martedì 29 marzo 2011

Intervista a Céline, sottotitoli in italiano

Ecco questa bella intervista a Céline in francese, sottotitolata in italiano grazie al lavoro di editing dell'amico Thomas!



sabato 26 marzo 2011

Céline visto dal pittore Giovanni Bruzzi...



... "in esclusiva" per il nostro blog (di seguito, la sua descrizione dell'opera); Giovanni Bruzzi, qui il suo sito web, oltre a essere un rinomato pittore, è stato anche biscazziere fino agli anni '80, giramondo e "sceneggiatore" della partita a poker di "Regalo di Natale" di Avati e del suo seguito.

Un ringraziamento a Giovanni, e un buon fine settimana a tutti!
Andrea
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"Omaggio a Céline" (cm. 21 x cm. 29, china su carta).

Questo il significato:

Seconda Guerra Mondiale, il sole che tutto illumina è una macchia di sangue, nel mezzo si erge un'importante scritta CÉLINE, con i colori della bandiera Francese, come significativo testimone del periodo, che provoca però, anche una lunga ombra, ad evidenziare la discussa personalità dello scrittore.

Giovanni Bruzzi

domenica 20 marzo 2011

Céline, ritratto di Furio Cavallini

Il bravo pittore Furio Cavallini ha dedicato alcuni quadri a Céline; eccone uno, bellissimo:



Furio Cavallini è nato a Piombino (LI) nel 1929, abita e lavora in Toscana.
Nel 1952 tiene la sua prima mostra personale al Palazzo di Parte Guelfa a Firenze.
Nel 1957 alla Mostra Nazionale Premio del Fiorino di Firenze, gli viene assegnato il"Premio Editori e Stampatori".
Nel 1979 la Ripartizione Cultura del Comune di Milano gli organizza una mostra personale dal titolo "Immagini del Quotidiano".
Nel 1984 mostra antologica di disegni alla Fondazione Corrente di Milano.

giovedì 17 marzo 2011

In memoria di Moreno Marchi, di Gianni Donaudi









Ci è stato segnalato questo battagliero ricordo dello studioso céliniano Moreno Marchi (per Settimo Sigillo ha pubblicato, tra gli altri, i libri Con il sangue e con l'inchiostro - Scrittori collaborazionisti nella Francia occupata, I duri di Parigi - L'ideologia, le riviste, i libri e Céline - Drieu La Rochelle tra schermo e palcoscenico) che pubblichiamo volentieri:





Sono passati quattordici anni esatti dalla scomparsa dello scrittore e studioso sanremese Moreno Marchi, deceduto il 6 marzo 1997, sarà un caso?, lo stesso giorno del suicidio dello scrittore “collabò” francese Pierre Drieu La Rochelle, che Moreno amava molto.

Nato in Toscana nel 1951, Moreno era arrivato giovanissimo nella provincia di Imperia stabilendosi nella città dei fiori dove vivrà sino all’ultimo giorno ella sua vita. Dal 1968 in poi la cittadina ligure aveva risentito molto della contestazione (molto intensa se si calcola il numero degli abitanti per lo più di estrazione piccolo- medio borghese, sempre timorosi di spaventare i “cummenda” padani o nobili
decadenti che vengono a sperperare soldi al Casinò oltre a speculatori, arrivisti trasversali, riducendo le fasce più umili autoctone quasi alla tregua di “portoricani allo spaghetto”…

La sinistra rivoluzionaria di quegli anni a Sanremo, è grosso modo divisa in due tronconi. Vi è il P.C.d’ I.( m.l.) di osservanza mao- stalinista-albanese e l’Organizzazione dei Comunisti Libertari, guidati culturalmente dallo studente di filosofia Enrico Adler. Date le proprie origini anarchiche Moreno approderà in questi ultimi e data la vicinanza con la Francia la prevalente corrente libertaria sarà il Situazionismo di Guy De Bord (che, molto prima di Chomsky, analizzerà la “società dello Spettacolo”), che aveva tenuto il suo primo congresso italiano già nel 1957, e precisamente a Cosio d’Arroscia ( IM ), grazie anche all’aiuto del grande pittore Pinot
Galizio, scomparso nel 1964…. E il Situazionismo influenzerà anche Pino Bertelli, un ex operaio di Piombino che fonda la rivista “Tracce” con relativa casa editrice ….

Moreno Marchi è già comunque un attento estimatore di Max Stirner (e amico dello stesso Bertelli) e diventa un profondo studioso, scrive articoli, commedie e cura la pagina culturale dell’Eco della Riviera oltre a collaborare allo stesso “Tracce” (che nel frattempo darà alle stampe il “Mea Culpa” di Louis Fernand Céline). Moreno prende anche contatto con l’editore Alfredo M. Bonanno di Catania, titolare della rivista “Anarchismo” e nel 1982 da alle stampe “Fenomenologia unicistica del singolo” dove Moreno riflette sulle delusioni e i limiti degli anni della contestazione. Nel 1984 e ‘87 escono per ” Tracce” rispettivamente “Teoria del Contrasto” ed ” Exitialis” (entrasmbi con la prefazione di P. Bertelli) dove vengono presi in esame tutti i movimenti storici, e persino metastorici di ribellione. Per Moreno sembra secondario ribellarsi “contro Dio” (Lucifero) o “in suo nome” (Tomas Muntzer), in nome della Ragione (Robespierre, Saint- Just o Marat) o contro di essa, più recentemente in modo trasversale per “di$integrare il $i$tema”, borghese, omologante, consumistico ed ipereconomici$tico. IMPORTANTE E’ RIBELLARSI.

A questo punto è superfluo dare torto al filosofo cattolico Augusto del Noce, quando dal suo punto di vista,beninteso!, afferma che i movimenti estremi (alcuni dei quali con conseguenze totalitarie), quale sia lo schieramento, nascono tutti da una comune matrice nichilistica.

Nel 1993 la EdiAnLibe da alle stampe ! Fuori dal Cerchio Magico” (Stirner e l’Anarchia) dove accanto a interventi di Bertelli, di Bonano, di Passamani e di altri, Moreno marchi da il suo contributo con “Sum ergo cogito”. Ed è in quell’anno che Moreno, trascendendo ormai gli schemi e le dicotomie tradizionali della politica e dell’ideologia comincia a studiare gli scrittori “collabò” francesi, sopratutto Louis Fernand Cèline e Pierre Drieu La Rochelle, scrivendo diverse opere sull’argomento.

Ma a questo punto, si mostrerebbe un vero e proprio “sacrestano illetterato” chi in buona o in malafede e frettolosamente si mettesse a sparare su Moreno Marchi l’accusa di “cripto- fascista”. Moreno in tali opere esamina i personaggi dal punto di vista intellettuale e umano, col metro dello studioso, in modo imparziale e senza prendere posizione, attenendosi ai fatti e alle testimonianze scritte che tali scrittori “maledetti” hanno lasciato.

Così pure il volumetto di storia locale “Goering a Sanremo” è soltanto la curiosa cronaca del viaggio che il gerarca nazista intraprese nella Riviera dei fiori nel 1938… E nel dopoguerra qualche fantasioso avrebbe parlato di un misterioso tesoro che Goering stesso avrebbe ordinato di seppellire nella zona (nel 1965 per i gialli delle
Edizioni “Europa Production” uscì a Bordighera anche un romanzetto sull’argomento, ambientato in quella stessa località denominata “Madonna della Ruota” già teatro del “Dottor Antonio” del patriota risorgimentale Giovani Ruffni.

Moreno Marchi non amava molto parlare di sé e gli editori dei suoi libri riuscivano a stento a riportare note biografiche. Ultimo saggio pubblicato dal Marchi venne inserito nel volume “Omaggio a Drieu La Rochelle”, che un editore di Parma, proveniente dalla destra radicale e convertito all’Islam ha dato alle stampe… Al di là di alcune divergenze che ci separano, al di là di certe sue posizioni non sempre condivisibili, intendiamo comunque ricordare Moreno Marchi per il vasto contributo culturale che ha dato alle giovani generazioni, per il suo viscerale anticonformismo e antagonismo di fronte al Moloch occidentale del Pensiero unico…

Gianni Donaudi

…………………..

Ora un articolo uscito alla fine del 1994, quando in quel di Torino, il rettorato universitario negò all’ultimo momento l’autorizzazione che aveva già dato a Moreno Marchi di tenere una conferenza sugli inediti di Céline, organizzata dagli studenti neo-fascisti del FUAN, ma comunque interessante dal punto di vista letterario.
Berlusconi era da pochi mesi andato per la prima volta al potere.
L’articolo, cestinato da “Il Manifesto” venne invece accolto dall’organo socialdemocratico “L’ Umanità ” di Roma.

Era tra l’ altro il periodo che il filosofo neo-marxista Costanzo Preve veniva pesantemente accusato di “cripto-nazismo” solo per avere collaborato alla rivista “La Lente di Marx ” del docente marxista-leninista Claudio Moffa, nel qual numero precedente erano state rilevate le contraddizioni dell’ebraismo, ma solo da un punto di vista marxista (”Ebrei come tutti”), cosa che non bastò a salvare la testata, Moffa e, indirettamente, anche Preve dall’accusa di “antisemitismo” .

Anche a Torino sopravvive una sinistra degna di Torquemada

Céline, eterno perseguitato

L’ostruzionismo culturale tipico dei bonzi dell’accademismo subalpino ha colpito ancora, con uno stile degno della migliore Santa Inquisizione di Sua Maestà cattolica (con buona pace di questi mostri sacri del laicismo, della democrazia e della tolleranza, che magari tuonano tanto contro la Pivetti e non si accorgono di essere solo a 2 cm. dal suo bel didietro) .
Alla facoltà di Giurisprudenza di Torino è stato concesso, e subito dopo negato, allo studioso Moreno Marchi di tenere un seminario sugli inediti di Louis Fernand Céline.
Non è certo mia intenzione difendere i neo- fascisti del FUAN che lo hanno organizzato e che si sono rivolti al Marchi in quanto è egli attualmente in Italia, lo studioso più preparato in materia di scrittori “collabò ” francesi, ma fare solo alcune considerazioni.
Caso mai il seminario avrebbe potuto essere un’ottima occasione per chiedere ai fascisti che diavolo c’entrasse un grande critico della morale borghese, del “moralismo delle puttane”, dell’alta finanza e dell’usura (verso la quale, in questo periodo un’applicazione pratica del pensiero di Céline non guasterebbe), con l’immondizia del loro partito che appoggia un governo come quello berlusconiano, che tra le altre porcate difende l’ u$ura $te$$a.

Il fatto è che la sigla ” FUAN” è stata solo il pretesto che maschera l’odio viscerale dei docenti (per lo più provenienti da quella “sinistra ” conformista e quasi tutti figli della Torino bene mascherati da “ultrasinistri” ) verso gli scrittori anti-conformisti e “maledetti”.

Docenti oggi appartenenti a quella strana ” sinistra” che, maggioritaria nel capoluogo subalpino, non ha nulla a che vedere né con il marxismo, né con il bolscevismo, né con la “via italiana al socialismo”, né con la tradizione anarco-libertaria e, nemmeno con il riformismo socialdemocratico europeo.

Una sinistra liberi$tico – bancaria, facente capo ai De Benedetti Brothers (il cui Franco è stato candidato alle ultime politiche per i Progressisti (Ah! Ah! Ah!), … una “sinistra che se avesse vinto le elezioni avrebbe attuato esattamente gli stessi tagli e privatizzazioni dell’attuale governo..

E tali docenti non sono nuovi ad intolleranze del genere (anni fa doveva svolgersi, mi sembra, un dibattito Cacciari / Tarchi e… apriti cielo!)…

E c’è un’altra particolare di non poca importanza. Tutto si può dire di Moreno Marchi tranne che sia fascista. Anni fa ricevette un mandato di perquisizione quale “brigatista rosso”. Inoltre lo studioso ligure è conosciuto a Sanremo dove risiede e tutti sanno che egli ha frequentato intellettuali irriducibilmente libertari quali Claudio Badano e sopratutto Enrico Adler. Moreno Marchi è legato da fraterna amicizia con l’editore neo- situazionista di Piombino, Pino Bertelli che ne ha pubblicato dei libri, mentre altre sue opere sono state edite da “Anarchismo” di Catania. E il “Mea Culpa” di Cèline pubblicato anni fa dallo stesso Bertelli è un’opera che piace anche ai giovani dei centri sociali.

E’ proprio vero che in una metropoli quadrata, barocca, tenebrosa e “negativa” (per usare un termine di moda dallo pseudo- spiritualismo contemporaneo), la cui zona burocratico-bancaria di via XX Settembre, ha delle affinità sinistro- architettoniche con la City di Londra, sarebbe stato impossibile, persino al PDS invitare Montanelli e Marco Tarchi al Festival dell’Unità, come invece, con più tolleranza è riuscito nella rossa Modena…

E vi immaginate un Cacciari o un Alexander Langer partecipare ai dibattiti di “Elementi” o collaborare a “Diorama” e “Trasgressioni” abitare a Torino, anziché a Venezia o Bolzano? Scomunica immediata da parte di queste accademiche mummie (non a caso Torino ospita uno dei più importanti musei egizi), di una cultura sclerotizzata, ottocentesca, “azionista” (nel senso delle S.P.A. !!!), ma dall’anima mercantile (come obiettivamente lo stesso Marco Revelli riconosce sul “Manifesto”) , fatta di baroni neo-autoritari,, eco-radical-chic, neo Chicago-Boys e “privacy ladies” con la voce afona e dalle pareti coloniche incrostate, ma con la puzza sotto il naso.

Tutta gente che (per dirla con Céline stesso) un giorno “il Popolo spedirà direttamente al cesso”. Si spera in buona compagnia degli attuali detentori del Potere Berlu$Koniano.

E per concludere volgarmente con un’altra frase del grande Louis:

LA RUMOROSA (e sotterranea n.d.r.) GUERRA DELLE SCORREGGE, RIMBOMBA NEI CE$$I!..)

Babeuf

domenica 13 marzo 2011

Philippe Alméras, Céline: la biografia



C'è da dire che sul "Corriere" sono usciti dei begli articoli su Céline, ma questa stroncatura dell'Alméras rimane notevole! ;-)

ELZEVIRO. Biografie discutibili
Il grande Celine? Solo un vigliacco
Michele Mari, 4 gennaio 1998

Chi volesse sapere come non si deve scrivere la biografia di un artista legga questo Celine di Philippe Almeras (Corbaccio, pagine 558, lire 49.000), studioso che un incauto risvolto di copertina definisce "il piu' autorevole specialista di Celine": se davvero lo fosse, povero Celine e povera critica celiniana, perche' raramente capita di imbattersi in un esempio cosi' evidente di "maldisposizione" di un biografo nei confronti del proprio oggetto. Ad Almeras Celine e' palesemente antipatico; la sua fama lo irrita; la sua "aura" e' una mistificazione da denunciare: benissimo, avesse avuto il coraggio e l'onesta' di scrivere un libro contro Celine. Il guaio e' che al contrario egli si atteggia a "celiniano" zelante, giungendo persino a scimmiottare scolasticamente uno stile ben noto (ad esempio a pagina 322: "...la Rivoluzione, ma allora, qui scusate! quella vera! Supercomunista!"). Avarizia, invidie, venalita', sporcizia, maltrattamenti ai familiari: sappiamo benissimo che non c'e' grand'uomo agli occhi del proprio cameriere; ma, appunto, le biografie non devono scriverle i camerieri. Esistono due grandi modelli ideali di biografia: quello erudito - analitico e quello saggistico - sentimentale. Il primo tende al recupero e alla ricostruzione di ogni "fatto", e da' in buona parte per scontati la grandezza del personaggio e il senso della sua opera; viceversa il secondo modello tende a dare per scontato l'accertamento filologico dei fatti, privilegiando l'aspetto interpretativo e valutativo della ricerca. E' ovvio che nessuno dei due modelli e' del tutto autosufficiente e che ogni contaminazione e' lecita: meno lecito mi sembra imbastardire entrambi i modelli trasferendo all'uno i criteri dell'altro. Questo ha appunto fatto Almeras, che per un verso, ricorrendo arbitrariamente all'alibi della scrittura saggistica, ha omesso una miriade di fatti e fatterelli (soprattutto date) salvo subissarne il lettore quando gli interessava, e che per altro verso ha avvilito l'"interpretazione" di Celine scrittore subordinandola al fiscalismo del riscontro effettuale. In Rigodon (e' un esempio, potrei farne cento) Celine narra il suo viaggio in Germania con i colori dell'epica apocalittica? Diciotto giorni a piedi e ventisette cambi di treno? Mente!, grida Almeras, e corregge: "Il viaggio, che sembra interminabile, dura tre giorni". E allora? Allora mi chiedo: si puo', oggi, al termine di un secolo di teoria della letteratura, dopo l'idealismo, dopo il formalismo, dopo lo strutturalismo, dopo il decostruzionismo, dopo tutto, scrivere una biografia cosi', paleo - positivista senza nemmeno l'onesta acribia dei positivisti? Quando Almeras commenta alcune inesattezze epistolari del giovane Celine in Africa osservando che egli "ha gia' orrore della realta', preferisce imbastire storie" e' ancora nel lecito, anche se uno studioso piu' sensibile avrebbe sfruttato il rilievo per cogliere l'epifania dello scrittore anziche' l'infingardaggine del "colono"; ma quando allo stesso setaccio sono fatti passare il Viaggio al termine della notte o Da un castello all'altro e' come rimproverare Dante perche' cantava Beatrice essendo invece sposato con Gemma Donati (e Almeras ha avuto l'impudenza di riportare un'aurea frase di Jean d'Ormesson: "La vita del romanziere non ha grande interesse, e le sue idee, meno ne ha, meglio e"). Ne esce fatalmente un Celine vigliacco, opportunista, calcolatore, indebitamente lagnoso; e naturalmente un Celine tout - court nazista, senza che la complessa questione del suo antisemitismo provochi un solo dubbio, un solo moto di curiosita' esplicativa (dove non sfugga la duplicita' di peso e misura: un'iperbole nel Voyage e' "menzogna", ma un'iperbole in Bagatelles e' "verita"). Non basta: Almeras ci doveva pure affliggere con insopportabili lepidezze, come quando, a proposito del rifiuto di Gallimard di versare a Celine un nuovo anticipo, commenta (giocando sul titolo di Mort a' credit): "Credito e' morto", o quando, avendo Celine negato davanti a un interlocutore ebreo di essere filoariano, chiosa fra parentesi: "che fa rima con ruffiano". Non c'e' nulla da aggiungere. La vita di Celine e' cosa troppo profonda perche' un Almeras possa rimpicciolirla: anzi le vite, perche' come scrisse Celine gia' nel 1933, "ne ho avute almeno tre o quattro per quel che mi risulta".*

giovedì 10 marzo 2011

Novità: il sito web... del nostro blog!



Allora, dopo un paio di anni che lo tenevo "nel cassetto", ho messo in linea il sito http://louisferdinandceline.com/; siccome non capisco nulla di HTML e simili, ho usato un template: il sito funzionerà in realtà per il momento solo come portale al blog (pulsante "attualità"), sia per la ragione citata sopra ;-) sia perchè il blog garantisce un'immediatezza nel contatto con i lettori difficilmente emulabile da un sito web!

martedì 8 marzo 2011

Patrizio Paolinelli presenta il suo “Nello specchio della modernità”



CIVITAVECCHIA – Venerdì 11 marzo, alle ore 18:00 presso la libreria Dettagli in via Guglielmotti 2, si terrà la presentazione del saggio di Patrizio Paolinelli “Nello specchio della modernità. Fotoritratti di Louis-Ferdinand Céline”. Bonanno editore, 2010. Sarà presente l’autore e introdurrà il prof. Nicola Porro, docente di Sociologia all’Università di Cassino.

50 e 51 lettori/trici céliniani...

Un saluto ai nostri ultimi due lettori, che ci fanno raggiungere e sfondare quota 50! :-)

domenica 6 marzo 2011

Recensione di un blogger al libro "Louis-Ferdinand Céline in foto"



mercoledì 9 febbraio 2011

Céline inedito – ma noto
Un omaggio inconsueto, per i lettori italiani, di molte foto e testi di autori diversi, Kristeva, che su Céline ha in centrato lo studio dell'abiezione, "Poteri dell'orrore", Arbasino, lo psichiatra Paolo Badellino, per i cinquant’anni della morte di Céline. Il quale certamente merita miglior sorte, come scrittore prima che come caso umano. La raccolta riproduce anche due testimonianze nuove per il pubblico italiano, quella di Marcel Aymé, che fu a lungo amico di Céline, e quella, ancora più rivelatrice, di Lucien Rebatet, uno dei condannati per collaborazionismo nel 1945, su Céline a Sigmaringen, la colonia degli sfollati francesi in Germania a fine 1944 – oltre ad alcune interviste dello scrittore, e a una polemica del curatore.Céline merita sempre una lettura, le briciole comprese. Anche se il caso umano - l’antisemitismo dichiarato - monopolizza sempre l’attenzione. L’ultima novità sul caso Céline è che il governo francese post-gollista ha deciso di non ricordarne il cinquantenario della morte. Sempre s’impone il personaggio, anche tra chi ne sente la forza della scrittura, e l’attualità (onestà, verità). Ci sono e si ristampano grossi repertori di sue interviste – più che di Borges, che però era vanitoso. Che sono evidentemente lettura gradita, perché breve, urlata, gossippara. E molte biografie, ce ne sono in commercio almeno una diecina: Céline è lo scrittore più biografato. Anch’esse in qualche modo scandalistiche. Mentre si possono contare a memoria gli scritti critici, filologici, letterari, diacronici e sincronici, o anche solo un esame accurato della sua fertile corrispondenza, e della sua vera vita.D'altronde è un dazio che s’impone: Céline si è voluto ed è scrittore realista. Delle “cose”, spiega nella fondamentale intervista a Zbinden (pp.175-185): visionario perché radicale – contro la guerra, contro il denaro, per i poveri, per la salute (bellezza), per la patria. E ne è vittima: la politica è esercizio di equilibrismo, e collettiva, non individuale - è passione radicale solo nel deserto, dove è inutile. Ci sono due tipi umani, dice: il voyeur e l’esibizionista. Chi osserva il mondo (“le cose”) e chi mette in mostra se stesso (psicologismo, memoria, flusso di coscienza, di parola, etc.) del Novecento. Céline ha preteso di parlare delle “cose”, non di tacerle, ha voluto mostrarci il mondo com’è, e questa passione ha pagato e paga. Anche se, quasi sempre, aveva ragione.Si prenda ad esempio, ancora nell’intervista con Zbinden, l’Europa che non “ha sovranità”, cioè non è. Un tema di grande scienza politica, che Céline centra con acume: la sovranità è semplice ed univoca, è mentale e culturale prima che economica e politica, ed è etica. Non può cioè essere distruttiva, ingiusta, stupida. Né si salva col moralismo, appunto, con l’autoreferenzialità resistenziale. L’Europa oggi contesterebbe che non c’è, non solo nella politica e nella moneta, come si può vedere a uno sguardo anche casuale, ma nella cultura, nell’idea di se stessa. Il che è tanto più vero in quanto non se ne accorge nemmeno.Andrea Lombardi, che ha creato e anima il sito celine.blogspot.com, un repertorio eccezionale nelle abitudini letterarie italiane, con spirito battagliero, ne lascia un’impronta anche in questa raccolta. Reagisce, anche lui confusamente, scompostamente, all’estremo conformismo di questi anni - eh sì, il dannato Céline di cui oggi in Francia è proibito parlare poteva invece andare in tv profusamente nel 1957, e nel 1961. Ma i celiniani si vogliono una setta, i Cahiers, etc., in lite col mondo, e questo non risolve e non aiuta.
Andrea Lombardi, a cura di, Louis-Ferdinand Céline in foto, Effepi, pp. 216 € 24
Pubblicato da Astolfo