lunedì 6 febbraio 2012

Recensione a Viaggio al termine della notte di Elio Germano

GELO IN SALA
GERMANO, L'ATTORE CHE SE NE INFISCHIA DEL PUBBLICO

DI FRANCESCA BARAGHINI

 «Se per qualcuno è stata un'immensa rottura di palle me ne frego». Elio Germano, uno degli attori più amati d'Italia, è fatto cosi. Parla poco e non ama le interviste. Schivo quanto basta per fare breccia nel cuore delle fan, anche se gli interessa poco: «Se piaccio bene e se non piaccio amen».
Filosofia di un 32enne. L'ultimo progetto si chiama "Viaggio al termine della notte", andato in scena giovedì al Politeama Genovese. Cinquanta minuti di Louis Ferdinand Celine in chiave Germano, accompagnati da una chitarra elettrica e un violoncello. Risultato? Pochi applausi e qualche commento deluso in platea. «Ma io non voglio essere capito» dice lui «mi sembra sia andata bene, sono soddisfatto. Il mio obiettivo è che la gente rifletta».
Perché senza Germano non succede? «Ma certo» sorride «però il teatro serve a mettersi in discussione e io odio i pensieri pre confezionati, lascio libera interpre-tazione». Eppure qualcuno è rimasto perplesso. Il pubblico si è spaccato: dove voleva arrivare? «Non voglio arrivare da nessuna parte»       risponde piccato «solo allenare le persone a provare qualcosa. Sono   convinto che       nello sforzo si possa crescere». Già, crescere.
A cominciare con "Viaggio al termine della notte" di Celine. Flash back letti sul palco illuminato solo da una lampadina. Voglia di crescere per uno degli attori più eclettici del cinema italiano? »Ma no, io voglio rimanere piccolo» ride Germano con le mani infilate nei jeans «faccio tante cose nella vita, non saprei rispondere». Ci pensa e poi aggiunge: «Semmai mi stimola parlare di temi che dovrebbero aiutarci a superare certi ostacoli».
Si tocca i capelli con fare timido quando prova a spiegare i suoi pensieri. Crede davvero di essere piaciuto? «Io faccio quello che mi piace» si fa serio «credo di sì, ma alla fine chissenefrega». Un «chissenefrega» sibilato veloce e con accento romano. E se dall'altra parte c'è un pubblico che torna a casa senza avere avuto il tempo di un intervallo, poco importa. Le signore perdonano facilmente quando si tratta di uno come Germano. Bello, dannato e pieno di rabbia in tutti i personaggi che interpreta. Fascino da bullo? Tanto lui se ne frega.

Dal Secolo XIX di Genova, 4 febbraio 2012.

E qui una intervista a Germano (anche) su Céline: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/02/elio-germano-porta-celine-teatro-%E2%80%9Calla-crisi-economica-risponde-liberismo%E2%80%9D/188606/

21 commenti:

Gabollo ha detto...

Visto ieri sera a Correggio(RE),confesso che ero preparato a una delusione...certo non è facile condensare lo spirito del Viaggio in 50 minuti di testi e musica...la scelta dei brani è parziale,concentrata sul "pacifismo"cèliniano...presuppone una buona conoscenza delle tematiche dell'autore per evitare fraintendimenti...dove Germano riesce meglio è nel trasmettere la rabbia céliniana,il gusto per il paradosso,per il grottesco,l'analisi impietosa dell'umana condizione...belle anche le musiche di accompagnamento,suoni stranianti e strazianti,capaci di evocare nella mia testa,chiudendo gli occhi,immagini del Viaggio...
Criticabile (come tutto d'altronde)ma da incoraggiare,ce ne fossero di artisti con questo coraggio (o sfrontatezza,che non è necessariamente un difetto)...il mio migliore complimento è il disappunto provato al termine dei 50 minuti,avrei ascoltato ancora volentieri...
P.S.Per la cronaca a Correggio,piccolo teatro di provincia tutto esaurito malgrado i -10° e applausi a scena aperta

Andrea Lombardi ha detto...

Grazie del commento; proprio un paio di giorni fa stavo dicendo più o meno le stesse cose: uno spettacolo interessante, forse troppo breve e concentrato troppo sulla 1a guerra mondiale: scelta voluta espressamente da Germano: infatti mi disse che una delle motivazioni di questa sua interpretazione era riflettere attraverso Céline sulla violenza e sulla violenza nella nostra società. Forse il limite maggiore dello spettacolo è proprio nel puntare quasi solo su questo aspetto nella selezione dei brani e nella loro presentazione interpretativa-musicale.

E probabilmente l'altro "scoglio" per alcuni potrebbe essere la modulazione della voce di Germano e il suo ricorrere al microfono con effetti, distorsioni, etc.: credo che non siano gli strumenti migliori per evocare il "parlato-scritto" o l'"emozione" céliniana; come scrive invece Gabollo, le voci cupe e distorte, sono uno strumento certamente utile (anche se un po' "telefonato", per gli addetti ai lavori) per trasmettere "la rabbia céliniana".

D'altra parte, secondo me una utile guida sul come leggere Céline, e senza effetti, musiche, synth, etc, è ascoltando e vedendo le interviste a Céline stesso.

Ciao,

Andrea

Gabollo ha detto...

Fa piacere che abbiamo ricevuto impressioni simili.A me non ha dato troppo fastidio l'uso che Germano fa della sua voce,che mi ha riportato però più che al Viaggio al Céline successivo,quello dei pamphlet come quello di Morte a credito o della trilogia del Nord,l'uomo rabbioso e che si compiace di esserlo,delirante,che grida,ringhia,borbotta,non si capisce se si rivolge a te o se parla da solo o se maledice un dio in cui non crede...penso che queste opere,grazie alla famosa"musica"si prestino in un qualche modo ad essere interpretate a voce alta,"parlate",certo più del Viaggio,la cui struttura è ancora più tradizionale.
Visti i tempi che attraversiamo avrei forse trovato più attuale sottolineare la violenza esercitata attraverso i sistemi sociali,il suo orrore per il fordismo,la diffidenza e la repulsione che gli ispirano gli States con la loro esaltazione del "fare"e il loro atteggiamento estatico nei confronti del denaro...
Come si sarebbe divertito oggi LFC a sbertucciare i banchieri moralisti che ci impongono di tirare la cinghia e al contempo di consumare,i sensi di colpa collettiva che vengono calati su interi popoli da pulpiti non proprio credibili etc...
Chissà che qualcuno,Germano od altri,provi a cimentarsi nell'impresa,prima o poi.
Ciao
Gabriele

johnny doe ha detto...

Ragazzi,purtroppo non l'ho visto lo spettcolo,ma se devo giudicare dai vostri commenti di celiniani,non certo entusiasti,immagino che avrà pensato il resto del pubblico...applausi permettendo.
Purtroppo,lo confesso,sono prevenuto e sempre poco convinto dai readings e da questo genere di spettacoli.
Per Cèline poi le perplessità aumentano anche, come sottolineato,per la scelta dei brani e dalla impossibile resa del parlato scritto.
Mi chiedo cosa mai salterebbe fuori con il Joyce dell'Ulisse.
Certo,il coraggio non manca....e ovviamente su Germano non ho nulla da dire non avendolo ascoltato.

Già...meglio le interviste...

johnny doe ha detto...

Naturalmente sempre pronto a ricredermi.... mi auguro che qualcuno riprovi su altri testi del Nostro e riesca a renderne felicemente la magnifica petite musique.

Eh sì,la situazione attuale sarebbe certo pane sontuoso per i denti affilati di LFC !

Anonimo ha detto...

Ieri sera sono stato allo spettacolo all'elfo Puccini. Premesso che non sono un celiniano, nè tantomeno conosco le sue opere, ritengo che lo spettacolo di ieri sera sia stato un vero e proprio furto.
Pagare dei soldi per vedere (più che vedere sentire) 50 minuti di spettacolo di cui 25 minuti di musica e 25 minuti di lettura di un testo, a tratto urlati, mi sembra davvero un presa per i fondelli. Se l'attore non fosse stato elio germano cosa sarebbe successo?? Sarebbero volati pomodori a ripetizione....

Anonimo ha detto...

Ieri sera sono stato allo spettacolo all'elfo Puccini. Premesso che non sono un celiniano, nè tantomeno conosco le sue opere, ritengo che lo spettacolo di ieri sera sia stato un vero e proprio furto.
Pagare dei soldi per vedere (più che vedere sentire) 50 minuti di spettacolo di cui 25 minuti di musica e 25 minuti di lettura di un testo, a tratto urlati, mi sembra davvero un presa per i fondelli. Se l'attore non fosse stato elio germano cosa sarebbe successo?? Sarebbero volati pomodori a ripetizione....

Anonimo ha detto...

Anch'io ieri sera ero all'Elfo Puccini e magari non capirò molto di Celine, ma l'interpretazione (perchè di questo si tratta) a cui ho assistito (non solo di Germano, ma anche dei musicisti) ha toccato nel profondo le corde dell'emotività. L'unica critica?...un'ora non mi è bastata, quando mi sono alzata ero frastornata e avrei voluto durasse ancora l'incantamento...

Anonimo ha detto...

sei sicura di non esserti addormentata e di esserti svegliata dal frastuono della musica???
Per quanto riguarda Germano trovo un attore estremamente sopravvalutato...
poi se volgiamo fare i radical chic, non confondiamo e non attribuiamo ciò che non capiamo oppure ciò che è realmente brutto con questo termine

Jimmy ha detto...

Premetto, non ho visto lo spettacolo.
Ma ora,

come fate a esprimere un giudizio più o meno oggettivo su uno spettacolo del genere se a priori ammettete di non conoscere lo scrittore né tantomeno le sue opere?...

Ma sì...
andiamo a far degustazioni di vino atteggiandoci a sommelier quando in realtà siamo astemi.
E poi lamentiamoci del vino.
No?

Jimmy ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Se sei armato di cotanta protervia dubito che qualcosa o qualcuno riuscirà mai a "toccarti". Comunque è solo la mia opinione, (da radical chic forse), ma è da rispettare... come la tua del resto! :-)

Anonimo ha detto...

rispetto assolutamente il tuo commento....

jimmy purtroppo non ho letto Celine...sicuramente leggerò una sua opera, ma se leggessi bene quello che ho scritto non spareresti opinioni a caso....

non discuto l'opera, ritengo che se mi piace un libro lo leggo....discuto l'interpretazione di germano e i soldi richiesti per uno spettacolo di 45 minuti

Jimmy ha detto...

Cavolo, rileggendomi, sono risultato parecchio spocchioso alle mie stesse orecchie... Scusatemi.
A mia difesa, nell'altro commento che poi ho cancellato avevo preposto "con tutto il dovuto rispetto,[...]"

Ah, badate bene, c'ho mai capito niente manco io, di Céline. È che mi piace perder tempo sul web ;)

Scusandomi ancora vi chiederei però di assegnarvi una nomenclatura, che capite bene, diventa un po' complesso rispondere o battibeccare (si spera di no) con "Anomimo1", "Anonimo2" e così via.

Saluti céliniani :)

johnny doe ha detto...

"Ah, badate bene, c'ho mai capito niente manco io, di Céline..."

Se non é ironica,Jimmy,mi sa che anche tu ti trovi bene fra i degustatori...

Andrea Lombardi ha detto...

Ciao a tutti!

Proprio vero che Céline fa sempre discutere!

Mi raccomando, in accordo con lo spirito di(im)moderazione standard dei commenti del blog, massacratevi pure ma SEMPRE e SOLO con argomentazioni interessanti e non banali!

Allo stesso modo, se uno non vuole firmarsi liberissimo, ma, come suggerito, usate almeno un nom de plume sennò è difficile capire chi insulti chi! :-D

Ciao,

Andrea

Jimmy ha detto...

Nah, non mi diverto più.
Ve la do vinta.

E se mi specializzassi su Germano?
Qualche blog sull' Elio nazionale dovrà pur esserci...
Uhm... dite che è un homme à style o à message? Bah...
Ci capisco mica tanto neanche di Germano.

Anonimo ha detto...

isto un pezzo dello spettacolo su youtube, a me sembra un reading ben recitato e anche le musiche sembrano ben contestualizzate. Atmosfera comunque molto di più da Trilogia del Nord che da Viaggio... e in ogni caso non si possono chiedere trenta euro per 50 minuti di lettura

Anonimo ha detto...

Visto stasera all'Elfo di Milano. Che dire? Metà del tempo andato in musica e pochi i brani letti dall'attore. Céline è altro.
Meridiano

franz ha detto...

ieri sera all'elfo puccini ho assistito ad un bel concerto, musica davvero suggestiva (dal già apprezzato Teho Teardo) certo non delle atmosfere del Viaggio però...
purtroppo per l'impegno attoriale profuso non c'era nulla dell'argot celiniano in quelle letture fin troppo teatrali e non per le distorsioni vocali, interessanti dal punto di vista recitativo, quanto per la lontananza dal personaggio Céline.
nessun passaggio mi ha rievocato il Viaggio, ma devo dire che al di là della non riuscita trasposizione letterario-teatrale ho apprezzato l'omaggio che s'è fatto a Céline. magari qualcuno in sala, prima ignaro dell'esistenza del nostro grande, s'è lasciato paradossalmente incuriosire. c'erano molte ragazze ventenni e mi domandavo se avessero già incontrato Céline o se volessero incontrare Germano (...cattiva!)...

Anonimo ha detto...

BACKSTAGE di Camilla Tagliabue


PERCHÉ FAR TERMINARE
LA NOTTE?
«IL VIAGGIO che ci è dato è interamente immaginario… Basta chiudere
gli occhi», scrive Louis-Ferdinand Céline, legge Elio Germano.
L’attore prende alla lettera lo scrittore, e mette in scena un Viaggio al
termine della notte da godere a palpebre socchiuse, come il felice
«spettatore addormentato» di Flaiano: inutile opporre resistenza,
aspettare che gli interpreti si agitino sul palco, voler vedere una scenografia,
quantomeno le quinte, capire la trama, pretendere la luna. La
luna c’è, tra un riff di Teho Teardo e un accordo di Martina Bertoni.
Non è una recita, un dramma né una lettura questo Vi a g g i o , forse potrebbe
definirsi un concerto – certo di numinosa bellezza: Germano, già
trionfatore a Cannes 2010, e Teardo, blasonato musicista e compositore
(ad esempio, delle colonne sonore de Il DivoeLa ragazza del lago,
solo per citare due prestigiosi lavori), contro ogni pregiudizio e spocchia,
siedono pudicamente in scena, l’uno a una scrivania, l’altro, chitarra
in spalla, davanti a un sintetizzatore. Al loro fianco, abbracciata al
violoncello, Bertoni. È vero, son dimessi, le Camper ai piedi non proprio
eleganti, la regia è inesistente: ma lavorando per sottrazione, mettendo
in ombra, eclissando nella notte prima di tutto se stessi, i tre artisti fanno
spazio – solo così il pubblico può lasciarsi andare al proprio viaggio.
Il romanzo è ridotto all’osso: le parole di Céline si stemperano nella
musica e viceversa, in un unico flusso di suoni astrali. Germano-Bardamu
accompagna l’ascoltatore in un inferno terso: la guerra atroce,
un’Africa ributtante, le desolate vie parigine, l’America della catena di
montaggio… La partitura è tesa, dura poco meno di un’ora, ma «è difficile
arrivare all’essenziale, anche in quel che riguarda la guerra, la
fantasia resiste a lungo». Qui, viaggiare è perdersi, tra le righe come
nelle poltroncine di sala. Usciti da teatro resta solo da capire come non
far terminare la notte.
Viaggio al termine della notte, Milano, Teatro Elfo, fino al 19 febbraio;
poi in tournée a Roma, Palladium, dal 21 al 26 febbraio e a
Cagliari, Teatro Massimo, il 28 e 29 febbraio;

www. elfo. org

IL FATTO QUOTIDIANO, 17/02/2012, Saturno p.VIII