Questa è l’azzardata ipotesi avanzata da Émile Brami su “L’Observateur” del 5 maggio 2022. Che dire dell’indicazione sul retro di una pagina del manoscritto dell’indirizzo californiano di Elizabeth Craig nel 1933-34? “Chi non ha mai scritto un appunto dietro una pagina di brogliaccio?”, ribatte questo specialista di Céline. Secondo quest’ultimo, per ridurre i costi di impaginazione e stampa del Viaggio, l’editore Denœl avrebbe chiesto a Céline di cestinare delle pagine. Non vediamo come questo potesse essere possibile, dal momento che l’editore aveva ricevuto un testo dattilografato pronto alla stampa e non una prima bozza. Inoltre, sappiano quanto Céline fosse intransigente, e che non accettasse manipolazioni del suo testo. E se quelle pagine fossero state tolte dall’autore stesso prima della revisione? Poco probabile, Guerre non è proprio nel tono del Viaggio. Gli altri céliniani datano d’altronde il testo al 1934, o al 1933, ma in ogni caso dopo l’uscita del primo romanzo. Gaël Richard nota che un tale Julien Boisson, nome utilizzato alla pagina 94, ebbe la sua ora di gloria nel maggio 1932 (quando il manoscritto era già stato inviato a Gallimard e poi a Denœl). Brami ha però invece ragione a riprendere il prefatore che presenta guerre come “un romanzo inedito”, termine usato anche nei comunicati inviati alla stampa e alle librerie. Si tratta piuttosto di una prima bozza incompleta, o, in altre parole, della stesura di primo getto di un episodio che Céline avrebbe voluto includere nel suo secondo romanzo. Il quale avrebbe dovuto comprendere tre parti: “Infanzia – Guerra – Londa”, come annunciò egli stesso al suo editore. Si può in ogni caso essere d’accordo con la conclusione di Émile Brami: “Guerre, se non è un vero romanzo, e che faccia parte del Viaggio al termine della notte o sia stato scritto in seguito, presenta humor, argot, sessualità sfrenata, sguardo lucido sulla natura umana, personaggi ben scolpiti in tre frasi – tutti i caratteri dell’opera céliniana”.
A margine, notiamo come questa
tesi è stata ripresa in Italia da un accademico, Pierluigi Pellini, e una
studentessa, Giulia Mela (non sappiamo se sia una sua dottoranda). Tra le righe
del loro scritto sembra di scorgere una certa ostilità di Pellini per
l’avvocato e biografo céliniano François Gibault, prefatore di Guerre – anche
in una nota di un suo breve saggio su Céline e la guerra – una presumibile
vicinanza ideologica a Jean-Pierre Thibaudat, il presunto ricettatore dei
manoscritti inediti (non a caso lo scritto dei due è stato ripreso da “Libération”,
quotidiano di sinistra francese dove scriveva Thibaudat), la probabile volontà di
sminuire l'opera di Céline oltre che di condannarlo moralmente, nello stile dei
saggisti “antirazzisti” Pierre-André Taguieff e Annick Duraffour con il loro contestato
libro a tesi del 2017 Céline, la race, le Juif. Come citato da Laudelout
nell’articolo sopra, e come rilevato da altri specialisti dell’opera di
Louis-Ferdinand Céline, lo stile di scrittura di Guerre è più simile a
quello di Morte a credito, pubblicato nel 1936, che al Viaggio al
termine della notte – anche per le sequenze più spinte, in quanto a temi.
Non si capisce poi il motivo per il quale, se Guerre fosse solo un
capitolo rimosso, ci sarebbe un duplicato con temi simili (ferimento/ospedale
militare), ma troppo diverso per stile, trama e situazioni per essere una
riscrittura, nello stesso Viaggio al termine della notte. Abbastanza speciosa anche la loro
affermazione relativa a una edizione frettolosa, dal momento che vi si sono
dedicati alcuni dei migliori specialisti di Céline – tra i quali non figurano
Thibaudat, per sua stessa ammissione, o Pellini o la Mela, d’altronde – e che
il libro è corredato nell’ordine da:
- una prefazione
- una nota sull’edizione
- una selezione dei fogli
originali del manoscritto
e una appendice con
- un breve saggio su Guerre
nella vita e nell’opera di Céline
- un indice dei personaggi
- un lessico dell’argot e dei
termini medici e militari
Il che non ne fa certo una “edizione scientifica”, ma d'altronde non era l’intenzione di Gallimard, visto che il libro è coerentemente uscito nella collana di romanzi Blanche, a beneficio dei lettori che aspettavano questi scritti da decenni. Per i più o meno interessanti libercoli dei critici letterari in (legittima, intendiamoci) cerca di visibilità ci sarà tempo.
Andrea Lombardi