venerdì 10 giugno 2011

"Céline ci scrive" in anteprima su Libero di oggi




Allora, ecco in anteprima su Libero e Satisfiction la sorpresa che vi abbiamo preparato per il cinquantenario della morte di Céline. Il cappello introduttivo è della redazione di Libero (PS nell'articolo c'è un piccolo errore; contrariamente a quanto scritto nell'articolo, la lettera in questione è inclusa nel libro).


Ringrazio sin da ora chi ha collaborato alla realizzazione del libro: Valeria Ferretti, Stenio Solinas, Gilberto Tura, Simona Oddo, Stefano Fiorucci, Jeannine Renaux e Marc Laudelout, l'editore Enzo Cipriano, e Gian Paolo Serino, Satisfiction e Libero.



Un ringraziamento particolare, veramente di cuore, va a Solinas perchè, oltre alla prefazione, con mio grande stupore mi ha rinviato il manoscritto dopo averlo corretto e rivisto; una cortesia veramente inaspettata e di grande valore.



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Pubblichiamo qui a fianco una lettera di Louis-Ferdinand Céline, datata 15 giugno 1942 e indirizzata all’amico Henri Poulain, contenuta nel numero 11 della rivista letteraria gratuita “Satisfiction”, diretta da Gian Paolo Serino, in uscita il 28 giugno. Come vedrete, si tratta di un testo molto duro, dai forti connotati razzisti e antisemiti. Talmente sgradevole, a tratti, che Andrea Lombardi - esperto conoscitore dello scrittore francese, di cui ha molto scritto e del quale ha curato varie pubblicazioni - ha preferito non inserirlo nel volume Céline ci scrive. Le lettere di Louis-Ferdinand Céline nella stampa collaborazionista francese, 1940-1944 (prefazione di Stenio Solinas, edizioni Settimo Sigillo) che ha meritoriamente importato (uscirà in libreria a metà luglio). Del resto, nemmeno in Francia questa lettera ha suscitato reazioni particolarmente favorevoli, come ci si può immaginare. La riproduciamo perché siamo convinti che di un grande autore come Céline si debba conoscere tutto, anche il lato più terrificante efastidioso, il quale certononpuò essere separato dalla sua straordinaria opera di romanziere. Ovviamente, non aderiamo alle bestialità che il francese, seppur con prosa splendente, inserisce nella missiva. Anzi, i contenuti per larga parte ci ripugnano. Però siamo convinti che vadano conosciuti, così come sarebbe ora di pubblicare un libro scandaloso e proibito come Bagattelle per un massacro, disponibile nel nostro Paese solo in edizioni pirata o in ristampe anastatiche di una vecchia edizione di epoca fascista. Ci sembra un’enorme ipocrisia non diffonderlo, visto che il contenuto è facilmente reperibile su Internet. Esattamente come le parole di questa lettera: in lingua originale è semplicissimo trovarla sul web. Qui avete occasione di leggerla, in tutta la sua crudeltà, in tutta la sua superficialità che sembra impossibile per un genio quale era Céline. Eppure l’ha scritta: per questo la stampiamo.





Fouesnant il 15 giugno





Mio carissimo Poulain, mi coglie su due piedi! Ah, capita bene! Capita a fagiolo! Mi chiede un articolo. Prenda questa lettera e a gratis! Celebrare un anniversario? Quello dei Beaux draps? Perbacco! Sempre proibiti! I governi si succedono, giostrano i loro destrieri, la loro musichetta, e patatì e patatà... e niente cambia intendiamoci. Glielo dico molto educatamente. La storia della Francia continua. Piccolissimo indizio mi dirà: narcisismo d’autore che vede il mondo solo dal suo ombelico. La Francia continua! Come vorrà! Andrà avanti senza di me! Non se n’avrà a male. Maurois, Bernanos, adulati, classici a Tolosa, Céline nella merda.
Tutta una corsa verso Haiti
Domani Duhamel grande censore. Tutto questo è proprio regolare, può sorprendere solo un coglione. La Francia odia istintivamente tutto ciò che le impedisce di darsi ai negri. Li desidera, li vuole. Buon pro le faccia! Che si dia! tramite l’Ebreo e il meticcio, tutta la sua storia in fondo è solo una corsa verso Haiti. Quale ignobile cammino percorso dai Celti agli Zazou! Da Vercingetorige a Gunga Diouf. Tutto qua! Tutto sta lì! Il resto non è che farsa e discorsi. La Francia muore dalla voglia di finire negra, la trovo piuttosto a puntino, marcia, zeppa di meticci. Mi fanno proprio ridere quando mi dicono 5 o 800.000 ebrei in Francia! La battutona! Solo Saint-Louis, l’eletto, ne fece battezzare 800.000 tutti in una volta nella Narbonense! Pensi se hanno avuto prole! Altri 50 anni, e nemmeno un francese che non sia meticcio di qualcosa in “ide”, araboide, armenoide, bicoide, polaccoide... E chiaramente “francese” 100.000 volte più di lei e di me. L’arroganza “patriottica”, la faccia tosta, è sempre in proporzione al meticciaggio, alla giuderia personale. Un altro bel giornale è da creare, molto opportuno, il “giallo e nero” em - blema del futuro francese. Se la guerra civile fosse durata sarebbe del resto già fatto. Avremmo due milioni di morti, ariani, sostituiti immediatamente (Mandel dixit) da due maggioranza schiacciante desidera con tutto sé stesso la sconfitta assoluta della Germania e del suo ideale razzista. Bisogna come proclama Churchill «cancellare l’Hitlerismo dalla mappa del mondo». Mi spiego.
Il colpo di grazia della guerra ’14-’18
Il padiglione nazionale francese copre tutte le mercanzie. La Francia attuale così meticcia non può essere che antiariana, la sua popolazione assomiglia sempre più a quella degli Stati Uniti d’America. Stessi auspici, stessa politica profonda. Attoniti dappertutto riuniti per ordine ebreo, più qualche rimasuglio nordico e celtico a rimorchio, del resto fusi, in via di estinzione (suppergiù come i pellirossa). Veda le nostre squadre nazionali sportive, accozzaglie grottesche, frettolose ammucchiate di non importa chi, pescati non importa dove, dall’Africa alla Finlandia! Il colpo di grazia, senza dubbio, ci fu inferto dalla guerra del ’14-’18: due milioni di morti, più di cinque milioni di feriti e di abbrutiti dai combattimenti e dall’alcol, ossia tutta la popolazione maschile valida, (in maggioranza ariana ben inteso) sfinita, annientata. E tra questi certamente tutti i nostri quadri reali, tutti i nostri capi ariani. La faccenda dei capi! La massa non conta. È plastica, anonima, fa carne, peso di carne, tutto qui. La guerra, la vita lo dimostrano. La massa, la truppa non vale che solo attraverso i suoi quadri, i suoi capi. La truppa meglio inquadrata vince la guerra. È il segreto, il solo. I nostri capi, i nostri quadri sono morti durante la guerra super criminale del ’14-’18. Sono stati immediatamente sostituiti al volo dall’afflusso degli armenoidi, araboidi, italoidi, polaccoidi etc. tutti estremamente avidi, cullati da sempre nel sogno, nei loro paesi infetti, di venire a recitare qui la parte dei capi, di asservirci, conquistarci, (senza alcun rischio). Un ottimo affare! I nostri eroi del ’14-’18, cedettero loro senza esitare i posti ancora caldi. Furono occupati immediatamente. 4 milioni di pulcinella anti-francesi nell’anima e nel corpo, soltanto francesi di chiacchiera, si è visto bene quanto valessero i quadri Boncourt, i naturalizzati Mandel durante la guerra ’39- ’40! Le donne si sposano con ciò che trovano! Certo! Nuova fioritura di meticci! Che commedia! Che lupanare! E così sia! «Vengono fin tra le nostre braccia! Sgozzare, ecc.» non sono affatto i “feroci soldati” a devastare e distruggere la Francia quanto piuttosto i rinforzi negroidi del nostro stesso esercito. Per essere precisi, non sgozzano niente di niente, montano. Ed è l’imprevisto della “Marsigliese”!
Abbrutiti da alcol e incroci nei letti
Rouget non aveva capito niente, la conquista, quella vera, ci viene dall’oriente e dall’Africa la conquista intima, quella di cui non si parla mai, quella dei letti. Un impero di 100 milioni di abitanti di cui 70 milioni di caffellatte, per volere Ebreo è un impero in via di diventare Haitiano, in modo del tutto naturale. Siamo completamente abbrutiti? È un dato di fatto, per via dell’alcol e dell’in - crocio, e poi per molte altre ragioni... (veda i Beaux draps, proibiti...). Anestetizzati, insensibili al pericolo razziale? Lo siamo, è evidente. 50.000 stelle gialle non cambieranno niente. La Francia intera per un po’, più dreyfusarda che mai, per simpatia così cristiana, sfoggia con fierezza il simbolo giudaico. Nuova Legione d’onore, zazou, molto più giustificata dell’altra. E tutto per Blum e per de Gaulle! Maturi per essere colonizzati? Lo siamo! Da non importa chi! Parlare di razzismo ai francesi, è parlare di sangue puro ai nordafricani, stesse reazioni. Non si fa piacere a nessuno. Vichy si occupa, sembra del razzismo, a modo suo, come si occupa dei miei libri. Vada un po’ a chiedere a Claude Bernard quel che pensa del problema ebraico!... Sarà servito. «Si figuri raccontano i suoi assistenti che se il Sig. Bergson fosse ancora qui, i tedeschi gli farebbero indossare la stella gialla!». Altrettanto attaccabriga! Allora bella cosa, ci dica lei stesso, un po’, quel che preconizza? Ah! quant’è più delicato... scomodo... arduo... crudele... che Dio mi guardi dal potere! Dalle pesanti confidenze popolari! Le ridurrò tutte in poltiglia! Taglierei innanzitutto la Francia in due parti. Per la comodità delle cose, la tranquillità dei partiti. Lo slogan “Una, Indivisibile” mi è sempre sembrato una cosa da “masso - ni”. Al punto in cui siamo arrivati nella decadenza, saremo per forza le vittime nell’“Indivisibi - le” noi gente del Nord, poiché è il Sud che comanda, cioè l’ebreo. I Romani troppo meticciati si sono dati due capitali, farò altrettanto. Marsiglia e Parigi. L’una per la Francia meridionale, latina se vogliamo, bizantina, “sovralgerica”, tutto ai meticci, tutto agli zazou, dove si avrebbe tutto il piacere, tutta la libertà di ospitare, amare profondamente tutti i più bei ebreoni del mondo, di eleggerli tutti deputati, commissari del popolo, arcivescovi, druidi, geni, di farsi inculare da loro, all’infinito, aspettando di diventare tutti negri, questione di trenta o cinquanta anni, per come vanno le cose, di raggiungere infine lo scopo supremo, l’ideale delle Democrazie. L’altra per la Francia “a nord della Loira”, la Francia lavoratrice e razzista, è da tentare. Credo che sia forse il momento di attuare alcune grandi riforme...
Tanta sofferenza per una porcheria
La Francia tipo Santo Domingo non mi interessa davvero. Può farsela chi si presenta, me ne frego alla grande. Mi dispiace semplicemente di aver lasciato tanta carne per difendere questa porcheria che non sogna altro che Lecache. Una così grande guerra, tanta miseria, per andare da Rotchild [sic] a Worms! Ci vorrà davvero del nuovo per farmi ritornare patriota. Credo che sarà per un’altra volta, forse per un altro mondo, quello dei morti se ho ben capito, la vera patria dei testardi. A lei Poulain! Stia ben attento! Ah! non mi tradisca! la minima parola! tutte le virgole! e coraggio!

20 commenti:

johnny doe ha detto...

Avevo già letto questo articolo che per la verità piacerebbe oggi a molti francesi....si parla di ebrei,ma molto più di quanto sta accadendo oggi in Francia,a Parigi e nel Sud, col problema immigrazione (vedi leggi Sarkozy).

Lo dico ovviamente come provocazione....
Ma è la solita menata,molto di più era in Bagatelles e in altri pamphlets,bene a pubblicarla,ma per i celiniennes niente di nuovo.
Pare sia l'unico argomento di cui si parla in giro.Francamente ormai noioso,credo che il grande pubblico lo conosca solo per questo.
Veramente un maudit in eterno!

Comunque sia Libero,nel giro di un mesetto,ha già pubblicato tre articoli sul nostro.
Solinas è una mente fina,molto ho letto di lui su vari argomentie mi fa piacere che abbia curato la prefazione.
Non ho ben capito se il libro Céline ci scrive è già pubblicato

Andrea Lombardi ha detto...

Caro Johnny,

secondo me invece anche per i "céliniennes" qualcosa di nuovo il libro lo fornirà: oltre alle lettere alla stampa collabo (e molte toccano anche argomenti politici in generale o toccano temi/polemiche letterarie), sono incluse tutta una serie di appendici -anche iconografiche- che ampliano il discorso sui temi della Collaborazione e dei rapporti franco-tedeschi; grazie a Valeria poi siamo riusciti a pubblicare a fronte di quasi ogni lettera la scansione di quest'ultima nella pagina originale della rivista/quotidiano (rarissime oggi!) sulla quale fu pubblicata. Altro che noioso ;-), ecccezionale! :-)

Andrea Lombardi ha detto...

Il libro sarà disponibile per luglio!

lazard ha detto...

andrè, bel colpo! Céline e i giornali collabo sono un argomento molto spinoso e interessante che è sempre stato trattato con superficialità, in Francia (ma lì è stato fatto di più) e soprattutto da noi.

Questa lettera, che non avevo mai letto, mi sembra sulla falsariga dei pamphlet per stile e soprattutto contenuti... certo che la vena secessionista francese non è mai stata molto approfondita... (non che mi interessi, anzi, mi fa ridere). Ma il vero Céline, l'inventore, sta soprattutto nelle preoccupazioni delle ultime righe... è quello che Céline teme (e da cui tutto il razzismo), che la sua lingua emotiva, figlia d'una civiltà, muoia con essa.

PS: Avete già in mente la copertina immagino... toppo secret o si può sapè?

ciao ragazzi, impagabili come sempre

johnny doe ha detto...

Andrea,non mi riferivo certo al libro che non conosco ovviamente,ma specificatamente a questa lettera.
E il "noioso" non si riferiva al lavoro,da come apprendo,accurato e sempre prezioso di documentazione,iconografia e fonti del libro,ma al contenuto più scontato "sul razzismo celiniano"(che mille volte abbiamo letto) di questa lettera,,anche se si capisce che il senso dell'invettiva è molto più ampio di quanto sembri.
Io avrei pubblicato magari una lettera più interessante,che certo non mancherà, circa l'argomento da te menzionato e oggetto del libro che ovviamente comprerò.
Ma é solo un'opinione.

saluti a tutti

Antonio Sabino ha detto...

Attendo con molto interesse questa pubblicazione. Ho avuto recentemente occasione di leggere un lavoro sopra la questione di Céline e la sua produzione durante la guerra e i suoi rapporti con gli ambienti collabo, ma non mi aveva affatto convinto perché mi pareva eccessivamente assertivo e basato su pesanti pregiudizi e poca documentazione, dunque attendo con reale interesse un lavoro con abbondanza di documentazione (cosa che devo dire mancava nello studio che avevo letto).

Andrea Lombardi ha detto...

@ Johnny:

la tua opinione è sempre gradita! :-)

@ Sabino:

Grazie del commento! Il lavoro che citi è quello di Germinario?

Antonio Sabino ha detto...

Effettivamente è quello, sinceramente mi ha lasciato perplesso in diversi punti, anche dal punto di visto strettamente "metodologico". Insomma ho respirato ad ogni singola pagina la volontà di ottenere un certo risultato prestabilito, costi quel che costi.

Guignol67 ha detto...

le premesse per un altro libro interessante ci sono tutte, questa lettera ne è per me la testimonianza, visto che oltre lo stile come al solito più che apprezzabile m'interessa anche il contenuto politico...
grazie mille e mille volte a tutti i collabo di questo nuovo libro e colgo l'occasione per ringraziare S.Fiorucci anche per alcune dritte...
saluti a tutti

Anonimo ha detto...

io invece resto come sempre affascinato dal COME dice le cose Céline. Io godo per ogni rigo del Nostro. I pareri sono personali e lui è sempre stato un coraggioso. Là dove gli altri hanno ciurlato nel manico lui è andato giù pesante e, signori miei, lo ha sempre fatto con una prosa che spacca!
Meridiano

johnny doe ha detto...

Meridiano,su questo non ci piove...

guignol ha detto...

ah Meridiano, sottoscrivo in pieno!
COME dice QUELLO che dice è superlativo, se me ne trovi un altro che gli si avvicina...

Anonimo ha detto...

Eccelsa prosa cèliniana, come sempre del resto...

Missiva dai contenuti inquietanti, ma...

"Ha ragione Claudie Lorrain, i primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l'arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell'inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini."

Saluti

Costantino Spineti

Ringrazio infinitamente l'amministratore di questo splendido luogo, che sto ancora accuratamente visitando, per lo splendido lavoro di divulgazione e la passione che si respira negli scritti.

Anonimo ha detto...

Quello che mi colpisce nelle invettive razziste di Céline, è che, pur nella crudezza estrema dello stile, non c'è mai il senso di superiorità di una razza su un'altra. E' più un colossale rimpianto di un mondo che inevitabilmente svanisce. E' un volersi aggrappare al "buon tempo antico". Il razzismo di Céline è quello di Jack London, è quello di un Nietzsche (che però non era antisemita), quello di un Dostoevskij (con il suo panslavismo assoluto e il fastidio per i "polaccucci" e gli "ebreucci"). E', in buona sostanza, un razzismo ottocentesco, colonialista. Céline ebbe la ventura di vivere la dissoluzione di tutto questo e l'avvento del mondialismo. La sua anima conservatrice rfiutava i mescolamenti, in nome di un patriottismo un po' ibrido. Insomma un figlio del suo tempo... cioè la fine dell'ottocento colonialista.
Massimo
Questo blog è una vera miniera culturale, ragazzi. Grazie per il vostro lavoro.

GEORGE ha detto...

Céline era più incazzato e violento perchè vedeva marcire il mondo nella bruttura,nell'ipocrisia,nella meschineria e nell'imbarbarimento generale avvenuto dopo la prima guerra,e aveva il coraggio di dirlo.A tutti.
E non sempre il bersaglio che colpiva era totalmente sbagliato,tanto per esser chiari,pur essendo figlio del suo tempo...mi vien da dir anche del nostro...chissà come reagirebbe oggi...
Appunto Fedor e Nietzsche,quasi anime gemelle per certi versi,che però non erano passati attraverso i massacri epocali del novecento che han spento molte speranze in cui forse credevano i due.

Più che al razzismo delle parole,credo invece al profondo disagio di un'anima aristocratica di fronte ad un mondo che marcisce nel modo peggiore,e a cui non può restare insensibile,una sofferenza che può spingerti anche ad eccessi passionali ed irrazionali tali da farti poi precipitare per la delusione nell'indifferenza totale.

Non è una giustificazione,perchè non c'è nulla da giustificare quando uno ha abbondantemente e anche ingiustamente pagato per delle parole.
Penso invece che sia la verità profonda che albergava nell'anima di LFC.

Il signorx ha detto...

George, straquoto anche le virgole.

Sì, l'anima dell'aristocratico Cèline (venuto, dopo altri, in questo mondo immondo a fare la rude vita del genio maledetto fra le anime inferiori) - nel voyagiare... - s'è involata tanto in alto per rivelare all'"uomo civilizzato" che un vero Poeta, Scrittore, Artista o Scienziato, non può trovare luogo buono in nessuna società democratica, non più che in una dittatura o monarchia moderata o assoluta. E che la spietata dittatura della pubblica opinione borghese non produce che orde belanti di intellettuali politicamente corretti, corrotti e indotti a raccontare alla massa dormiente e sognante le favole di capuccetto rosso e quella della nonna del mulino bianco per consolarsi della sua abdicazione e della sua decadenza di "uomo civilizzato", cornutizzato e razzistizzato nel corpo e nell'anima.

johnny doe ha detto...

Caro signor x,insieme a george ti leggevo con molta guduria sul tuo blog dove non scrivi più.
Per certi versi ti capisco,però eri una allegra e intelligente spina nel cuore della demobanalità del'ovvio più ovvio dell'ovvio,peccato.
Un ritorno è sempre gradito.

Anonimo ha detto...

che lo vogliate scusare o condannare, Celine è stato profetico. il ritratto della francia è quello dell'europa di oggi.

geniale.

johnny doe ha detto...

Anche peggio...

Andrea Lombardi ha detto...

@ Costantino e Massimo, grazie per i complimenti. Quoto anch'io i vostri due commenti, veramente puntuali.