"Céline, alle soglie dell'ultimo atto della notte, il busto lordato di terra e fango, ossessionato dalle sue esperienze, il volto sfiorato dall'ombra di una bandiera del 14 luglio inzuppata di tutte le estati passate. A che serve questo cerimoniale adesso? Vi descrivo l'uomo che si fa carico della storia, l'ultima incarnazione del Medioevo.
Morirà. La mano che aveva tenuto la rosa rossa dei Tudor adesso scioglie il filo della vita.
Altrove, dei cavi si annodano. Nell'oscurità, soldati infagottati come le pietre sacrificali dei Frati Moravi, fino al soffocamento. E i fari oscurati dei camion nei sentieri dell'Ovest.
Finito, D'Annunzio dopo Fiume che addobba i suoi soldati di fiori di pesco. E il Niebelungenlied in edizione economica per la Wehrmacht, così bella da vedere, destinata all'olocausto e che morirà nel mese di maggio, sotto i ciliegi neri e rossi delle Alpi".
Dominique de Roux, La morte di Céline, edizione italiana a cura di Andrea Lombardi, Roma.
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