Da Karl Marx a Boris Vian, da Bakunin al subcomandante Marcos, da Picasso a Cartouche, da Marat a Gisele Halimi, da Joséphine Baker a Fryderyk Chopin, da Ernest Hemigway a Simon Bolivar, da Antonin Artaud a Felice Orsini, da Jim Morrison a Louis-Ferdinand Céline e così via: sono circa 800 i nomi di personaggi noti e meno noti o ignoti ai più che compaiono nel libro di Ramon Chao e Ignacio Ramonet “Guida alla Parigi ribelle” pubblicato nella collana Finestre dalle edizioni Voland (Roma, 2010). I due scrittori spagnoli guidano il lettore alla scoperta di una Parigi originale e distante dai soliti abusati e stereotipati clichè che quasi sempre condannano la Ville Lumiere ad una dimensione di banale consumo turistico di massa, attraverso i luoghi (distribuiti in tutti i venti arrondissement) in cui ha vissuto e agito tutta quell’umanità che dal medioevo al novecento ha trovato nello spirito libertario, anarchico e rivoluzionario di Parigi il luogo ideale in cui esprimere e manifestare la propria ribellione politica, sociale e culturale. Il luogo Céliniano prescelto dai due autori è rue Girardon 4 sulla collina di Montmartre (pagg. 299-301), dove Céline visse gli ultimi quattro anni prima della fuga in Germania destinazione Danimarca, pochi giorni dopo lo sbarco in Normandia e l’inizio dell’avanzata alleata verso Parigi.
Scheda a cura di Gilberto Tura
Fermiamoci un momento a Montmartre, non lontano da Place de Clichy dove comincia il Viaggio al termine della notte, davanti alla costruzione situata all’angolo tra rue Norvins e rue Girardon, uno dei più emblematici luoghi céliniani. Louis-Ferdinand Céline, romanziere ribelle e geniale ma esecrabile collaborazionista, vi abitò per quattro anni, tra il 1941 e il 1944, per la precisione durante l’occupazione tedesca. Tuttavia questo edificio ha il privilegio di essere lo scenario di tutte le follie di Pantomima per un’altra volta. È al settimo piano, pianerottolo a sinistra: un appartamento nel quale lo scrittore lasciò molti manoscritti, oggi scomparsi o perduti a seguito del saccheggio avvenuto nel 1944 durante la Liberazione: Céline grida a più riprese la sua rabbia, considerandosi derubato, rovinato dai membri del comitato di epurazione che gli danno la caccia. Due finestre si aprono sul moulin de la Galette, altre due sul cortile interno, con Parigi che fa da sfondo. Montmartre è bombardata mentre Ferdinand, sopportando alla meno peggio il continuo carosello dei mobili, dei vicini e del mondo, osserva questo spettacolo apocalittico. “Io ci avevo è vero il mio ‘7°’, l’aria! la vista! lontana! cento pezze! tutte le colline fino a Mantes! Ma che odio st’aria mi è costata! sta vista!...nessuno me lo perdona ancora!... […] Guardo mica spesso dalla finestra, non ne ho il tempo nella giornata… Sull’altro lato il piccolo edificio di malta a un piano, in rovina, è il laboratorio di Jules… Dietro, sullo stesso lato, c’è il vicolo cieco che finisce contro il muro, e poi il palazzo di Lambrecaze, del genere palazzo fiorentino, rosa, col frontone, tre piani, ecco il rispettabile artista! e né erba sul muro né niente altro, né Lambrecaze né sua moglie…” Del quartiere popolare resta appena qualche traccia; la vita si riduce al viavai di turisti smarriti. Sulla piazza di fronte a questo palazzo si può notare la strana statua di un personaggio che passa attraverso un muro: in omaggio a Marcel Aymé e al suo famoso libro, Il Passamura, è stata posta una targa commemorativa più che meritata mentre Céline, per i suoi odiosi libelli antisemiti, resta nell’ombra del disonore. Se per caso qualcuno lascia su un muro la scritta “Qui ha vissuto lo scrittore Céline”, fotografatela subito, perché il giorno dopo la cancelleranno. Lo stencil graffito che raffigura Céline con l’indice alzato, identico a quello all’ingresso dell’ambulatorio di Clichy, è stato coperto da molto tempo. Il 29 novembre 1984 Jean Bereaux, segretario generale della prefettura di Parigi, fece sapere che “ben volentieri” dava il permesso per una lapide, ma due mesi dopo l’autorizzazione fu revocata senza spiegazioni. Perciò non ci si meraviglierà se, nel 1994, il primo centenario della nascita di Céline non fu incluso nell’elenco delle celebrazioni nazionali. Si deve supporre non abbiano considerato la sua opera, ma soltanto la personalità.
Per Pierre Assouline “Céline è un blocco unico di letteratura, indivisibile. Come libellista antisemita fu abietto,” lo riconosce “ma per quanto tempo ancora la faranno pagare al romanziere?”
Una rara scritta sulla facciata dell'entrata del palazzo del 4 di rue Giradon dove si trovava l'appartamento di Céline fortunosamente immortalata da Gilberto nell'ottobre del 1999.
3 commenti:
per quanto tempo ancora la faranno pagare? chi può dirlo...ma gliela stanno facendo pagare veramente? voglio dire: uno scrittore amatissimo a livello mondiale, inventore di uno stile, personalità così complessa ed affascinante e quant'altro, è solo l'ufficialità in certe situazioni che gli manca, ma poi alla fine chissenefrega! è più che altro la difficoltà di reperire alcuni libri, per il resto trovo che vada bene anche così, anzi...
un'originalità nell'originalità, l'essere considerato "abietto ed esecrabile" tiene lontani certi lettori, non so se mi spiego, non è certo per snobismo comunque...
grazie come sempre
non c'è più, quella scritta, ahimè
Meridiano
Ottimo,ragazzi.....aggiungeteci anche Majakovskij e pure Carmelo Bene,già che c'è Artaud...!
http://louisferdinandceline.free.fr/bulletin/032000/girardon.htm
Una pagliuzza : quinto o settimo piano?
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