mercoledì 28 ottobre 2009

Criminale o umanista? La Francia litiga su Céline



Céline e l’antisemitismo: il classico terreno minato, in cui ciclicamente qualcuno si avventura suscitando reazioni decise. Il saggista ed editore francese Karl Orend (dirige Alyscamps Press), in un articolo pubblicato quest’estate sul Times Literary Supplement, si è lanciato in una appassionata difesa di Céline, estesa fino alla rivalutazione dei suoi pamphlet antisemiti. Ora, dopo una lettera critica pubblicata dal giornale inglese, arrivano le prime repliche. Il sito letterario dell’edizione internet del settimanale francese Le Nouvel Observateur anticipa un articolo del magazine mensile Books, in uscita domani, che fa a brandelli Orend.
A parere di quest’ultimo, Bagattelle per un massacro (1937), La scuola dei cadaveri (1938) e i Bei drappi (1941) furono scritti «in forma di avvertimento, di appello ad evitare nuovi massacri». Orend, come si suol dire, contestualizza le posizioni dell’autore di Viaggio al termine della notte: la paranoia per un possibile «complotto ebraico» volto a sprofondare l’Europa in una nuova guerra, in fondo, era condivisa da «milioni di persone»; e la società francese era intrisa di antisemitismo. Inoltre, secondo Orend, ci sarebbe da considerare lo stile di Céline: violento, sarcastico e allucinato. Un carattere così accentuato nelle opere «politiche» da farle risultare «un esercizio». La tesi non è nuova. È infatti famoso il giudizio di André Gide su Bagattelle per un massacro, affidato a un articolo della «Nouvelle Revue Française»: «è un gioco letterario». Orend prosegue: la fuga di Céline attraverso la Germania e la Danimarca, nel 1945, in seguito alle accuse di collaborazionismo con i nazisti occupanti la Francia, fu causata dal «linciaggio mediatico» dello scrittore; «linciaggio mediatico» alla base dell’assassinio del suo editore, Robert Denoël, nel dicembre dello stesso anno. Quindi Orend invita a considerare «il lato umano di Céline» troppo a lungo «ignorato». Lo scrittore, «umanista incompreso», «si occupava dei poveri e dei malati e si consacrava a coloro che erano stati leali con lui. La musica e la danza erano le sue passioni». Infine, dopo aver ricordato che sua madre era un’ebrea polacca, Orend conclude: «La ragione per la quale Céline è inviso è semplice. Egli ci ricorda le menzogne che le persone hanno scritto per dissimulare la loro vergogna per aver lasciato correre l’Olocausto, in particolare l’onta dei francesi, colpevoli di collusione». In altre parole: Céline fu il capro espiatorio ideale per una società arrendevole e incapace di ammettere la propria compromissione col nazismo. È più o meno quanto sostenuto da Céline stesso, ad esempio nella violentissima invettiva contro Sartre, il quale lo aveva accusato di essere stato al soldo dei tedeschi. Céline, in A l’agité du bocal (edizione italiana: Tartre, L’obliquo, 2005) risponderà rinfacciando al filosofo di aver accettato di mettere in scena le sue opere teatrali per gli ufficiali della Wehrmacht, e di aver sempre preso posizioni ambigue.
Olivier Postel-Vinay, su Books, rimprovera a Orend di non essersi accontentato di tessere le lodi dello scrittore, ma di averlo voluto riabilitare «dal punto di vista morale». Operazione spericolata, anche perché non tiene conto di una discreta mole di materiale, in particolare Postel-Vinay cita gli articoli pubblicati da Céline sui giornali ai tempi dell’occupazione nazista. (A cui si possono aggiungere documenti emersi dalle ricerche d’archivio, di cui dà parziale conto la biografia di Céline scritta da Philippe Alméras, edita in Italia da Corbaccio). Ci sono attacchi personali (il poeta ebreo Robert Desnos, poi morto in campo di concentramento), inviti ad assumere una linea dura nelle questioni razziali, e l’auspicio di una divisione fra la Francia del Nord, pura, e quella del Sud, meticcia.

Antisemita, anticomunista, antiborghese, antiliberale, antidemocratico: ovvio che Céline divida. Fu un grandissimo scrittore. Per questo, a qualcuno pare intollerabile che le sue idee politiche fossero indifendibili: ed ecco gli Orend impegnati a «riabilitarlo» e a farne quasi un santino. Per lo stesso motivo, a qualcuno pare intollerabile ammettere la grandezza dell’opera. Lo scrittore si può separare dall’uomo? Forse no. Però è sbagliato giudicare il valore di uno scrittore da quello dell’uomo, anche perché bisognerebbe forse strappare troppe pagine dalle antologie.


di Alessandro Gnocchi, da Il Giornale di oggi.


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Non posso che sottoscrivere la conclusione dell'autore dell'articolo: sarebbe assurdo, per esempio, una damnatio memoriae dell'opera (tutta o in parte) e della figura di tutti gli intellettuali che, rimanendo agli anni di Céline, per i più svariati motivi, tesserono le lodi dell'URSS degli anni '30, dei Gulag e delle purghe, per poi ricredersi (e non tutti): Wells, Shaw, Rolland, Brecht, Malraux... chiedere lo stesso per il medico di Meudon non ci pare troppo.


Andrea Lombardi

11 commenti:

Anonimo ha detto...

ma la forza di Céline paradossalmente è legata alla sua mancata riabilitazione. I riabilitati sono pacificati col mondo delle lettere ma sono scomparsi finendo in un deliquio informe. Mentre Céline ancora oggi è una forza della natura che, unico caso al mondo, tende a migliorare lettura dopo lettura, decennio dopo decennio (ah, per i céliniani... un brivido... Louis Ferdinand Céline non ha scritto i BEI DRAPPI bensì LA DOLCE ROGNA...)
Sisyphus

Andrea Lombardi ha detto...

"ma la forza di Céline paradossalmente è legata alla sua mancata riabilitazione."

Si, infatti. :-)

E poi, rispetto al "separare scrittore dall'uomo", in effetti, perchè separarlo: gli scrittori sono uomini, e come tali pienamente liberi di avere le proprie opinioni personali, o le loro visioni, o i loro deliri, su qualunque cosa vogliano.

Sennò, a forza di separare e scremare, cosa rimarrebbe, ad esempio, di quell'unione inscindibile di uomo e opera come Artaud?

lazard ha detto...

ciao a tutti.
in realtà devo dire che per una volta mi tocca essere in disaccordo con Sisyphus. le riabilitazioni uccidono gli artisti, può anche essere vero, ma non tutti gli artisti. prendiamo Rimbaud, un poeta morto probabilmente senza essere a conoscenza della enorme fama che stava riscuotendo in europa. è sempre stato considerato un maledetto. quanto conta per le tirature dei suoi libri questa immagine decadentista fra le decadentiste? Rimbaud è un poeta che non sempre mi capita di apprezzare, ma sn convinto che la maggior parte di chi compra le varie edizioni omnia lo faccia più per il fascino emanato dalla sua vita che dall' effettivo talento letterario. non perché Rimbaud sia un cattivo poeta, tutt'altro. ma a mio avviso la sua poesia è ridimensionata nei confronti della sua disancorata figura mitica. qui, effettivamente, una riabilitazione, un allineamento, penalizzerebbe l'autore. In Céline (la cui vita è più soffusa di romanticismo che meledettismo, la cui epurazione ha in fin dei conti più penalizzato che favorito),è lo stile che resta su tutto, che lo eleverebbe anche se non avesse scritto i pamphlet degli anni della guerra. Céline ha scritto il viaggio, morte a credito, la trilogia del nord, guignol's band e quant'altro! la vena maledetta se davvero da una parte ha messo la cigliegina sulla torta, dall'altro ha portato quel povero cristo a vivere al gelo e in prigione e tornare in Francia da reprobo miracolato amnistiato traditore. il suo valore, tolta tutta la cacca versatagli addosso, sarebbe rimasto intatto.
Forse, e dico forse, l'unica cosa che posso dire sulla ''abiezione'' di Céline è che se l'è cercata, e se l'è cercata, forse, sempre forse, perché la vena autolesionsita è sempre stata, sin dal primo libro, una spinta d'ispirazione, un getto fantastico da cui partire per creare baracca e burattini céliniani. ma questa è una mia idea, nn so se condivisa da altri.

sul tagliare, come il visconte dimezzato, un Céline Buono da uno Cattivo è una enorme idiozia, è ridicolo! Céline è uno ed è stato coerente. ma ormai siamo giunti ad un punto che le veline ''politiche'' si difendono dicendo che c'è da distinguere un lato privato e uno pubblico-lavorativo... ma per favore!

Anonimo ha detto...

Vedendo la "menzogna" dell' Europa dei "banchieri" ora attuata a danno dei singoli individui...un Trattato di Lisbona il cui contenuto repressivo e criminaloide è tenuto oscuro ai popoli, non c'è che da rimpiangere una volontà d'acciaio come quella di Céline,che è sempre stato dalla parte dei deboli e degli ingannati dai "poteri forti" del capitalismo finanziario.

Meridiano ha detto...

Davide, come ha detto lo stesso Céline l'ultimo secolo ha assolto a compitini di letteratura. Non c'è niente. Il nulla. Un autore come Céline diventa scomodo e questo non per i pamphlet visto che chiunque può andare al supermercato e comprare il Mein Kampf. Il suo grave torto è stato ridicolizzare la letteratura mondiale da perfetto autodidatta, da dilettante allo sbaraglio. E' come se un calciatore da oratorio mettesse in ridicolo i nazionali. Questo non gli è stato perdonato e non gli verrà mai perdonato. Se a questo aggiungi, come dice John K. Toole, che ogni volta che nasce un genio si crea di contro un banda di idioti che cerca di abbatterlo, il gioco è fatto. Personalmente continuo a preferire un Céline solo per chi ha voglia di non essere preso per il culo, rispetto al fenomeno di massa in cui hanno trasformato, non so, Charles Dickens o Bill Shakespeare!

lazard ha detto...

bella la citazione di John K. Toole! molto divertente e realistica. cmq la frase che contestavo è quella sulla forza legata alla riabilitazione. è questo che non credo. lo scandalo di Céline è Céline, non certamente solo i pamphlet, è vero, lo si sa. ma la riabilitazione a mio avviso è un'altra cosa. prendi Luttazzi, da sette anni epurato dalla tv pubblica a causa della censura del governo berlusconiano. la sua grandezza e la sua scomodità non dipendono dall'editto bulgaro: hanno provocato l'editto bulgaro! una riabilitazione di Luttazzi riporterebbe nella stucchevole tv italiana uno dei più grandi satiri di sempre. perché Luttazzi vale molto a prescindere.
così oggi o negli anni 50 una riabilitazione del medico dei poveri avrebbe solo giovato alla Francia, al mondo, a Céline. il nostro non si sarebbe pacificato, ne siamo certi. ma sarebbe arrivato a molte persone di più di quanto non abbia fatto. la sua forza non è legata alla mancata riabilitazione ma alla potenza della sua arte e della sua voce demistificatoria, che ne ha provocato la dannazione.
ti basti riflettere sulla evidente disparità editoriale tra Céline e un altro Qualunque della letteratura, del Qualunque si stampa e ristampa, di Céline è più nel clandestino che si deve pescare qualcosa che non altro. che poi si sia usato il pretesto dei pamphlet per pugnalarlo, lui l'outsider della letteratura che fa il culo a tutti gli espertoni, sn con te.
un saluto
daniz

Anonimo ha detto...

Robert Desnos non era un poeta ebreo.
TC

Andrea Lombardi ha detto...

Per tutti, belle discussioni, sono veramente sempre più contento di ospitarvi!

Per TC, hai ragione. Desnos, grande poeta, non era ebreo. Fu arrestato nel 1944 per la sua partecipazione alla Resistenza francese (passava notizie riservate mentre era cronista all'Aujourd'hui). Come aveva affrontato coscientemente i rischi connessi alla sua attività di resistente, affrontò con coraggio la prigionia. Morì, probabilmente di tifo, nel giugno 1945, dopo essere stato liberato.

Aveva fatto la sua scelta in un tempo d'acciaio.

Un saluto a tutti,

Andrea

Il signorx ha detto...

Dalle lettere che originarono tutta questa vicenda, leggendole, se ho ben compreso, ho l'impressione che sia il motivato apologeta Orend da un lato sia gli accusatori R. Fotiade e C. Predengrast dall'altra facciano un pò acqua e non servono a nulla se non ad alimentare le solite bagatelle per quelli che non perdono occasione a massacrare il genio di Cèline con i soliti puerili e ignobili attacchi sulle sue facoltà creatrici e sinistre in modo più in-appropriato.

Difatti, l'impalcatura della, onesta, lettera di Orend, in replica alla Fotaide, spiana facilmente al ben intenzionato prof. C. Predengrast che nelle sue puntualizzazioni lo accusa:"Quanto sopra non sono argomenti, piuttosto una miscela intellettualmente caotica e ideologicamente ripugnante."

Ma allo stesso modo, a mio parere, in egual misura, le stesse puntualizzazioni del Predengrast m'appaiono campati in aria, poichè dall'alto della sua pompa, con le sue domande oltre che "intellettualmente caotiche e ideologicamente ripugnanti", velleitarie! mi da l'impressione di colui che non avendo argomenti forti usa i soliti luoghi comuni, triti e ritriti, aggrappandosi sugli specchi.

Inoltre, nelle sue puntualizzazioni così raffinatamente puntualizzate, l'eccellentissimo prof. Predengras s'è bellamente dimenticato di puntualizzare sull'unica nota d'accusa (e degna di replica) della lettera di Orend quando in replica alla Fotiade egli scrive: "...Céline ha detto che non avrebbe mai voluto immischiarsi nella "questione ebraica". Quando Pound, è stato rilasciato dall'Ospedale St Elizabeth, la prima cosa che fece in arrivando in Italia è stato dare il saluto nazista. Dov'è la condanna della Fotiade a Pound, o a Sartre, che ciecamente promulgarono una ideologia che è costata la morte di più di 20 milioni nella sola Russia? La ragione del vituperato Céline è semplice. Egli ci ricorda le menzogne scritte da gente bugiarda per coprire la loro vergogna a permettere che l'Olocausto potesse accadere e, in particolare, la vergogna dei francesi alla loro collusione."

Questo pedagogo-vampiro ha prolungato la diffamazione in una lettera, insulsa, astiosa e chiudendola ancor peggio.

a tutti.... saluti cèliniani

Aldo...

Anonimo ha detto...

Il 10 Novembre 1975 l'Assemblea Generale dell'ONU con Risoluzione n.3379 dichiarò che il Sionismo è equivalente al Razzismo.
Il 16 Dicembre 1991 la stessa Assemblea Generale dell'ONU cancellò tale Risoluzione.
Sarebbe interessante esaminare il processo delle note Lobby che ha condotto a tale "cancellazione".
Peccato che Céline non sia giunto all'età di 100 anni come l'autore di "Tristi tropici",perchè ci avrebbe dato la soluzione "esaustiva" sul perchè di tale "cancellazione".
argos

Andrea Lombardi ha detto...

Caro Anonimo,

è chiaro che Céline aveva delle idee diciamo politicamente scorrette, tuttavia non "tiriamolo per la giacca" legandolo all'attualità... questo non vuol dire una mia "censura" nei tuoi confronti, o di altri che nei commenti passati hanno fatto riferimenti più storico-politici a fatti recenti e non (rapporto Goldstone su Gaza/Piombo Fuso - che peraltro mi interesserebbe leggere, etc) che letterari-biografici su Céline, ma solo una mia considerazione.

Ciao a tutti,

Andrea