – certamente in buona fede, ma egualmente deleteri – di sdoganare Céline in senso presuntamente positivo, ma in realtà piegandolo per l'ennesima volta a una visione personale eccessivamente faziosa: emblematici in tal senso la biografia di Céline di Marina Alberghini, che trascura le compromissioni di Céline con la stampa collaborazionista e antisemita negli anni '30-'40 e i suoi propositi antisemiti sconvolgenti gli stessi tedeschi occupanti Parigi (vedi le testimonianze dei funzionari Epting e Heller, e del Colonnello SS Bickler) oltre i pamphlet e le sue affermazioni “politicamente scorrette” delle lettere e interviste nel secondo dopoguerra (la Alberghini è arrivata addirittura a mettere in dubbio l'esistenza del Dottore Alexandre Gentil, dopo che emerse nel 2011 il carteggio tra Céline e quest'ultimo, dove Céline ribadiva le sue posizioni diciamo "politicamente scorrette" sugli ebrei, Nota di AL) per presentare un Céline “solo” anticomunista, a Stefano Lanuzza che piega Céline a un'immagine libertaria e “di sinistra” sulle basi di capziose citazioni, preferendo ignorare l'intera biografia di Céline, specie le sue scelte personali se non politiche negli anni '30, e il suo attaccamento a una visione “franco-tedesca” dell'Europa, ribadito ancora nelle sue interviste nel 1957 e 1961 a Meudon: Céline non era certo un fan del Nazismo, ma certamente neanche del marxismo-leninismo... 'Sì, credevo che bisognava farla, l’Europa! Vedo che ci provano adesso, a farla! Troppo tardi... Mica una risciacquata di piatti, la storia... Adesso mica la puoi fare, l’Europa. Quando c’era l’esercito tedesco, allora sì. Se lo sono fottuto! Bel capolavoro, fottersi l’esercito tedesco! Finito, non c’è più. E vogliono l’Europa, adesso. Con cosa la fai? C’è mica più! Bene! È questo che dicevo. Mi pareva geniale, sta pensata. Mica l’ho mai amato Hitler, io. Gli ho detto ciccia, in Bagatelles. Coglione come gli altri, ma ci aveva il virus. Uguale a Doriot, a Mollet, a Nasser, uguale a tutti sii politici. Bene. “Homo politicus”, caso raro, ma già noto. “L’Europa sono io!” Sì, ma tanto l’avrebbero fatto fuori! Sì che l’avrebbero fatto fuori, una volta esaurito il compito, e poi l’avrebbero rimpiazzato. Intanto lui però faceva qualcosa di costruttivo, faceva l’Europa, un’Europa franco-tedesca.'. Dalla sua folgorante intervista a Madeleine Chapsal de “L'Express” del 1957. E, intendiamoci, non è una citazione scelta oculatamente (vedi sopra): ce ne sono decine simili, oltre, ripeto la sua intera vita dagli anni '30 in poi. Per capirci, altri avrebbero estratto la sola frase “Mica l’ho mai amato Hitler, io. Gli ho detto ciccia, in Bagatelles”, ignorando il resto, per farlo passare come “di sinistra”.
Pur non volendo “etichettarlo”, una definizione che mi pare azzeccata è questa: Céline era un uomo dell'800, con un patriottismo alla “libro Cuore”: conservatore all'esterno, e, sommato a questo, libertario nella vita privata.
Come è nata l’idea di aprire un blog interamente dedicato a Céline? E, onestamente, credi che lui lo avrebbe apprezzato?
L'idea è stata totalmente fortuita, stavo giusto sperimentando la piattaforma Blogger; ma appena dopo i primi post mi sono reso conto, vista la reazione entusiastica dei lettori, di aver riempito un vuoto telematico. Da qui, assieme all'esperto céliniano Gilberto Tura, abbiamo allora continuato a offrire a una sempre crescente platea di céliniani scritti, ricordi e interviste inedite, notizie e novità bibliografiche su Céline e le sue opere. Se avrebbe apprezzato? Ahahahah, sì, credo di sì, l'uomo era meno scontroso di quel che si creda, specie con chi non intendesse costruirgli altarini o sfruttarlo come megafono per le proprie ideuzze.
Hai curato libri su Céline, fra cui Louis-Ferdinand Céline in foto (Effepi) e La morte di Céline (Lantana) di Dominique De Roux. Ti va di raccontare come sono nati e come ci hai lavorato? E quanta ostilità si respira oggi nel mondo dell’editoria rispetto a Céline?
Il Louis-Ferdinand Céline in foto mi sembrava opportuno per presentare non solo una certa mole di interessanti immagini di Céline dall'infanzia a Meudon, passando per gli anni da medico e inviato della SdN agli anni '30, ma anche tutta una serie di ricordi e interviste inedite in italiano.
Il far uscire La morte di Céline era per me una priorità ancor maggiore vista l'enorme importanza avuta da questo libro di Dominique de Roux, uscito nel 1966 e incredibilmente non ancora tradotto in italiano, per avviare un dibattito su Céline e i suoi libri, stabilendo delle linee guida oltre la banalità del “Céline buono/cattivo” da te ricordato prima. Inoltre, è un libro straordinario, scritto come un flusso di coscienza che spinge il lettore non solo in fondo all'animo di Céline ma anche in fondo a quel secolo che non passa e non passerà mai, il Novecento. Per la traduttrice Valeria Ferretti e per me è stato un compito faticoso ma anche un onore rendere in italiano questa discesa nell'oscurità e nei suoi protagonisti, evocati paragrafo dopo paragrafo da de Roux non come vuoto sfoggio d'erudizione ma per sprofondare il lettore in questo viaggio al termine della letteratura, quella vera.
Non credo che oggi ci sia una esplicita ostilità per Céline nell'editoria italiana. Ormai gli editor e i consulenti redazionali sono troppo ignoranti e squallidamente conformisti per essere “ostili”.
Come e dove sei riuscito a presentare questi libri? E l’accoglienza come è stata?
A parte l'ultima presentazione del La morte di Céline, fatta alla libreria Fahrenheit 451 di Roma, certamente non tacciabile di simpatie destrorse, e due al Caffè Rigodon di Rieti dell'amico regista teatrale Alessandro Cavoli, la maggior parte delle molte presentazioni e conferenze (la mia conferenza-cavallo di battaglia è “L.-F. Céline, profeta dell'Apocalisse”) che ho fatto negli ultimi anni le ho fatte in ambiti “non conformi”, come sedi di CasaPound (in tutta Italia, da Trento a Lanciano passando per Milano, Padova, Novara...) e il Foro 753. Ho sempre trovato lì un pubblico giovane e attento; non ho remore a presentare questi libri in sedi o librerie più “di sinistra”, ma ho ricevuto appunto sempre pochissime proposte in tal senso. D'altronde - perdonatemi la battuta - Céline scrisse a Élie Faure nel 1933: “La mia sola e unica preoccupazione è solo di raggiungere il maggior numero di lettori e tutto considerato preferisco quelli di destra. I lettori di sinistra sono così convinti delle loro verità marxiste che non gli si può comunicare nulla. Sono molto più chiusi che a destra”.
Cosa ne pensi di operazioni (che io ho personalmente non ho per niente apprezzato) come gli spettacoli teatrali messi in scena ultimamente?
Quella di Elio Germano e Teho Teardo? L'ho vista a Torino, mi aveva gentilmente invitato il teatro vista la mia attività di divulgazione céliniana. Non mi è piaciuto gran che sia come recitazione sia per l'”intervento” elettro-industrial di Teardo, un synth e loop un po' banalotti. Ma (credo la capiranno solo gli addetti ai lavori noise-industrial) il mio metro di giudizio sono Wars of Islam e Slogun degli SPK, quindi potrei essere troppo ingeneroso verso Teardo.
C’è qualche scrittore contemporaneo che accosteresti per temperamento, stile, libertà totale a Céline?
Forse giusto Michel Houllebecq, nonostante le sue prese di distanza da Céline, specie in Piattaforma, secondo me il suo migliore con La carta e il territorio. E il suo libretto, fantastico, su HP Lovecraft.
Non ti limiti solo a Céline, perché per esempio insieme in altri ti sei speso per la ristampa de La Distruzione di Dante Virgili e una degna tumulazione di quest'uomo. Come è nata questa iniziativa e quali sono gli altri libri/autori che stai cercando di diffondere? E come si possono recuperare?
Ciao Andrea, vorrei intanto chiederti: come è nato il tuo amore per Céline e con quale libro è scattata la folgorazione? E in cosa sta secondo te la grandezza dello scrittore francese? E perché leggerlo ancora oggi?
Ciao a tutti! Guarda, il primo libro che lessi di Céline fu il Viaggio, e abbastanza da giovane - quindi nella migliore condizione perché questo libro mi mostrasse la vita per quella che è. Dopo, si è troppo stronzi, troppo furbi, troppo stanchi, per capire a fondo Céline! La “folgorazione” per tutta l'opera céliniana scattò tuttavia qualche tempo dopo, con Mea Culpa, che per me rappresenta in assoluto, nelle sue poche pagine, il vero “Céline contro tutti”. Ma la grandezza di Céline non è solo la sua vis polemica e il suo sguardo inesorabilmente clinico, “medicale”, sulla società, ma nel suo essere un innovatore del linguaggio, con le sue due rivoluzioni (come se una non bastasse!): l'argot dei primi due romanzi, e la “scrittura emozionale” dai pamphlet alla Trilogia del Nord. Ciò basta e avanza per leggerlo oggi, in questi tempi di analfabetismo di ritorno, sia tra la gente comune che tra i presunti letterati.
Gli opportunisti tendono a separare in due l’opera di Céline: la prima parte più “accettabile” (Viaggio al termine della notte, Morte a credito), la seconda più “censurabile” e meno letta coi pamphlet, la Trilogia del Nord, etc. Quando e come finalmente si uscirà da questo fraintendimento?
Mah, a parte irrimediabili casi di strabismo intellettuale, in Francia e altre parti del mondo questo superamento c'è fortunatamente già stato: particolarmente in Francia, dove negli ultimi anni non passa mese senza che compaia un libro, un documentario, un convegno su Céline. Qua in Italia, mentre sino agli anni '80 vi era una critica – seppur militantemente militarizzata - “alta”, negli ultimi tempi si sono fatti parecchi passi indietro, a parte Stenio Solinas e Massimo Raffaeli, i quali, da ormai decenni e da posizioni intellettuali e politiche diverse, danno sempre nei loro scritti un'immagine di Céline e della sua opera accurata, pur senza sconti. Ultimamente, poi, osservo dei tentativi – certamente in buona fede, ma egualmente deleteri – di sdoganare Céline in senso presuntamente positivo, ma in realtà piegandolo per l'ennesima volta a una visione personale eccessivamente faziosa: emblematici in tal senso la biografia di Céline di Marina Alberghini, che trascura le compromissioni di Céline con la stampa collaborazionista e antisemita negli anni '30-'40 e i suoi propositi antisemiti sconvolgenti gli stessi tedeschi occupanti Parigi (vedi le testimonianze dei funzionari Epting e Heller, e del Colonnello SS Bickler) oltre i pamphlet e le sue affermazioni “politicamente scorrette” delle lettere e interviste nel secondo dopoguerra (la Alberghini è arrivata addirittura a mettere in dubbio l'esistenza del Dottore Alexandre Gentil, dopo che emerse nel 2011 il carteggio tra Céline e quest'ultimo, dove Céline ribadiva le sue posizioni diciamo "politicamente scorrette" sugli ebrei, Nota di AL) per presentare un Céline “solo” anticomunista, a Stefano Lanuzza che piega Céline a un'immagine libertaria e “di sinistra” sulle basi di capziose citazioni, preferendo ignorare l'intera biografia di Céline, specie le sue scelte personali se non politiche negli anni '30, e il suo attaccamento a una visione “franco-tedesca” dell'Europa, ribadito ancora nelle sue interviste nel 1957 e 1961 a Meudon: Céline non era certo un fan del Nazismo, ma certamente neanche del marxismo-leninismo... 'Sì, credevo che bisognava farla, l’Europa! Vedo che ci provano adesso, a farla! Troppo tardi... Mica una risciacquata di piatti, la storia... Adesso mica la puoi fare, l’Europa. Quando c’era l’esercito tedesco, allora sì. Se lo sono fottuto! Bel capolavoro, fottersi l’esercito tedesco! Finito, non c’è più. E vogliono l’Europa, adesso. Con cosa la fai? C’è mica più! Bene! È questo che dicevo. Mi pareva geniale, sta pensata. Mica l’ho mai amato Hitler, io. Gli ho detto ciccia, in Bagatelles. Coglione come gli altri, ma ci aveva il virus. Uguale a Doriot, a Mollet, a Nasser, uguale a tutti sii politici. Bene. “Homo politicus”, caso raro, ma già noto. “L’Europa sono io!” Sì, ma tanto l’avrebbero fatto fuori! Sì che l’avrebbero fatto fuori, una volta esaurito il compito, e poi l’avrebbero rimpiazzato. Intanto lui però faceva qualcosa di costruttivo, faceva l’Europa, un’Europa franco-tedesca.'. Dalla sua folgorante intervista a Madeleine Chapsal de “L'Express” del 1957. E, intendiamoci, non è una citazione scelta oculatamente (vedi sopra): ce ne sono decine simili, oltre, ripeto la sua intera vita dagli anni '30 in poi. Per capirci, altri avrebbero estratto la sola frase “Mica l’ho mai amato Hitler, io. Gli ho detto ciccia, in Bagatelles”, ignorando il resto, per farlo passare come “di sinistra”.
Pur non volendo “etichettarlo”, una definizione che mi pare azzeccata è questa: Céline era un uomo dell'800, con un patriottismo alla “libro Cuore”: conservatore all'esterno, e, sommato a questo, libertario nella vita privata.
Come è nata l’idea di aprire un blog interamente dedicato a Céline? E, onestamente, credi che lui lo avrebbe apprezzato?
L'idea è stata totalmente fortuita, stavo giusto sperimentando la piattaforma Blogger; ma appena dopo i primi post mi sono reso conto, vista la reazione entusiastica dei lettori, di aver riempito un vuoto telematico. Da qui, assieme all'esperto céliniano Gilberto Tura, abbiamo allora continuato a offrire a una sempre crescente platea di céliniani scritti, ricordi e interviste inedite, notizie e novità bibliografiche su Céline e le sue opere. Se avrebbe apprezzato? Ahahahah, sì, credo di sì, l'uomo era meno scontroso di quel che si creda, specie con chi non intendesse costruirgli altarini o sfruttarlo come megafono per le proprie ideuzze.
Hai curato libri su Céline, fra cui Louis-Ferdinand Céline in foto (Effepi) e La morte di Céline (Lantana) di Dominique De Roux. Ti va di raccontare come sono nati e come ci hai lavorato? E quanta ostilità si respira oggi nel mondo dell’editoria rispetto a Céline?
Il Louis-Ferdinand Céline in foto mi sembrava opportuno per presentare non solo una certa mole di interessanti immagini di Céline dall'infanzia a Meudon, passando per gli anni da medico e inviato della SdN agli anni '30, ma anche tutta una serie di ricordi e interviste inedite in italiano.
Il far uscire La morte di Céline era per me una priorità ancor maggiore vista l'enorme importanza avuta da questo libro di Dominique de Roux, uscito nel 1966 e incredibilmente non ancora tradotto in italiano, per avviare un dibattito su Céline e i suoi libri, stabilendo delle linee guida oltre la banalità del “Céline buono/cattivo” da te ricordato prima. Inoltre, è un libro straordinario, scritto come un flusso di coscienza che spinge il lettore non solo in fondo all'animo di Céline ma anche in fondo a quel secolo che non passa e non passerà mai, il Novecento. Per la traduttrice Valeria Ferretti e per me è stato un compito faticoso ma anche un onore rendere in italiano questa discesa nell'oscurità e nei suoi protagonisti, evocati paragrafo dopo paragrafo da de Roux non come vuoto sfoggio d'erudizione ma per sprofondare il lettore in questo viaggio al termine della letteratura, quella vera.
Non credo che oggi ci sia una esplicita ostilità per Céline nell'editoria italiana. Ormai gli editor e i consulenti redazionali sono troppo ignoranti e squallidamente conformisti per essere “ostili”.
Come e dove sei riuscito a presentare questi libri? E l’accoglienza come è stata?
A parte l'ultima presentazione del La morte di Céline, fatta alla libreria Fahrenheit 451 di Roma, certamente non tacciabile di simpatie destrorse, e due al Caffè Rigodon di Rieti dell'amico regista teatrale Alessandro Cavoli, la maggior parte delle molte presentazioni e conferenze (la mia conferenza-cavallo di battaglia è “L.-F. Céline, profeta dell'Apocalisse”) che ho fatto negli ultimi anni le ho fatte in ambiti “non conformi”, come sedi di CasaPound (in tutta Italia, da Trento a Lanciano passando per Milano, Padova, Novara...) e il Foro 753. Ho sempre trovato lì un pubblico giovane e attento; non ho remore a presentare questi libri in sedi o librerie più “di sinistra”, ma ho ricevuto appunto sempre pochissime proposte in tal senso. D'altronde - perdonatemi la battuta - Céline scrisse a Élie Faure nel 1933: “La mia sola e unica preoccupazione è solo di raggiungere il maggior numero di lettori e tutto considerato preferisco quelli di destra. I lettori di sinistra sono così convinti delle loro verità marxiste che non gli si può comunicare nulla. Sono molto più chiusi che a destra”.
Cosa ne pensi di operazioni (che io ho personalmente non ho per niente apprezzato) come gli spettacoli teatrali messi in scena ultimamente?
Quella di Elio Germano e Teho Teardo? L'ho vista a Torino, mi aveva gentilmente invitato il teatro vista la mia attività di divulgazione céliniana. Non mi è piaciuto gran che sia come recitazione sia per l'”intervento” elettro-industrial di Teardo, un synth e loop un po' banalotti. Ma (credo la capiranno solo gli addetti ai lavori noise-industrial) il mio metro di giudizio sono Wars of Islam e Slogun degli SPK, quindi potrei essere troppo ingeneroso verso Teardo.
C’è qualche scrittore contemporaneo che accosteresti per temperamento, stile, libertà totale a Céline?
Forse giusto Michel Houllebecq, nonostante le sue prese di distanza da Céline, specie in Piattaforma, secondo me il suo migliore con La carta e il territorio. E il suo libretto, fantastico, su HP Lovecraft.
Non ti limiti solo a Céline, perché per esempio insieme in altri ti sei speso per la ristampa de La Distruzione di Dante Virgili e una degna tumulazione di quest'uomo. Come è nata questa iniziativa e quali sono gli altri libri/autori che stai cercando di diffondere? E come si possono recuperare?
Quella è stata una di quelle iniziative che intraprendi con un “Perchè no?” picaresco e poi ti rendi conto dopo della loro importanza. Il momento della sua tumulazione nel loculo in pochi, in una grigia mattinata di pioggia, tra le architetture da Festung del deserto dei Tartari del Musocco, con la cassetta dei resti ricoperta dalla Reichskriegsflagge, e l'eco del “E LA FIAMMA GIGANTESCA SI ESTENDE SU TUTTA L'EUROPA” nell'ala deserta del cimitero... Ringrazio l'anarchico-controcorrente-iniziatico Gerardo de Stefano per avermi coinvolto nel salvataggio del nichilista e nazista Virgili e del suo La Distruzione: non sarà sicuramente stato un Céline italiano, ma certe sue pagine hanno quell'autentico sapore sulfureo, quell'oscurità omniconsumante che i Jonathan Littell con lo scandaletto delle sue Benevole possono solo sognarsi di avere.
A parte Céline mi interesso principalmente di storia militare, ma mi interessano molto i “vuoti”, gli interstizi, o tout court i meccanismi di funzionamento dietro le ordinatissime società occidentali, templi laici dei “diritti della persona”. Tempo fa abbiamo pubblicato, per esempio, la traduzione di un libro di riferimento sugli esperimenti nucleari americani e sulle loro vittime militari e civili, Cavie umane, e uno sulle trasmissioni in onde corte usate dalle spie “dormienti” dagli anni della Guerra Fredda a oggi, Spionaggio in onde corte, stilato sulla base di documenti desecretati e ricerche decennali di radioamatori, con un elenco delle frequenze usate e un CD allegato con l'audio delle trasmissioni, e uno sul culto-setta apocalittico The Process. Prima o poi scriverò un libro sui Riots, le rivolte, dalle jacquerie a Watts Town ai riot dopo la sentenza Rodney King a Los Angeles nel 1992, 54 morti, 2.500 feriti... molto più interessanti delle Rivoluzioni, quelle che per Maurice Bardéche finiscono “regolarmente con un bel regime autoritario, luccicante di elmetti, stivali, spalline e adornato di aguzzini con una certa larghezza”.
Come si sentirebbe Céline oggi? E tu come ti senti in quest'Italia del 2015?
Ah, credo che sarebbe incapace di odiare questi tempi come aveva odiato allora i suoi. Troppa stupidità oggi, di una ridondanza veramente eccessiva. Non credo riterrebbe che ne varrebbe la pena.
Io? Un testimone del Nulla. Ma quello sano, non quello della “poltiglia sociale” che ci circonda oggi.
Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi da Andrea Lombardi?
Altri fallimenti. “Fallire ancora, fallire meglio”.
Lugano, Meudon, luglio 2015.
venerdì 1 gennaio 2016
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