«È a Jean-Pierre Richard che spetta il merito d’aver saputo – nel 1980 – scoprire e descrivere superbamente la “nausea di Céline”. Questa, per Louis-Ferdinand Céline, non ha niente a che vedere con il silenzio ostinato; ancor meno, può essere paragonata all’assurdità fisica delle cose tangibili, dissezionate da Jean-Paul Sartre. Mentre il filosofo esistenzialista – infatti – dava al suo “disgusto d’esistere” una dimensione metafisica, Céline ha immediatamente situato il proprio nel piano sensoriale degli eventi.
È così che si riflette, nel “Viaggio al termine della notte”, un’impressione indelebile lasciata dalla carneficina della guerra, che sta in un’atroce rivelazione: la carne, viva e umana, è solo “carne da macello”. Essa di disfa in un batter d’occhio, senza che niente e nessuno possa impedirlo. Questa deliquescenza primordiale, che si può veder grondare da un romanzo all’altro, trascina con sé tutto l’universo celiniano, imprimendosi nel tempo.
Eccellente idea la ristampa di questo piccolo saggio del grande critico Jean-Pierre Richard su Louis-Ferdinand Céline. Si contano a bizzeffe gli studi dedicati all’autore del “Viaggio al termine della notte”, ma se dovesse restarne uno solo, forse sarebbe proprio quel “Nausea di Céline”, che regge in meno di cento pagine».
Le Figaro, 23 febbraio 2008
Traduzione di Daniele Gorret, a cura di Andrea Lombardi.
Edito da Passaggio al bosco, Firenze 2019.