giovedì 14 maggio 2009

Gian Dauli e Alex Alexis: la prima traduzione italiana del Viaggio al termine della notte
























Di seguito, Gilberto ci pr
esenta una interessantissima scheda sulle prime traduzioni italiane del capolavoro di Céline:

GIAN DAULI E ALEX ALEXIS
ARTEFICI DELLA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA DEL VOYAGE


La prima traduzione italiana del Voyage la si deve a due personaggi singolari, quasi del tutto dimenticati, ma molto attivi, con alterne fortune, fra le due guerre. Entrambi furono romanzieri, editori, traduttori e adottarono uno pseudonimo: il vicentino Giuseppe Ugo Nalato quello di Gian Dàuli e il piemontese Luigi Alessio quello di Alex Alexis. Traggo buona parte delle notizie dal saggio dell' italianista professore emerito dell' Università di Grenoble, Michel David, dal titolo Sulla prima traduzione italiana del " Voyage au bout de la nuit" apparso sul numero 8-9 dell' aprile 1967 della rivista letteraria Opera Aperta. Gian Dàuli era, nei primi anni '30, direttore della collana Scrittori di tutto il mondo per le Edizioni Corbaccio di Milano che annoverava tra i titoli pubblicati opere, tra gli altri, di G. Bernanos, A. Schnitzler, T. Wilder, A. Doblin, T. Mann, J. Dos Passos, a dimostrazione di un interesse e una competenza tutt'altro che superficiali, in controtendenza rispetto al provincialismo culturale italiano dell'epoca, delle migliori esperienze letterarie che stavano emergendo e affermandosi in Europa e America. Sul suo diario, in data 23 aprile 1933, si legge: « Sto leggendo Voyage au bout de la nuit di Louis-Ferdinand Céline e debbo dire che ne sono stupito per il suo formidabile verismo intellettuale e dico intellettuale di proposito perché la realtà è vista attraverso l'intelletto piuttosto che per realtà vissuta, cioè immaginata fuori da personale esperienza. Questo per gran parte almeno di quello che ho letto fin qui. E voglio notare anch'io che in quest'arte realistica del Céline si sente il metodo d'osservazione minuta e spesso sofisticata per essere troppo minuta, usata dal Proust nella sua miope ricerca del tempo perduto. E direi quasi di più! Céline deve aver letto e riletto alla sazietà le opere di Proust tanto che alcune immagini e alcune fini osservazioni le ha assimilate senza però riuscire a trasformarle del tutto, cosicché al microscopio alcune cellule celiniane si riconoscerebbero per proustiane. Non avviene lo stesso nel travaso del sangue da un individuo a un altro?». Probabilmente Céline non avrebbe gradito l'accostamento a Proust, di certo va riconosciuto a Dàuli un sicuro fiuto editoriale (la traduzione italiana del Voyage sarà la prima nel mondo). L'anno precedente Dàuli aveva terminato il romanzo La Rua e nel comunicare a Céline il successo della traduzione del Voyage gliene invia una copia. Céline gli risponderà con due biglietti, il primo tra novembre e dicembre del 1933: «Cher confrère, je serai très honoré de recevoir votre livre. Mais trés malheuresement je ne parle pas un mot d'italien! Seulment je puis me le faire lire par une amie italienne qui me fera trés certainement comprendre votre oeuvre dans son intimité. Puisque vous êtes auprès de mon editeur, ayez la bonté de lui demender de me faire l'envoi de 2 voyages en italien. Je n'en possède aucun. Je vous écrirai dès que je serai en mesure de vous donner mon impression sur La Rua qui par truchement ne peut malheureusement vous satisfaire qu'à moitié. Bien cordialement à vous et très impatient - L.F. Céline ». Il secondo il 21 dicembre 1933: « Cher confrère, je suis parvenu tant bien que mal à saisir toute l'importance de votre livre à travers une traduction forcément imparfaite. Je discerne évidemment les signes d'une très exceptionnelle finesse d'analyse, d'une rigueur littéraire tout à fait précieuse, d'une grande connaissance des difficultés instinctives en même temps qu'un haut sens de l'épopée! Mais que ne puis-je lire l'italien. Bien cordialment - L.F. Céline». La Rua venne tradotto in francese da Marie Canavaggia, la fedele segretaria di Céline, e Dàuli chiese allo stesso Céline di scrivergli la prefazione, ma questi si rifiutò affermando che, poiché la critica gli era ostile, una sua prefazione si sarebbe ripercossa negativamente sul romanzo di Dàuli. Se nell'ottobre del 1945 la morte non lo avesse colto all'improvviso, Dàuli avrebbe portato a termine i due progetti relativi alla pubblicazione di Guignol's Band con il titolo Compagnia della teppa e successivamente Mort à crédit. Alex Alexis, nasce a Caramagna in provincia di Cuneo nel 1902. Nel 1920 partecipa all'avventura dannunziana di Fiume. Tornato a Torino si iscrive alla facoltà di giurisprudenza senza però portare termine gli studi. Nel 1923 fonda la rivista Teatro e la casa editrice Rinascimento e nel 1927 si trasferisce a Parigi dove, tra mille difficoltà, avvia piccole attività editoriali, destinate quasi tutte all'insuccesso. Quando Dàuli gli affida la traduzione del Voyage Alexis ha ormai acquisito una più che buona conoscenza della lingua francese e dell'argot parigino: porta a termine la traduzione a tempo di record in circa un mese. A distanza di settantasei anni la traduzione può essere considerata decorosa, ma non pienamamente riuscita. A difesa di Alexis va però tenuto presente che la lingua letteraria italiana dell'epoca non poteva di certo essergli molto di aiuto, essendo una lingua classiccheggiante, influenzata ancora dagli echi aulici carducciani e dal decadentismo estetizzante di D'Annunzio, lontana anni luce dalla potenza dirompente, rivoluzionaria, innovativa e antiretorica della lingua parlata di Céline. Alex Alexis, autore di numerose commedie e romanzi quasi tutti inediti, è il traduttore anche di Bagattelle per un massacro sempre per Corbaccio nel 1938 e di un altro dei famigerati pamphlets céliniani, L'école des cadavres che però non giungerà mai alle stampe. Il Viaggio verrà ripubblicato nel 1948 senza varianti e ancora nel 1962, ma questa volta, sebbene integralmente attribuita ad Alex Alexis, la traduzione subirà un rimaneggiamento ad opera di autore ignoto, senza alcuna avvertenza da parte dell'editore se non quella che «Il traduttore ritiene opportuno avvertire il lettore che, per conservare la massima fedeltà al linguaggio impiegato dai personaggi nel testo originale, si é valso di frequente di una forma italiana volutamente scorretta e di espressioni dialettali». Occorrerà attendere quasi sessant'anni prima di trovare in libreria una nuova traduzione realizzata da Ernesto Ferrero il quale, potendosi avvalere di una lingua letteraria italiana nel frattempo rinnovata dalle esperienze linguistiche, tra gli altri, di Gadda e Pasolini, riuscirà a darne una versione più attuale e in sintonia con l'espressività di una scrittura così potente e ricca di immagini, di intonazioni, di ritmo e di musica che ad ogni rilettura si manifesta al lettore sempre viva e nuova, in grado di rigenerarsi in perpetuo.

Gilberto Tura

4 commenti:

Meridiano ha detto...

grazie a Gilberto un'altra chicca su questo blog. Da qualche parte ho letto che Celati - che si sia interessato a Céline perché compagni di scaffale? - e Giuseppe Guglielmi hanno liquidato Alex Alexis come un avventuriero della traduzione. Io non so se si tratta di un avventuriero, ma di certo parliamo di un pioniere celiniano

ITGROUPrealEstate ha detto...

La traduzione del Ferrero è assolutamente vergognosa....soprattutto dove invece del termine cane usa il termine barboncino, peraltro non presente nell'originale in francese.

Anonimo ha detto...

Latraduzione di Alex Alexis è molto più plasica e céliniana di quella di Ferrero...un po greve.
Peccato che il Voyage con la traduzione di Alexis l'ho regalato ad altri.
argos

sotto ha detto...

La prima edizione del Viaggio è del 1933, ne ho una copia sottomano proprio in questo momento. L'ho trovata casualmente dopo diverse ricerche analitiche, passeggiando un tardo pomeriggio, in una libreria di San Lorenzo, a Roma. La Locus Solus. Edizioni Corbaccio, 494 pagine. Nel 1942, l'editore Dall'Oglio ne pubblicherà una ristampa, con la stessa veste grafica, senza rimaneggiamenti stilistici, "salvo" il taglio di un centinaio di pagine dal testo originale.
Ho provato a leggere Ferrero, dopo Alexis. Non ho provato emozioni, la lingua è secca e stoppacciosa. Alexis, pulito di certi forse inevitabili toscanismi, per il mio palato ha fatto una traduzione egregia, imbattibile. Alla prima lettura, tre anni fa, il suo Viaggio cambiò il mio modo di intendere la scrittura.