martedì 29 giugno 2010

Polemiche di Louis-Ferdinand Céline, recensione su Panorama


Bella recensione (i tempi sono veramente cambiati per LFC...) di Polemiche su Panorama, grazie a Stefano Fiorucci per la segnalazione!


Polemiche di Louis-Ferdinand Céline - Guanda, 120 pagine, 12,50 euro
Le interviste rilasciate da Louis-Ferdinand Céline durante il suo esilio in Danimarca sono uno scrigno di tesori dell’intelligenza. Céline esercita ancora un grande fascino non perché la sua vita e le sue opere hanno fatto scandalo, come lui stesso suggerisce per giustificare il suo proverbiale pessimismo sull’uomo e sui lettori, ma perché la luce della sua intelligenza ha la forza di perlustrare e illuminare i recessi più profondi della nostra natura e della nostra anima.
Questa forza della cultura, che si nutre della solitudine e delle esperienze più drammatiche della vita, è ciò che resta di valido di una delle figure più intense della letteratura europea del Novecento. VOTO: 4/5.

lunedì 28 giugno 2010

Peter Russell, This is not my hour - Studio e traduzione dai Sonnets a cura di Raffaello Bisso



Un mio caro amico céliniano ha appena pubblicato questa bella traduzione dei Sonnets di Peter Russell; spero mi perdoniate l'off-topic!





Peter Russell


This is not my hour



Studio e traduzione dai Sonnets a cura di Raffaello Bisso





edizioni del Foglio Clandestino, 2010 12 euro – isbn 978-88-902114-6-1


edizionidelfoglioclandestino.it redazione@edizionidelfoglioclandestino.it





A volte penso che tutto sia perduto, che questa fatica sia solo uno spreco di tempo. I ricchi e famosi la fanno franca col crimine; -- io ho speso tutto il mio per la poesia, a un costo che la gente considera folle. Alcuni, ben che vada, si figurano le pretese del Sublime, più raro ancora è chi ravvisi in una rima l’Estasi diagnosticata da Longino. Gli ininterrotti talk-show del Parlamento cambiano l’ardua cultura in spettacolo, dettano legge pubblicità e profitto, tutto è speso in distrazioni e lotterie, -- « Son sano! », sbotto, « e tutto il mondo è pazzo! », -- Eli era cieco, e Samuele udì il richiamo.




Nell’estate del 2000 Peter Russell mi inviò, ‘con preghiera di traduzione’, una raccolta dattiloscritta di poesie dell’anno precedente. La ‘preghiera’ in realtà sottintendeva l’urgenza di una traduzione rapida perché Peter intendeva pubblicare quanto prima la raccolta. Ma io non riuscivo assolutamente a conciliare la rapidità richiesta con la cura necessaria al lavoro, né purtroppo avevo tempo illimitato da dedicare all’impresa. Dopo la morte di Peter, la responsabilità per il dono e la sfida che avevo lasciati in sospeso mi ha spinto a proporre alla rivista Il Foglio Clandestino una scelta dei ‘Sonetti’, presentata come sintetico studio interpretativo. In seguito l’editore mi ha proposto di raccogliere in volume il materiale. Questo libro non è perciò propriamente la traduzione dei ‘Sonetti’ del Pratomagno ma uno studio a più mani su di essi. Raffaello Bisso
Il poeta inglese Peter Russell nasce a Bristol il 16 settembre 1921 e muore a San Giovanni Valdarno il 22 gennaio 2003. Ultimo dei grandi lirici moderni, erede della tradizione simbolista e modernista che ha avuto in Yeats, Eliot e Ezra Pound i massimi esponenti, fu inserito fra i candidati al Nobel. Assai ricche le vicende umane e letterarie. In una continua compenetrazione tra vita vissuta, momento creativo e produzione letteraria, Russell ha vissuto, prima a Berlino, intervallando poi il successivo periodo italiano con lunghi soggiorni all’estero, in Canada, negli Stati Uniti e quindi in Iran. L’Italia è stata il suo paese prediletto e dopo il prolungato soggiorno veneziano, dal 1983 è vissuto a Pian di Scò (AR) e nel mulino de ‘La Turbina’ trasformato in una casa-biblioteca arredata soltanto con pochi mobili e con diecimila volumi, oltre a un prezioso archivio personale. Nella casa di riposo di Castelfranco di Sopra, dove era stato costretto a trasferirsi nel 2001, è sopravvissuto in uno stato di quasi totale cecità, mantenendo col mondo soltanto sporadici contatti epistolari, ma continuando tenacemente la sua ricerca poetica. Anche negli scritti di quest’ultimo periodo aveva conservato un’acuta percezione della purezza della natura, nella sua opera spesso contrapposta ai disastri della civiltà moderna. Le sofferenze fisiche hanno preso il sopravvento quando si sono unite alla mancanza di stimoli.

domenica 27 giugno 2010

La Trilogia del nord, recensione di Cosimo Argentina



Pubblichiamo volentieri questa recensione alla Trilogia redatta dal nostro Cosimo!

Einaudi ha pubblicato nei tascabili la Trilogia del Nord di Louis Ferdinand Céline. I tre libri conosciuti anche come trilogia tedesca sono il capolinea narrativo dell’autore di Viaggio al termine della notte. I tre romanzi sono nell’ordine Da un castello all’altro (apparso anche col titolo Il castello dei rifugiati), Nord e Rigodon. Céline è morto il giorno in cui ha messo il punto all’ultima frase di Rigodon morendo come uno scrittore dovrebbe morire: sul campo di battaglia. Questa non è una recensione. Noi non amiamo le recensioni, da ‘ste parti. Questo è un urlo, un appello. Prendete i libri che avete comprato negli ultimi anni – compresi i miei, semmai qualcuno ha avuto il fegato di comprarne uno – e gettateli nel cesso. Robaccia. Non so cosa abbiate letto, ma è chincaglieria di quart’ordine. Una sola pagina di Rigodon o di Da un castello all’altro (non dico Nord che è un po’ caotico) vale mooolto di più di quella sozzeria che ci fanno leggere ormai da decenni. Prendete i libri stampati negli ultimi quarant’anni e lanciateli nelle fogne. Compitini, analisi logica applicata alla narrativa, cazzate letterarie. Restiamo a galla solo perché ci diciamo bravo uno con l’altro. Altrimenti saremmo fottuti in partenza. Non c’è un solo libro che possa pulire le scarpe a opere come la Trilogia del Nord. Davvero, giuro, fratres, quando leggo un libro o leggo le recensioni mi si rivolta lo stomaco. Si fa passare per opera d’arte il banale, il vuoto, i compiti per le vacanze. Non tutto quello che ha scritto Céline ovviamente è grandioso. Ma opere come Viaggio al termine della notte, Morte a credito, Casse-pipe e la Trilogia ci stanno a terremoto, signori! Non spreco nemmeno tempo a dirvi di che parlano i tre libri, non è importante. Quando uno è un fuoriclasse può anche parlarvi delle emorroidi di Gigi Buffon che riesce ad affascinarvi. In un mondo dove la marchetta è la norma, dove i premi sono truccati, le fascette dei libri sono false e dove anche quelli che denunciano i brogli sono loro stessi imbroglioni… in un mondo del genere uno scrittore come Céline è un dono degli dei.

Cosimo Argentina

giovedì 17 giugno 2010

La trilogia del nord di Céline, Einaudi




Dalla prefazione:

Questi tre romanzi, che ne formano quasi uno solo, hanno più di un titolo per essere ritenuti un’opera importante. Non solo infatti rappresentano il punto d’arrivo di un lavoro romanzesco che, cominciato con “Viaggio al termine della notte” e portato avanti regolarmente in seguito, colloca Céline entro la linea dei grandi innovatori del ventesimo secolo, ma sono anche una di quelle rare opere in cui la letteratura sia riuscita ad impossessarsi di quell’avvenimento storico che tanto più paralizza le facoltà immaginative e le penne quanto più radicalmente ha sconvolto il nostro mondo: la Seconda Guerra Mondiale.Scegliendo di rievocare a modo suo ciò che aveva visto e ciò che aveva vissuto nella Germania del 1944-1945, non c’è dubbio che Céline fosse cosciente d’essere uno dei pochi in grado, per sensibilità, immaginazione e stile, di dare un’esistenza letteraria a una simile apocalisse. A Baden-Baden, a Berlino, a Zornhof, a Sigmaringen, la Storia stessa sembra aver autonomamente assunto la cadenza di un romanzo céliniano. “C’è stato un cataclisma. [...] La cosa ha fatto del rumore, ribollimenti, bengala, cataratte. C’ero dentro, ne ho approfittato. Ho utilizzato questa materia”, dice Céline in un’intervista del 1960. Intorno al 1955, col distanziamento che gli veniva da dieci anni di prigione, di esilio e di miseria. Céline si era reso conto di possedere in quell’esperienza il materiale del romanzo che avrebbe portato a compimento l’opera cominciata nel “Viaggio” con la rievocazione del primo grande sconvolgimento di questo secolo. Attraverso il racconto di un’avventura personale che lo aveva fatto odiare da quasi tutti i suoi contemporanei, proprio a lui era stato dato di esprimere quella vita braccata dalla fame, le bombe e la delazione che era stata la guerra per tanti Europei.Il presente volume che, riunendo le tre parti di questa trilogia tedesca, dà la possibilità di leggerle nella maniera in cui devono essere lette, vale a dire di seguito, deve permettere a tutti coloro che si erano allontanati da Céline a partire dal 1937, di convincersi che la sua produzione romanzesca non si conclude affatto con Morte a credito. Di là dai romanzi del periodo intermedio, “Guignol’s Band” e “Pantomima per un’altra volta”, il cui valore resta ancora in larga misura da scoprire, questi tre romanzi scritti fra il 1955 e il 1961, sono senza dubbio quelli in cui, come succede nelle ultime opere di molti grandi creatori, la voce dello scrittore, sbarazzatasi di ogni prestito e di ogni esagerazione, si fa sentire con maggiore purezza. Tutti coloro che, a partire dalle prime righe del Viaggio, sono stati sensibili al timbro e alla cadenza della “piccola musica” céliniana, a questo tracciato teso sul vuoto, spezzato in continuazione, in continuazione ripreso, a questa respirazione affannata che sa come nessun altra mantenere il lettore col fiato sospeso, ritroveranno qui, più forti che mai, i prestigi di uno scrittore che, quale che sia la severità dei giudizi che si possono pronunciare su altre parti della sua produzione, si afferma di giorno in giorno come uno dei più grandi romanzieri della sua epoca.Un mondo a ferro e fuoco, per tre quarti distrutto, che viene percorso in ogni direzione da esseri stralunati in cerca di cibo e riparo, questa è la Germania che Céline impone alla nostra immaginazione. “I tempi sono fuori dai gangheri”, come nell’Amleto. Stretta a tenaglia dai diversi eserciti alleati, sorvolata impunemente giorno e notte dai loro aeroplani, bombardata instancabilmente, questa Germania della disfatta è un incubo in cui Céline gira a vuoto, alla ricerca della breccia che gli permetterà di uscirne. Tutta la guerra è qui – non più quella dei combattimenti, delle pallottole che fischiano, delle trincee, dei corpo a corpo, ma quella dei bombardamenti, degli esodi, degli internamenti. In queste rievocazioni di nazisti sconfitti e di collaborazionisti francesi senza via di scampo, si trova resuscitata e inscritta nel linguaggio della letteratura un’esperienza della guerra che è stata quella di milioni di uomini per più di sei anni; nei momenti di parossismo, un ciclo di zolfo e di fuliggine, quelle esplosioni di bombe che rappresentano per tutta la trilogia come un sottofondo sonoro o un basso continuo, l’odore tenace di legna e di carni bruciate, la scoperta di cadaveri, a volte rimasti in piedi, a volte seppelliti sotto le macerie, a volte invischiati dentro del bitume fuso; il resto del tempo: la fame, la paura, il freddo. Céline in testa, quasi tutte le figure che popolano questi tre romanzi sono quelle di gente esiliata, lontana da casa, la cui esistenza in un paese al termine delle risorse è minacciata in continuazione, francesi collaborazionisti di Sigmaringen, internati raccolti a Zornhof, feriti, militari dispersi, donne e bambini che in Rigodon riempiono i marciapiedi di tutte le stazioni di Germania e i pochi treni che ancora circolano, sono tutti “fuori posto”, minacciati; hanno tutti un solo pensiero: sopravvivere. All’ossessione dell’approvvigionamento (e cosa dire di quelle carni sospette, un po’ troppo bianche, che a volte ti vengono offerte?) si aggiunge l’idea fissa di un arresto all’improvviso e di un’esecuzione immediata.

Descrizione

“Da un castello all’altro” è la rielaborazione letteraria di un lungo e movimentato soggiorno che Céline fece in Germania fra il 1944 e il 1945. Resoconto, romanzo autobiografico, cronaca della caduta del nazismo. Soprattutto delirio della memoria, odio furente che nulla salva, né vinti né vincitori. Una lacerante “cognizione del dolore” percorsa da momenti di grandiosa, terribile comicità, degno inizio della “trilogia tedesca” di cui Nord è la parte centrale. Innescato sul tema ossessivo dell’esilio e della fuga, paranoico e grandiosamente comico, Nord segna il passaggio a un registro di avventure individuali dove incombe la paura della guerra, delle bombe, della morte, doppiata dal terrore di essere insidiati da una trappola invisibile in un intreccio illuminato da scene sinistre e ilari crudeltà. La trilogia si completa con Rigodon, dove Céline procede per condensazione e riunisce tutti i viaggi compiuti durante il soggiorno in terra tedesca dal giugno del ’44 al marzo ’45. La versione di Giuseppe Guglielmi ha saputo reinventare lo stile “basso” e ribollente di Céline, la sua terribile petite musique ai limiti del silenzio, del rumore interminato che cova nella parola.

Bulletin Célinien di giugno


Marc Laudelout : Bloc-notes

Les ballets lus par Robert Poulet (1959)

Henri Godard : Céline et la danse

M. L. : Céline, auteur de ballets

M. L. : Le petit monde des céliniens

M. L. : « Voyage au bout de la nuit » brûlé par le IIIe Reich ?

Courrier des lecteurs

Céline vu par Giovanni Raboni (2000) tradotto dall'italiano al francese dalla "nostra" Valeria Ferretti!

M. L. : Céline chez les fascistes canadiens