domenica 13 marzo 2011

Philippe Alméras, Céline: la biografia



C'è da dire che sul "Corriere" sono usciti dei begli articoli su Céline, ma questa stroncatura dell'Alméras rimane notevole! ;-)

ELZEVIRO. Biografie discutibili
Il grande Celine? Solo un vigliacco
Michele Mari, 4 gennaio 1998

Chi volesse sapere come non si deve scrivere la biografia di un artista legga questo Celine di Philippe Almeras (Corbaccio, pagine 558, lire 49.000), studioso che un incauto risvolto di copertina definisce "il piu' autorevole specialista di Celine": se davvero lo fosse, povero Celine e povera critica celiniana, perche' raramente capita di imbattersi in un esempio cosi' evidente di "maldisposizione" di un biografo nei confronti del proprio oggetto. Ad Almeras Celine e' palesemente antipatico; la sua fama lo irrita; la sua "aura" e' una mistificazione da denunciare: benissimo, avesse avuto il coraggio e l'onesta' di scrivere un libro contro Celine. Il guaio e' che al contrario egli si atteggia a "celiniano" zelante, giungendo persino a scimmiottare scolasticamente uno stile ben noto (ad esempio a pagina 322: "...la Rivoluzione, ma allora, qui scusate! quella vera! Supercomunista!"). Avarizia, invidie, venalita', sporcizia, maltrattamenti ai familiari: sappiamo benissimo che non c'e' grand'uomo agli occhi del proprio cameriere; ma, appunto, le biografie non devono scriverle i camerieri. Esistono due grandi modelli ideali di biografia: quello erudito - analitico e quello saggistico - sentimentale. Il primo tende al recupero e alla ricostruzione di ogni "fatto", e da' in buona parte per scontati la grandezza del personaggio e il senso della sua opera; viceversa il secondo modello tende a dare per scontato l'accertamento filologico dei fatti, privilegiando l'aspetto interpretativo e valutativo della ricerca. E' ovvio che nessuno dei due modelli e' del tutto autosufficiente e che ogni contaminazione e' lecita: meno lecito mi sembra imbastardire entrambi i modelli trasferendo all'uno i criteri dell'altro. Questo ha appunto fatto Almeras, che per un verso, ricorrendo arbitrariamente all'alibi della scrittura saggistica, ha omesso una miriade di fatti e fatterelli (soprattutto date) salvo subissarne il lettore quando gli interessava, e che per altro verso ha avvilito l'"interpretazione" di Celine scrittore subordinandola al fiscalismo del riscontro effettuale. In Rigodon (e' un esempio, potrei farne cento) Celine narra il suo viaggio in Germania con i colori dell'epica apocalittica? Diciotto giorni a piedi e ventisette cambi di treno? Mente!, grida Almeras, e corregge: "Il viaggio, che sembra interminabile, dura tre giorni". E allora? Allora mi chiedo: si puo', oggi, al termine di un secolo di teoria della letteratura, dopo l'idealismo, dopo il formalismo, dopo lo strutturalismo, dopo il decostruzionismo, dopo tutto, scrivere una biografia cosi', paleo - positivista senza nemmeno l'onesta acribia dei positivisti? Quando Almeras commenta alcune inesattezze epistolari del giovane Celine in Africa osservando che egli "ha gia' orrore della realta', preferisce imbastire storie" e' ancora nel lecito, anche se uno studioso piu' sensibile avrebbe sfruttato il rilievo per cogliere l'epifania dello scrittore anziche' l'infingardaggine del "colono"; ma quando allo stesso setaccio sono fatti passare il Viaggio al termine della notte o Da un castello all'altro e' come rimproverare Dante perche' cantava Beatrice essendo invece sposato con Gemma Donati (e Almeras ha avuto l'impudenza di riportare un'aurea frase di Jean d'Ormesson: "La vita del romanziere non ha grande interesse, e le sue idee, meno ne ha, meglio e"). Ne esce fatalmente un Celine vigliacco, opportunista, calcolatore, indebitamente lagnoso; e naturalmente un Celine tout - court nazista, senza che la complessa questione del suo antisemitismo provochi un solo dubbio, un solo moto di curiosita' esplicativa (dove non sfugga la duplicita' di peso e misura: un'iperbole nel Voyage e' "menzogna", ma un'iperbole in Bagatelles e' "verita"). Non basta: Almeras ci doveva pure affliggere con insopportabili lepidezze, come quando, a proposito del rifiuto di Gallimard di versare a Celine un nuovo anticipo, commenta (giocando sul titolo di Mort a' credit): "Credito e' morto", o quando, avendo Celine negato davanti a un interlocutore ebreo di essere filoariano, chiosa fra parentesi: "che fa rima con ruffiano". Non c'e' nulla da aggiungere. La vita di Celine e' cosa troppo profonda perche' un Almeras possa rimpicciolirla: anzi le vite, perche' come scrisse Celine gia' nel 1933, "ne ho avute almeno tre o quattro per quel che mi risulta".*

16 commenti:

guignol ha detto...

pensa che sono riuscita a leggere solo 214 pagine e poi sono passata ad altro, non so, al di là di tutto non mi piaceva come era messa giù la biografia, ed è strano che io interrompa qualcosa che mi parli di LFC...si vede che ho avuto la stessa sensazione di Mari.

lazard ha detto...

Ero indeciso tempo fa se leggermi questa o quella della Alberghini. L'articolo di Mari fu rivelatore. Scelsi il gattone randagio.

Andrea Lombardi ha detto...

In realtà, con il senno di poi (la lessi nel 1998 quando uscì) credo che Alméras, che è un bravo ricercatore, si sia "autocostretto" non solo a non dimostrare simpatia per LFC, ma a stigmatizzarlo monomaniacalmente praticamente ad ogni pagina in stile "datemi un eroe e vi dimostrerò che è una canaglia", non per amor di verità, ma per tutelare la sua reputazione accademica. Ossia, impegnandosi nello stendere una biografia di un autore così controverso, per non rischiare di essere additato come "di destra" nell'ambito accademico o critico-letterario ha dovuto essere molto più realista del re.

Così i mesi di carcere sono solo sei ("solo"!!!... a parte il fatto che in Céline l'iperbole è il minimo che ci si può aspettare, sei mesi da solo in una cella non sono esattamente una passeggiata di salute), il viaggio in treno in Germania è di "solo" tre giorni (sì, perchè tanto era in ICE, non tre giorni nella Germania sotto le bombe Alleate...) ;-)

Andrea Lombardi ha detto...

@ Daniz, :-)

Sono biografie-saggi critici sull'opera di LFC agili ma molto interessanti anche quelle di Rago e di Della Torre.

Davide Ruffini ha detto...

grazie Andrea. vedo di prenderne almeno uno, anche se dopo il tuo Vandromme penso che sia difficile trovare una critica più illuminata.

un saluto

johnny doe ha detto...

Ce l'ho da più di dieci anni questo libro (la data a lato frontespizio è 1997),ma l'ho trovato viziato da molti pregiudizi.In questo caso non è stato certo un buon ricercatore.
Sorpassatissima ed imprecisa.

Ha ragione da vendere Mari:
"Chi volesse sapere come non si deve scrivere la biografia di un artista legga questo Celine di Philippe Almeras".

Ma come mai appare ora una recensione di un libro così vecchio?
E' stato rieditato?

Andrea Lombardi ha detto...

Ciao Johnny,

non che io sappia; è che mi sono ritrovato a consultarla per "la sorpresa" che vi stiamo preparando per i 50 anni e allora ho deciso di postare una scheda; oltre alle vostre reazioni mi ha mandato questa nota Patrizio:


Breve nota su recensione di Mari alla biografia di Alméras su Céline

La recensione di mari alla biografia di alméras su céline, risente di antichi furori ideologici e si ritrova a cadere nella trappola céliniani/anticéliniani.
Alméras non è certo un céliniano, ma la sua biografia non è una cretinata. tutt'altro.
D'altra parte, il lavoro del biografo non è neutrale e seppur ci si sforzi di apparire tali è molto difficile mantenere equidistanze. soprattutto quando si parla di un personaggio come céline.
La sua biografia va calata nel contesto storico dell'epoca per poterci dire qualcosa ancora oggi. altrimenti si entra nella logica del derby. e non si fa quel poco di scienza che l'indagine biografica si può permettere.
la biografia della alberghini, ad esempio, fa di céline un santo. la cosa non mi scandalizza affatto. così come non mi scandalizza il ritratto negativo che invece ne fa alméras.
Queste declinazioni pro/contro mi paiono la cosa più normale di questo mondo. Gli esseri umani passano il tempo a farsi del male tra loro. non l’avete notato? (mi rivolgo ai commentatori delle recensione di mari). Vogliamo continuare così?
Insomma le biografie su céline bisogna leggerle tutte. soprattutto se il soggetto è così controverso. bocciare alméras perché è anticéliniano e promuovere alberghini perché invece adora céline non aiuta a comprendere l'autore del voyage e di bagatelle.
Vandromme, va detto, pur essendo un céliniano, riconosce i limiti e i colossali errori del personaggio.
Ma al di là di tutte le pieghe che può prendere il giudizio su un autore, a noi oggi credo spetti innanzitutto il compito di comprendere, ascoltare tutte le voci e certo farci una nostra opinione (che magari può divergere da quella di un altro), ma senza acredine. Si inizia coi giudizi pesanti e poi si finisce per passare alle mani. Ricordo a tutti che alla fine della sua vita céline pensava che il futuro potesse appartenere solo a un popolo di asceti. non ci possiamo permettere di ripetere gli errori del passato.

patrizio paolinelli
14 marzo 2011

___________

Dando ragione a Patrizio in generale, non sono però d'accordo nello specifico: poichè la biografia di Alméras è evidentemente NON critico-letteraria, secondo me avrebbe dovuto -pur ovviamente nell'ambito della sua formazione ideologica: non esiste storico o biografo "asettico"; detto questo è proprio compito dell'autore non essere però smaccatamente "partigiano"- attenersi di più ai fatti, e interpretare meno: raramente ho visto una biografia dove quasi in ogni pagina ci sono 3-4 osservazioni personali sui fatti riportati.

C'è da dire che questa tendenza di Alméras si è ridimensionata nei suoi lavori successivi, e che ad ogni modo la sua bio di LFC è cmq una valida fonte di notizie sul nostro.

Come biografia esaustiva, la migliore rimane probabilmente quella di Gibault.

Andrea

Anonimo ha detto...

ragazzi, allora: sono stato a Parigi per motivi miei e sono ovviamente finito in un mio personale tour céliniano. Delusione e onore si sono mescolati. Il cimitero di Meudon, la casa al 37 di r. de gardes, la casa parigina di rue Lepic 38 senza alcun riferimento al Grande. Il cimitero spoglio con la tomba consumata dal tempo. Ma il massimo è stato al Passage dove ho chiesto indicazioni a una scultrice che ha lì un atelier e lei mi ha aggredito dicendo che io cercavo la casa di un fascista, nazista, una persona spregevole. Anche lì nulla tranne un oscuro riferimento. Infine in via Girardon 4 una delusione. Nel palazzo di Céline una targa dedicata a uno scultore di quart'ordine e la piazzetta antistante dedicata a Haymè (qui non ricordo bene il nome). Ma in mezzo a tanta rimozione qualche pazzo ha scritto, su un muro sotto casa del Nostro, VIVE CELINE... questo conta. Il fatto che no sia uno scrittore di palazzo me lo fa amare, semmai fosse stato necessario, una volta di più.
Meridiano

lazard ha detto...

Stessa impressione la ebbi io qualche mese fa.
Meudon però è spettrale, sembra passata un'ora dal funerale di Céline. Nessuno tra l'altro sa chi cazzo fosse, manco che abitasse un tale gigante da quelle parti - ma questa è la prerogativa dei giganti, di non esser visti.
A rue Girardon c'è quell'infrattato atelier di Gen Paul - che fu un grande stronzo, amico amatissimo da Céline, approfittatore spudorato - e la piazzetta dedicata ad Aymé. Ahimè!
Del passaggio di Céline non c'è nulla, ma, senza voler forzare la mano, questi due 'omaggiati' dal comune di Parigi e dai ministeri del cemento francesi sono andati alla storia per essere stati amici di Céline... e di Céline non c'è nulla, se non qualche evviva sbombolettato sui muri... ma che vale davvero di più delle targhette commemorative e delle belle statuine, non foss'altro che quell'Evviva è stato scritto da qualche vivo...

guignol ha detto...

per me Paolinelli ha ragione in pieno, è ora di finirla con certe cose, il tifo partigiano o giù di lì...io stessa mi accorgo che ho la tendenza ad essere un filo sulla difensiva o peggio un filo aggressiva quando c'è di mezzo Céline; questo atteggiamento dell'essere un po' in lotta contro tutto e tutti non aiuta la comprensione dell'uomo/autore Céline, anzi, in quel modo forse si aumentano i pregiudizi nei suoi confronti, come se non ce ne fossero abbastanza...
sono ultra d'accordo con Andrea quando dice "non esiste storico o biografo "asettico", infatti non ho mai creduto soprattutto agli storici imparziali, vedi libri scolastici...
Io non ho mai trovato il libro di Rago, quello di Della Torre l'ho ordinato e ora ho appena iniziato "Céline e l'attualità letteraria" a cura di e con uno scritto di Pontiggia, mi sembra interessante...
quest'estate anch'io andrò di fisso a Parigi, stavolta c'è anche la "scusa" di Céline, voglio vedere con i miei occhi...

johnny doe ha detto...

Leggiamo pure tutto pro e contro,ciò non toglie che in queste categorie ci sian lavori anche superficiali,per non dir altro.Non sono tutti uguali.
E qui concordo con l'osservazione di Andrea nello specifico.

Quanto a pregi e difetti dell'uomo Cèline,sappiamo già tutto,trovo inutile continuare su questa strada.
Che si vorrebbe dimostrare?
Che fosse antisemita? Accertato.
Molti in Francia han scritto meno e fatto molto di più,se per questo!
Il contesto storico?
Quello della Francia di Cèline era in molta parte antisemita e la sinistra stalinista.
A prescindere che personalmente mi interessano poco in uno scrittore le sue opinioni politiche,religiose,...altrimenti dovremmo depennare molto altro.
Che è un "cattivo soggetto"?
Cèline era un uomo,nè santo nè diavolo, come tanti altri,con le sue debolezze,i suoi difetti,le sue contraddizioni...certamente più viscerali e furiose che in tanti altri.
Che c'è da chiarire o da farsi male?
Cèline è anche questo e va accettato tutto intero con tutte le limitazioni di cui sopra e che nessun celiniano vero s'è mai proposto di ignorare.
Ci son invece quelli che vorrebbero depennare il Cèline di Bagatelles,per proprio uso e consumo.Pas possible,perchè lui è stato anche questo in un periodo della sua vita.
Non c'è nessun derby.
Non è che si boccia uno perchè è pro o contro,ma perchè il suo lavoro non è all'altezza professionalmente,e nel caso specifico, per quanto Mari ha ben esposto sul lavoro di Almeras.

Capisco il senso generale dell'intervento di Patrizio (anche se la passione viene scambiata con acredine),ma anche questa storia del pro/contro l'uomo Cèline sta diventando un po' stucchevole e meno alimentata dai celiniani di quanto si crede.
Non intendo bene invece,forse per mio limite, che voglia dimostrare la chiusa.
Cèline asceta? Può essere,è stato anche comunista e poi anti,odiatore delle masse e amante dei poveri...E allora?
Quanto agli errori del passato da non ripetere,non so a cosa si riferisca Patrizio.
Se si tratta della Shoah,assomiglia ad un colpo basso...quasi una citazione di corresponsabilità di Cèline...
Ma certamente son troppo malizioso.

In conclusione,perchè questa continua querelle sull'uomo Cèline evidenziandone i difetti quasi a voler in qualche modo limitarne il valore di scrittore?
Sì è un grande,ma....
Una divisione inaccettabile.

guignol ha detto...

penso che oggi Céline s'incazzerebbe molto al vedersi così psicanalizzato, tutti vogliono dire la loro, no? speriamo abbiano letto i suoi libri
almeno, ciò che conta di più...
errori, opinioni discutibili, posizioni scomode, che vuol dire? era quello che era, non doveva mica piacere a tutti, un "parfait salaud" meravigliosamente libero nell'essere quello che doveva, facendo parte solo per se stesso, come usava dire...
le calunnie o qualsiasi cosa anche negativa sulla sua persona, non cambieranno mai di una virgola la sua genialità, originalità ed eccezionalità...
non c'è bisogno di giustificare niente che lo riguardi, per me lui una grande persona oltre all'immenso scrittore, il resto è intrattenimento e business alla grande, per molti di sicuro...

sì Johnny, e allora?
sono d'accordo

lazard ha detto...

@Patrizio

Leggendo il Céline di Vandromme si sente una freschezza che raramente i critici hanno, infatti Vandromme è uno studioso. Il suo libro riesce a scivolare e riuscire dalle propaggini céliniane con una lucidità da magistero. E' un saggio critico però che si sbarazza non poco della biografia, non essendo poi nei suoi intenti.

Personalmente, scelsi il libro della Alberghini per la maggiore documentazione. Cionontoglie che sia abbastanza agiografica, è vero. Ma la biografia dell'Almeras, stroncata da molti, sembra poco appetitosa per buche ideologiche che andrebbero evitate.
A me, comunque, mi interessava una biografia, punto. Sono anzi contrario alle biografie, ne leggo solo degli autori che proprio mi colpiscono particolarmente. Ne ho letta una di Céline, un'altra su Rimbaud e una (mezza strada tra biografia e altro)su Pirandello e Carmelo Bene.
Io non tifo per nessuno, ma se devo leggermi qualcosa cerco la ricerca fattuale e una critica il più smarcata possibile. Menare ancora il cane su Bagattelle o sulle presunte mostruosità céliniane....
per me Céline poteva essere anche un SS, vale così poco essere qualcosa.

si ha detto...

@guignol

Se non trovi il cartaceo di Rago, puoi leggerlo online qui: http://ebooks.gutenberg.us/Wordtheque/it/AAABVS.TXT

guignol ha detto...

@Stefano
grazie del link!

ciao

Anonimo ha detto...

Pessima la biografia di Almeras agiografica quella dell’Alberghini. Eccellente quella di Vitoux, non tradotta in italiano.