Alain de Benoist, lettore di Céline
“La libertà d’espressione non si
lottizza”
Intervista raccolta da François
Bousquet, in “Élements” n°185, agosto-settembre 2020.
Si è più abituati a vedere Alain de Benoist prendere posizione su delle questioni filosofiche o politiche, ma ciò non toglie che anche qui sappia quel che dice. Non ha forse scritto Céline et l’Allemagne, 1933-1945: une mise au point, oltre che una Bibliographie internationale de Céline?
Élements: I pamphlet di Céline
meritano che li si rilegga allo stesso titolo che l’insieme dell’opera?
AdB: Perché non lo meriterebbero?
In realtà, personalmente non ho una grande predilezione per i pamphlet. Ho letto
con piacere quelli di Léon Bloy, di Emile Pouget o di Jean Cau, per citarne
alcuni, ma sul piano generale preferisco le dimostrazioni alle esclamazioni, e
tantomeno le eruttazioni, anche se talentuose. Trovo del resto la letteratura
antisemita noiosa, ripetitiva e il più delle volte estremamente idiota. Tuttavia
non mi rammarico di aver letto i pamphlet di Céline, cosa che d’altra parte ho
fatto abbastanza tardi. Perché? Semplicemente, perché c’è del Céline in essi. Anche
quando redigeva delle posologie di farmaci, Céline faceva del Céline. Quando si
ama lo stile di Céline, si raccolgono anche le briciole più piccole, per quanto
controverse.
Élements: Siete tra quelli che ritengono
sia il tempo di ripubblicarli?
AdB: Non so se sia il tempo, ma
non vedo proprio per quali ragioni non lo si possa fare. La libertà d’espressione
non si lottizza. Chi si oppone a questa ristampa lo fa in generale per delle
ragioni morali (l’antisemitismo è sbagliato). Io, sono tra quelli che non tengono
in alcun conto la “morale”, quando si parla di letteratura.
Nel caso specifico, d’altra
parte, i nostri moralisti sono fuori strada. Non è con dei pamphlet che si formano delle convinzioni personali. Nessuno è mai divenuto antisemita leggendo La bella rogna o
Bagatelle per un massacro – come nessuno si è mai convertito al “razzismo”
dopo aver letto Tintin in Congo! Il dramma, è che noi contemporanei
vogliamo assolutamente leggere le opere del passato con le lenti dell’oggi. Questa
lettura anacronistica contrasta con l’accoglienza che fu riservata ai pamphlet
alla loro pubblicazione. Leggete il saggio di André Derval su L’accueil
critique de “Bagatelle pour un massacre” (Écriture, 2010), che riunisce particolarmente
gli articoli di Marcel Arland, Jean Renoir, Victor Serge, André Gide, Emmanuel
Mounie, etc. Avrete delle sorprese!
I pamphlet cadranno in ogni modo
nel pubblico dominio tra poco tempo. E oltre le versioni che circolano su
Internet, sono anche stati oggetto di numerose ristampe “selvagge”. In merito a
Bagatelle, nella bibliografia che ho dedicato a Céline, elenco cinque o
sei edizioni pirata in lingua francese uscite dal 1945 in poi.
Élements: Lei è più un raccoglitore
bulimico di testi a stampa che non un cacciatore di libri rari. Céline fa
sicuramente parte degli autori dei quali collezionate all’incirca tutto, comprese
le traduzioni nelle lingue più improbabili. Vi si immaginerebbe eppure ben più
vicino a un Montherlant o ad un Drieu la Rochelle che a Céline…
AdB: Non ci si sbaglia. Ammiro
incondizionatamente l’opera di Céline, ma mi sento molto lontano dal
personaggio. Amo il medico dei poveri, ma non lo scrittore lagnoso,
ossessionato dai soldi, restio ad assumersi le proprie responsabilità. Anche il suo stile non corrisponde che ad una
sfaccettatura della mia sensibilità. Amo
ugualmente, ma pe ragioni differenti, il grande stile classico. E infatti, con
Drieu o Montherlant (più il primo che il secondo), mi sento più a mio agio.
Céline è stato tradotto in quasi
tutte le lingue, il che è paradossale quando si sanno le difficoltà alle quali
tutti i traduttori della sua opera si trovano immancabilmente a confrontarsi. Viaggio
al termine della notte, per esempio, è stato tradotto in 61 lingue diverse,
tra le quali il giapponese, il serbo-croato, lo sloveno, il greco, il catalano,
il cinese, il coreano, il basco, il farsi, il bulgaro, il vietnamita, il
lituano, l’albanese, il turco, il georgiano, lo slovacco, il macedone, senza
dimenticare l’ebraico e l’esperanto. E per finire di rispondere alla vostra
domanda: no, non possiedo tutte queste edizioni!
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