mercoledì 23 gennaio 2008

Intervista a Lucette Almansor



Intervista a Lucette Almansor

Un siécle de ecrivains, 1998

Intervistatore: Quando avete conosciuto Céline?

Lucette Almansor: Tempo fa. Molto tempo fa. Ritornavo dall’America, avevo lasciato l’Opera Comica e mi allenavo con un grande istruttore dell’epoca, d’Alessandrie, e tutti i giorni dovevo fare quattro - cinque ore di esercizi. Lui era interessato alla danza, ed assisteva alle lezioni di d’Alessandrie. È lì che ha cominciato a parlarmi a poco a poco. Era alquanto “selvaggio”, ed allora, sono stata parecchio prima di accettare di parlargli. Ma alla fine mi è sembrato piuttosto naturale.

I: Siete stata sedotta dal suo carattere?

LA: Oh, era straordinario.

I: Come era?

LA: A prima vista era assente, era molto distante. Aveva qualcosa di misterioso.

I: A quell’epoca, era già conosciuto come scrittore?

LA: Aveva appena finito Morte a credito. Era molto stanco, molto del… Ogni volta che scriveva un libro, era spossato. Ci mise, credo, dieci anni per fare Morte a credito. Ci mise molto, molto, e ne sentiva la fatica. Allora per lui la danza era uno svago, era attratto soprattutto dal lavoro della danza classica, che è molto duro, ed aveva un’attrazione per i movimenti agili. I suoi passi erano aggraziati. Ed io… io ero molto impressionata dai movimenti e dall’espressione dei suoi occhi. Era triste, sognante.

I: E avete vissuto con lui per molto tempo?

LA: Dal momento che sono stata con lui, non l’avrei potuto lasciare. È stato senza dubbio nel 35, no 36, 35. Non l’avrei mai più lasciato.

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