venerdì 24 luglio 2009

William Seward Burroughs: dal Voyage al Pasto nudo



William Seward Burroughs: dal Voyage al Pasto nudo
di Andrea Lombardi


Recentemente è stata pubblicata un’edizione riveduta del capolavoro di Burroughs, l’ipnotico Pasto nudo, a cura di James Grauerholz e Barry Miles (W.S. Burroughs, Naked Lunch – The restored text, Grove Press, 2003). Oltre che per una appendice comprendente diversi brani non inseriti nel testo definitivo, questa edizione si segnala per numerosi interventi nel testo edito nel 1959 (Olympia) e poi ripreso nelle numerose altre edizioni e ristampe, volti a emendare errori tipografici e di stampa e – circostanza letterariamente più interessante – anche a inserire alcune ultime correzioni effettuate da Burroughs alle bozze di stampa nell’estate 1959, e non inserite nel testo definitivo dall’editore. I curatori, inoltre, segnalano di aver reintegrato nel testo l’uso dei puntini di sospensione “alla Céline”, che Burroughs apprese leggendo Viaggio al termine della notte e Morte a credito:

[…] We restored Burroughs’s use of the ellipsis, a form he borrowed from Louis-Ferdinand Céline’s Journey to the End of the Night and Death on the Installment Plan. These novels were translated into English by John Marks in 1934 and 1938, respectively, during Burroughs’s college years, and he is known to have read them. His typescripts employ a curious device of two periods – rather than one, for a full stop, or three, for an ellipsis – at the end of most sentences; we have treated these as standard ellipses.

Burroughs fa grande uso dello strumento dei puntini di sospensione nel Pasto nudo, sia per trasmettere efficacemente dalla carta l’enfasi e le pause nei dialoghi (o meglio monologhi) dei personaggi del libro, sia per rendere ancora più straniante l’ansia e la paranoia trapelante dalle sue immagini grottesche:

Tentative half impressions that dissolves in light… pockets of rotten ectoplasm swept out by an old junky coughing and spitting in the sick morning…
Old violet brown photos that curl and crack like mud in the sun: Panama City… Bill Gains putting down the paregoric con on a Chinese druggist.“I’ve got these racing dogs… pedigree greyhounds… All sick with the dysentery… tropical climate… the shits… you sabe shit? ... My Whippets Are Dying!” he screamed… His eyes lit up with blue fire… The flame went out… smell of burning metal… “Administer with an eye dropper… Wouldn’t you? … Menstral cramps… my wife… Kotex… Aged mother… Piles… raw… bleeding…” He nodded out against the counter…
[…]

2 commenti:

lazard ha detto...

Mbè l'influenza di Celine sulla letteratura è stata notevolissima.mi è sempre piaciuto leggere l'ottocento e il primo novecento, e devo dire che benché come abbiamo tante volta detto non se ne parli quasi mai il solco scavato da Celine è molto profondo. si può parlare quasi di Prima e Dopo Celine. pensiamo pure a un autore che si conosce più come drammaturgo che come narratore, Beckett. la trilogia beckettiana composta da Molloy, Malone Muore e l'Innominabile, benché segua percorsi ben diversi da quelli di Celine, è davvero segnata stilisticamente dallo stile celinino. lo stesso Aldo Tagliaferri, nella prefazione alla suddetta opera, dice che è Celine a far scoprire (letterariamente, ovvio) al joyciano Beckett uno stile più aggressivo, più vicino al connubio con la lingua parlata. abbondano anacoluti, false relative, pleonasmi, frasi fatte decontestualizzate, espressioni molto popolari. certo poi Beckett fa il contrario del nostro e spegne tutti i fuochi della lingua, li secca, li fredda. ma Celine c'è stato, è stato lì. ha rivoluzionato prima di tutti.
Bukowski nelle poesie, nei racconti non fa altro che elogiare Celine come il più grande scrittore di tutti i tempi. addirittura c'è un racconto-poesia dove dice che prima di leggere il viaggio si sentiva lui il più grande scrittore vivente. dopo si relega autonomamente al secondo posto. Nel suo ultimo romanzo, ''Pulp'', compare proprio Celine che è braccato dalla signora Morte che non è riuscita a farlo fuori davvero nel '61, si è sbagliata e ora tocca allo scanzonato detective bukowskiano Nick Belane stanare il grande romanziere francese bazzicante attorno a Los Angeles. peccato che Buk non ami che Viaggio Al termine della notte.
Sartre non ha scopiazzato (male, tra l'altro)?
Henry Miller non ha riscritto il Tropico da capo dopo la folgorazione del Viaggio?
La letteratura è stata liberata da Celine, non potrebbe esserci miglior ispiratore... ''presto anche il mio stile sarà patacca!" scriveva Celine, ma è ancora emozionante e vivo.


ps: Data l'ondata celiniana delle recenti pubblicazioni di Einaudi che per l'appunto ha rifatto Rigodon, Da un castello all'altro, Colloqui col p. y, qualcuno sa se per caso intenderanno ripubblicare sepratamente anche Nord e le Feerie (1 e 2)? che senso ha ristampare la prima e la terza parte della trilogia tedesca senza la seconda? ho inviato una mail alla casa editrice torinese che mi ha risposto dicendomi che questi libri che ho menzionato sopra sono rintracciabili in bancarelle dell'usato e in rimanenze eccedenze di librerie minori... come tra l'altro ci aveva già detto Sisyphus, fortuna sua.
è assurdo nel 2009 una cosa del genere!
un saluto a tutti

Andrea Lombardi ha detto...

Grazie del commento, Daniz!

Faremo anche un post su Pulp, anzi, se lo vuoi scrivere te, te lo postiamo volentieri!

Ciao,

Andrea