lunedì 29 maggio 2017

Céline secondo Gerardo Lunatici




Gerardo Lunatici (1961), toscano di nascita, parmigiano d’adozione, è pittore e illustratore, insomma, secondo le tradizionali categorie della cultura, è un artista…

Definirsi artista, di questi tempi, suona un po’ ridicolo, a volte anche un po’ patetico… Ormai è’ diventato un titolo che non si nega a nessuno. Tutti, a modo loro, sono, o si sentono, artisti! Non so se Lunatici sia un artista o meno, considerati anche i parametri attuali che, nel mondo dell’arte contemporanea, definiscono colui che è artista, o il cui lavoro può essere definito come arte (magari con la A maiuscola). Una cosa però penso che si possa dire, e cioè che Lunatici è un pittore, e prima ancora un disegnatore, di un certo talento. La domanda che sorge spontanea a questo punto è se la pittura sia ancora da considerarsi arte, o meglio… Arte.

Ma non credo che la risposta interessi Lunatici che, più ironicamente, definisce la sua attività di pittore e disegnatore come una malattia. E allora stiamo al gioco e proviamo a redigere una breve biografia del nostro artista, pardon, malato, come se fosse un referto medico…

Gerardo Lunatici, per gli amici (non molti, in verità – ma, si sa, gli infermi sono tipi solitari, un po’ per scelta un po’ per necessità…), per gli amici, dicevo, è solo Gerri, è nato in Toscana. Dall’età di 6 anni vive a Parma, città che lo ha generosamente adottato. A 8 anni, copiando i fumetti della Disney, ha contratto il morbo, che già si aggirava in quella casa dove trovavano ospitalità pittori, poeti e altra gente stravagante. Il nostro bambino si è così gravemente ammalato di… disegno, e a 14 anni ha contratto una variante del morbo ancora più grave, ammalandosi di pittura (favorita dallo sciagurato dono del padre di una cassetta di colori… si sa, le colpe dei padri ricadono sempre sui figli, come la tragedia greca insegna!). Da allora, nonostante le dispendiose cure (gli studi classici, le lauree in Filosofia e Storia dell’Arte – quest’ultima una specie di terapia omeopatica…) e i ripetuti tentativi di vaccinazione (come un impegnativo lavoro di insegnante in un liceo che dovrebbe stroncare le velleità del più romantico sognatore), non è più guarito; anzi, forse ha visto col tempo aggravarsi la sua malattia, che si è così cronicizzata. Malattia strana questa, che prevede come cura l’esercizio, appunto, del disegno e della pittura. Malattia poi che si manifesta anche in forme pubbliche attraverso mostre personali (a Parma, Collecchio, Trieste, Firenze, Ferrara, Bologna, Cortina) e collettive con altri malati (alcuni immaginari) della stessa patologia (a Collecchio, Laveno Monbello, Sarajevo, Parma ecc.). Anche il giornale locale, la Gazzetta di Parma, ha dato voce alle sue sfogazioni per 15 anni (dal 1993 al 2008), contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti del morbo. La famiglia, a volte irritata, a volte complice, più spesso indifferente alle sorti ormai segnate dell’infermo e comunque rassegnata, convive con la malattia del caro congiunto, che involontariamente ha inoltre contagiato un po’ tutti; così facendo ha acuito il suo senso di colpa per non essere sano e cazzone come gli altri. Eh sì, perché questo è lo stato d’animo permanente del Lunatici: da una parte non poter fare a meno di riempire fogli e tele di immagini, come fosse spinto ogni volta da un demone, da una necessità, da un’urgenza che gli rende secondaria ogni altra cosa; ma dall’altra di rammaricarsi e pentirsi di passare la vita, forse a sprecare il suo tempo, a riempire fogli e tele di immagini. Come Petrarca, che non voleva perdere la sua vita dietro a Laura, (che tra le altre cose mai gliel’ha data) e nello stesso tempo non ne poteva fare a meno!

Ditemi voi se questo non è un destino quanto mai commiserevole!

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